seduzione

L’arte della seduzione secondo la poesia e la prosa

Quanti (o quante) di voi vorrebbero sapere come corteggiare una ragazza e non sanno come fare? E quante (o quanti) vorrebbero sapere come sedurre un uomo e non sanno da che parte cominciare? Noi vi consigliamo di rivolgervi ai libri per apprendere l’arte della seduzione e provare a vedere se ci sono idee o suggerimenti che possano essere validi.

La seduzione, del resto, è indagata da mille ambiti della conoscenza umana: abbiamo testi di scienza che ne parlano come anche thriller e, perché no?, ricettari afrodisiaci.

La poesia, ottima maestra di seduzione

La poesia è, senza dubbio, un ottimo mezzo per far sciogliere il cuore dell’amata o dell’amato.

Leggete, per esempio, questo Ricordo di una sera di Emile Verhaeren (1855-1916), poeta belga, che così rammenta l’incontro con Marthe Massin (avvenuto nel 1891), che diventerà sua sposa e che condividerà con lui tutta la vita.

Una poesia in cui la morte non è temuta, ma, secondo un gusto tutto decadente, è la simbolica speranza di un’esistenza vissuta insieme per sempre.

Ricordo di una sera

Tu mi dicesti parole così belle, quella sera,
che senza dubbio i fiori, reclini verso noi,
d’un tratto ci hanno amato e che uno di loro,
per sfiorar tutt’e due, ci cadde sui ginocchi.

Mi parlavi di quando, nel prossimo futuro,
avremmo colto la vita come un frutto maturo;
nel franare del ghiaccio dei nostri due destini,
come due buoni vecchi, ci saremmo alfine amati.

La tua voce avvolgente come una cara stretta
e il tuo cuore ardente, d’una quieta bellezza,
mi lasciavano scorgere, senza un velo d’angoscia
il tortuoso sentiero che conduce alla tomba.

La prosa (pruriginosa)

Se, invece, siete persone che prediligono la prosa, non avete che l’imbarazzo della scelta. Nel fenomeno editoriale di qualche tempo fa Cinquanta sfumature di grigio, E. L. James, al capitolo nove, così racconta un momento di seduzione (anche se, a dire il vero, qui la seduzione c’è già stata e siamo passati ai fatti…!)

Mi prende il piede sinistro, mi piega il ginocchio e si porta il piede alla bocca. Osservando ogni mia reazione, mi bacia le dita una alla volta e poi le morde tutte con delicatezza. Quando arriva al quinto dito, morde più forte, e io mugolo, fremente. Mi fa scivolare la lingua sul collo del piede, e non riesco più a guardarlo: è troppo erotico. Sto per prendere fuoco. Chiudendo gli occhi, cerco di assorbire e metabolizzare tutte le sensazioni che lui sta creando. Mi bacia la caviglia, il polpaccio, poi sale fino al ginocchio, fermandosi appena sopra. Poi passa al piede destro, ripetendo tutto quell’incredibile processo di seduzione.

Seduzione, attrazione… ma attenzione!

Mi raccomando, però. Est modus in rebus (cioè, “C’è una giusta misura nelle cose”), diceva Flacco, poeta e scrittore latino. Ricordatevelo anche nell’arte della seduzione. Altrimenti potrebbe succedere quello che racconta un’anonima poetessa giapponese del secolo XVIII che nel poema Quanto ti odio! così scrive:

Quest’incontro l’ho combinato
a prezzo di molti stratagemmi.
Arrivo trafelata
e scopro che russi forte
– ah, quanto ti odio! –
D’accordo, mi sgriderai,
ma ti sveglio:
e, invece, ti giri dall’altra parte
– ah, che rabbia mi fai!

Il tempo scorre silenzioso
in queste notti di primavera.

Foto |  IgorVetushko via Depositdhotos

Purtroppo non siamo riusciti a trovare le fonti delle poesie qui citate: siamo grati a chiunque vorrà fornirci informazioni bibliografiche per poter aggiornare il testo.

Roberto Russo

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