Natale di Salvatore Quasimodo

Natale di Salvatore Quasimodo: parafrasi e commento della poesia

Tra le poesie di Natale che più spesso vengono citate e studiate c’è quella di Salvatore Quasimodo (Modica, Ragusa, 1901-Napoli 1968; Premio Nobel per la letteratura nel 1959) che ruota attorno a un presepe ligneo.

Natale di Salvatore Quasimodo

Il titolo della poesia è Natale (il testo è tratto da Tutte le poesie, a cura di Gilberto Finzi, Mondadori), ma spesso viene anche citata come Presepio, per il fatto che la sacra rappresentazione della nascita di Gesù gioca un ruolo importante nel componimento.

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Parafrasi della poesia Natale di Salvatore Quasimodo

Una parafrasi della poesia Natale di Salvatore Quasimodo è la seguente.

È Natale e io guardo il presepe scolpito nel legno: i pastori sono appena giunti alla povera stalla di Betlemme, i Re Magi salutano il bimbo Gesù, Re del mondo, avvolti nelle loro lunghe vesti. Tutto è pace in questa finzione scenica e anche nella statue del presepe, come i vecchi del paese, la stella cometa e l’asinello. Pace eterna c’è anche nel cuore di Cristo; purtroppo non nel cuore dell’uomo. Anche se sono passati venti secoli da quando Cristo è venuto sulla terra, gli uomini ancora si scagliano l’uno contro l’altro. E chi ascolta il pianto di Gesù Bambino che un giorno morirà sulla croce tra i due ladroni?

Commento della poesia

Possiamo dividere la poesia Natale di Salvatore Quasimodo in due parti: la prima comprende i versi 1-9, la seconda i versi 10-15. Nella prima parte il poeta si sofferma sul presepe ligneo con tutti i personaggi della tradizione: i pastori che si recano alla stella di Betlemme, i Magi dalle lunghe vesti che omaggiano il Bimbo appena nato, i vecchi del villaggio che giungono dopo i pastori, la stella che splende nei cieli e infine l’asinello che, al chiarore della stella, sembra essere di colore azzurro. Una classica scena natalizia di ammirazione dinanzi a un bel presepe scolpito in legno.

La seconda parte della poesia di Quasimodo è più cupa e il poeta si lascia andare a riflessioni che interpellano il lettore. Questa sezione è costituita da confronti che vanno a due a due: se la nascita del Cristo ha portato la pace nel mondo, bisogna riconoscere che nel cuore dell’uomo non regna alcuna pace. L’uomo è in lotta con se stesso e con i suoi simili, e sebbene siano trascorsi duemila anni dalla nascita di Gesù, purtroppo gli uomini ancora si uccidono a vicenda (il riferimento biblico è qui alla Genesi 4,9-10, in cui Caino uccide Abele e al dialogo di Caino con Dio: «Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?”. Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”).

La chiusa della poesia Natale di Salvatore Quasimodo è, infine, una drammatica domanda rivolta a tutti coloro che celebrano il Natale in maniera superficiale: ci si esalta per le luci, per la festa, per i regali ma chi ascolta, veramente, il pianto del Bambino Gesù che andrà a morire in croce tra due ladroni?

Foto | Pixabay

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