Elizabeth von Arnim e il suo giardino vanno conosciuti. Tocca, comunque, esercitare un po’ di pazienza nelle prime pagine di, appunto, Il giardino di Elizabeth.
Uscito in forma anonima nel 1898, il libro racconta di come la protagonista preferisca i fiori alle persone, al punto tale da convincere il marito, chiamato abitualmente “Uomo della collera”, a trasferirsi fuori città. Al loro seguito le figlie, chiamate occasionalmente con il loro vero nome, ma più spesso appellate con il loro mese di nascita (la bimba di aprile, di maggio, di giugno), un giardiniere e il personale di servizio.
Il giardino di Elizabeth
Elizabeth descrive minuziosamente i cambiamenti che vuole apportare nel giardino dell’ex convento sito in Pomerania, ereditato dal marito. Nelle prime pagine ne spiega lo stato, le erbe da eliminare, i fiori da piantare; e ancora quali sono i suoi fiori preferiti, i loro colori e sfumature, i profumi.
Di giorno in giorno e di settimana in settimana, le sembra di ritrovare la felicità perduta e di potersi lasciare alle spalle la malinconia inflittale dalla città.
[…] persino in Siberia riuscirei a godermi la vita se la giornata fosse bella. La vita di città può forse offrire piaceri paragonabili al diletto di una qualsiasi tranquilla serata di maggio, trascorsa da sola davanti alla veranda con il profumo dei giovani larici e la luna che sfiora la cima dei faggi, nel meraviglioso silenzio reso ancora più profondo da un lontano gracidio di rane e dal chiurlare dei gufi?
Dai fiori agli esseri umani
Per chi, come me, ama vivere circondata da mattoni ed è in grado di uccidere anche una pianta di plastica non sono certo le pagine più entusiasmanti. Alcune descrizioni sono davvero particolareggiate e lunghe. Non sono però una lettrice abituata ad arrendersi. Così mi sono spinta sempre più in là con la storia finché l’autrice passa dall’osservazione della flora a quella degli esseri umani da cui è fuggita.
Le tocca, infatti, socializzare, ogni tanto. Se la visita della sua migliore amica le è gradita, lo è meno quella di un’ospite molto diversa da lei e a cui è costretta a dedicare la propria attenzione, a denti stretti. D’altronde l’autrice non cela la propria avversità nei confronti delle tipiche conversazioni femminili del tempo:
La lingua delle donne è un’arma letale, una delle cose più difficili da tenere sotto controllo, e si lascia sfuggire le cose con facilità spaventosa, proprio nei momenti in cui dovrebbe starsene tranquilla. In casi simili l’unica via sicura da seguire è parlare ininterrottamente di cuoche […]
Un romanzo moderno
Riflettendo sulla propria condotta, su questa avversione per i contatti sociali, la riflessione di Arnim si estende di capitolo in capitolo al valore delle amicizie, all’identità femminile, al ruolo di madre. Tutte le sue considerazioni, per quanto argute e profonde, si muovono su una leggera ironia, che rende il testo scorrevole e divertente.
Ciò che mi lascia sconcertata è la constatazione che testi che consideriamo datati sono invece, siano per stile, sia per contenuto, assolutamente moderni. Il che equivale a dire «classici».
Il libro
Elizabeth con Arnim
Il giardino di Elizabeth
traduzione di Sabina Terziani
Fazi, 2017
Recensione di Mariantonietta Barbara
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