Silvio D'Arzo

Il talentuoso Silvio D’Arzo: alla scoperta di un genio letterario sconosciuto

Vi sono destini che, pur non avendo il tempo di compiersi interamente, lasciano dietro di sé il solco fondo e indelebile del loro breve passaggio su questa Terra. Nel caso di Silvio D’Arzo (1920-1952), scomparso giovanissimo dopo una breve e imperdonabile malattia, la testimonianza forte e tangibile di un talento così straordinario da apparirci, in questo paese eternamente proteso a celebrare i mediocri e ignorare i grandi, fuori del comune.

Le splendide opere di Silvio D’Arzo

Se già Montale ne applaudiva gelidamente festoso il lungo racconto Casa d’altri, il lettore ha la possibilità di andare persino oltre e arrivare, ancora trasecolato dopo la lettura del titolo amato dal poeta ligure, all’incanto letterario dell’Elegia della signora Nodier. Probabilmente uno dei racconti più belli e indimenticabili che siano mai stati pubblicati in Italia. Struggente cameo “invernale”, dove l’anima vi traluce misteriosa e dolente, appesa (come un filo di cristallo o, se preferite, una luce implacabilmente ferma e obliqua) a un tempo del tutto trascorso. Ore e giorni destinati a sopravvivere soltanto nell’immobilità dolcissima e tragica del ricordo.

Pochi oggi conoscono o leggono questo scrittore, nato a Reggio Emilia nel febbraio 1920. Poco o nulla sappiamo della sua vita, del suo tenero rapporto con la madre, Rosalinda Comparoni, che lo aveva partorito e allevato senza un marito al fianco, in anni in cui farlo era un vero e proprio suicidio sociale.

A noi rimane unicamente la grande, immensa consolazione della sua opera. Di quella sua penna dotata di un’inafferrabile unicità, tanto da sembrarci – per naturale affinità e slancio tutto creativo – più inglese che italiana e soprattutto interamente svincolata  (e il cielo ne sia prontamente ringraziato) da ogni castrante affiliazione.

4 imperdibili libri di Silvio D’Arzo

Se, a questo punto, volete saperne di più su Silvio D’Arzo, vi consigliamo caldamente la lettura di quattro suoi libri, quasi tutti ahimè usciti postumi.

All’insegna del buon corsiero

È l’unico romanzo pubblicato in vita da Silvio D’Arzo. Un’opera irresistibilmente inconsueta, non solo perché ha poco in comune con gli altri libri del panorama artistico italiano, ma anche per quella sua stessa unicità all’interno della produzione letteraria di D’Arzo.

Un gioiello neo-settecentesco, così lo definirono alcuni critici, in cui spicca (e confonde) la figura misteriosa e sfuggente, angelica e demoniaca del funambolo, arrivato sulla scena cittadina giusto giusto per esibirsi nella piazza principale a due passi dalla famosa locanda del buon corsiero dove tutto sembra ritrovarsi e confluire.

Casa d’altri

Raccolta di racconti, pubblicato per la prima volta nei primi anni ‘50 in cui sono raggruppate quattro storie; da Casa d’altri (amato da Montale che la definì perfetta) a Elegia della signora Nodier (già da noi ampiamente celebrata), passando per Due vecchi, le vicende di una coppia di anziani dove non tutto quello che appare e luccica è propriamente oro.

Il pinguino senza frac

Una raccolta di quattro lunghi racconti in cui si fa subito notare la storia di un giovane pinguino nato tutto bianco e per questa sua diversità costantemente preso in giro dai compagni. Una vicenda e una narrazione che vanno ben oltre il genere della letteratura per ragazzi.

Gec dell’avventura

Un romanzo lasciato incompiuto ma che rivela tutta l’ammirazione di D’Arzo per autori del calibro di Robert Louis Stevenson. La storia del giovane Gec che scappa di casa per imbarcarsi su una nave di pirati ha il fascino imperituro delle grandi storie d’avventura!

Nell’edizione targata Einaudi Gec dell’avventura è stato completato da Eraldo Affinati, studioso e fondo conoscitore dell’opera di Silvio D’Arzo.

Foto | Rielaborazione della foto in copertina di Silvio D’Arzo, L’aria della sera e altri racconti, a cura di Silvio Perrella, Bompiani, Milano 1995

Giorgio Podestà

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