Scauri, Latina, Lazio. Un ottobre di metà anni Novanta.
Chi dice e chi tace
La 40enne Lea Russo trascorre un fine settimana spensierato a Ponza, arrivando in traghetto da Formia con il marito 42enne Luigi (insegnante di fisica e matematica, di formazione Pci) e le due figlie Silvia e Giulia, nella casa dell’amica Alba dalla quale si vede il porto.
Fa l’avvocato nella piccola Scauri e il successivo lunedì la segretaria le passa la telefonata di Mara Amadasi, che vuole comunicarle la morte domenica mattina della 64enne Vittoria Basile. Un incidente nella vasca da bagno: “So che le piacevi, e che lei piaceva a te”.
Il funerale è previsto per mercoledì e Lea non riesce più a concentrarsi sul lavoro, nonostante l’artigiano di ferramenta e sua moglie le presentino il caso di una possibile denuncia dopo che il loro figlio minorenne ha avuto la peggio in una rissa.
Nei primi anni Settanta la seduttiva (naturale) quarantenne Vittoria e la bella diciottenne Mara erano arrivate in paese. Non si capiva bene quale legame avessero (un’adozione, un rapimento, una fuga, chissà), né le attività e i legami precedenti dell’affascinante Vittoria, accogliente ed evasiva.
Vittoria aveva cominciato a lavorare in farmacia, Mara aveva aperto una pensione e una toletta per cani e gatti, la loro casa era sempre aperta.
Ma come fa una nuotatrice provetta, una che si tuffa a mare d’inverno e d’estate, a morire affogata a casa sua? Lea vuole capire come e perché può essere accaduto l’irreparabile, soprattutto comprendere meglio chi era davvero Vittoria e se era malata.
Subito conosce l’ex marito Giorgio Pontecorvo d’Aquino (si erano sposati nel 1954), un potente anziano avvocato che la contatta per il caso dei pugni fra i ragazzi. Inizia così a ricostruire la biografia di quella donna affabile e poco ciarliera, di cui si era forse addirittura invaghita.
L’impeccabile stile di Chiara Valerio
La bravissima scrittrice (di formazione matematica e scientifica) Chiara Valerio (Scauri, 1978) narra il borgo natio negli anni della propria adolescenza, con cura letteraria, stile impeccabile e incedere originale.
Né un noir misterioso, né esattamente un romanzo di formazione. La storia di varie relazioni affettive, più o meno familiari, più o meno segrete, più o meno etero e omo, innanzitutto quelle degli sposati Lea e Luigi e delle amanti Vittoria e Mara (di cui pochissimi sapevano), la seconda attraverso un’investigazione biografica a ritroso nel tempo, anche a Roma.
Stile e struttura di Chi dice e chi tace
La narrazione è in prima persona al passato. Il titolo sottolinea un carattere peculiare della Vittoria frequentata, che parlava poco, l’entusiasta timidezza di chi viene precedentemente da case con libri e tanti viaggi, da ricevimenti e chiacchiere, l’istinto acquisito di non dire (più) molto e di non parlare (più) di sé stessi. A fronte anche delle continue imprecise chiacchiere che strabordano nelle piccole comunità di paese, seimila residenti nei mesi invernali e quasi centomila d’estate. Saggiamente tanti “forse” nel romanzo, l’indagine prosegue sempre e progressivamente la probabile verità emerge.
Lì nessun personaggio è di contorno, certo non padre Michele o gli amici del circolo ferrovieri (con Gino e Mimmo). Pare che quello che rovina le famiglie è l’incapacità di accettare che quelli che ami cambino.
La sfuggente Vittoria era esperta di piante e botanica (qualcosa impariamo anche noi), gran giocatrice di poker e briscola (capace anche di perdere se serviva) e bevitrice di Kir royale (adottato poi dai locali bar). Non si disdegnano vini, grappe e gin tonic.
In auto i coniugi canticchiano Battiato.
Il libro
Chiara Valerio
Chi dice e chi tace
Sellerio, 2024
Disclaimer. Su alcuni dei titoli linkati in questo articolo, Libri e parole ha un’affiliazione e ottiene una piccola quota dei ricavi, senza variazioni dei prezzi per l’utente finale. Potete cercare gli stessi articoli in libreria, su Google e acquistarli sul vostro store preferito.
Lascia un commento