come raccontare una storia horror

Come raccontare una storia horror che farà rabbrividire i tuoi amici

La vigilia di Ognissanti, la notte di Halloween, Samhain… nomi diversi per una serata associata in modo indelebile a un certo terrore festivo. Una delle migliori attività che si possono fare la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre è riunire amici e familiari e raccontarsi storie terrificanti. Questa attività ci porta a condividere molto più di quanto sembri, perché, in fondo, non siamo altro che piccole tribù che scacciano l’oscurità riunite intorno al fuoco. Come raccontare una storia horror, però, è fondamentale, per la buona riuscita della serata, dal momento che non è sufficiente leggere una storia spaventosa!

Segreti e consigli su come raccontare una storia horror

Vuoi che le tue storie dell’orrore siano davvero spaventose? Ecco alcuni segreti su come raccontare una storia horror. Suggerimenti che ti aiuteranno a far venire i brividi ai vostri ascoltatori, anche ai più coraggiosi.

Scegli con cura il tuo materiale

Se sei un appassionato di scrittura, puoi usare un tuo racconto, ma anche un classico funziona sempre (ad esempio, Edgar Allan Poe). Forse è meglio utilizzare materiale inedito: la sorpresa è la tua migliore arma.

Le leggende metropolitane sono un esempio di come spaventare con elementi contemporanei. Le storie creepypasta, che puoi trovare online, funzioneranno molto bene con gli adolescenti.

Leggi e impara a memoria il testo, rendilo tuo e usa il foglio solo come guida. Adattare le storie alla tua città gli darà un tocco più vicino. E quanto più vicino… più spaventa.

Prepara la scena della narrazione

Per raccontare una buona storia dell’orrore, è necessaria un po’ di preparazione teatrale. L’ideale è che la gente si sieda intorno a te, in modo che tu possa rivolgerti a ognuno di loro con facilità. Tutti insieme e vicino al narratore. Se puoi controllare la luce tanto meglio: l’ideale è creare una penombra inquietante, con candele, il fuoco di un caminetto… Il silenzio è anche importante.

Tuttavia, non esagerare: la gente deve essere rilassata e fidarsi del narratore. Ancora una volta, più fiducia… più paura.

Interpreta la paura

Non stai facendo una semplice lettura, ma stai vivendo la storia. Come se la stessi soffrendo.

Se “qualcosa bussa alla porta“””, girati e guarda nell’oscurità. Se “non sapeva dove nascondersi”, arrotola le maniche e metti su una faccia confusa. Fai rumori: “Ding, dong. Suonò il campanello”. Imita il corvo di Poe sul busto di Atena che gracchia “Mai più”.

Non mantenere l’intensità per tutto il tempo

Quando raccontiamo una storia dell’orrore, possiamo pensare che sia necessario impressionare il pubblico tutto il tempo, ma in realtà è meglio lasciarli rilassarsi di tanto in tanto, in modo che non si stacchino dalla storia. Puoi fermarti per bere un bicchiere d’acqua e scherzare. Oppure dire cose come “non so se dovrei continuare a raccontare questa storia” e chiedere ai presenti. Mantenere un buon ritmo è fondamentale.

Finisci sempre con un colpo di scena

Le storie dell’orrore scritte non funzionano allo stesso modo di quelle raccontate. In un racconto orale è sempre necessario un buon colpo finale che faccia aprire bene gli occhi all’uditorio. Può sembrare un po’ innocente, ma un “nessuno lo vide più fino a… questa notte!” mentre estrai un’ascia di plastica insanguinata è un finale in cui si combinano paura e risata liberatoria. E, in fin dei conti, non è quello che stiamo cercando?

Via | Lecturalia
Foto | mulderphoto via Depositphotos

Roberto Russo

Roberto Russo

Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online, è editore della Graphe.it, e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.

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