In tutta probabilità Herman Bang (1857-1912) sì sarebbe definito scrittore per caso. La sua passione più vera e viscerale era senza ombra di dubbio la recitazione. Il suo sogno più profondo sentire, notte e giorno, lo scricchiolio delle tavole del palcoscenico sotto i suoi piedi. Ascoltare la propria voce che, a onde vaste e irregolari, diventava via via farsa o dramma, sublime poesia o folle invettiva.
Herman Bang e il teatro: una passione mai dimenticata
La vita, come spesso accade, scelse diversamente, ma il teatro, grazie ad alcune sue importanti regie (ricordiamo en passant le diverse collaborazioni con Eleonora Duse nei drammi ibseniani), rimarrà sempre centrale nella sua esistenza di uomo e di artista.
Al di là però di questi trabocchetti del destino (che, a volte si sa, ama rimescolare irriverentemente le carte), il suo talento di scrittore fu così grande e originale da entusiasmare un pittore del calibro di Claude Monet. L’autore de I papaveri lo definì, infatti, il primo vero scrittore impressionista. Tali encomi non bastarono tuttavia a frenare il malanimo dei suoi connazionali.
La critica e l’esilio: un autore incompreso in patria
In Danimarca, sua terra d’origine, l’autore continuava a essere inviso alla critica, sempre pronta ad attaccare la sua omosessualità. I suoi libri considerati scandalosi e immorali. Per sottrarsi a questa campagna di odio, Bang soggiornò per lunghi periodi lontano da Copenaghen, sia a Parigi sia a Praga; città dove l’atmosfera era più respirabile e accogliente.
Anche la fine, del resto, lo coglierà in viaggio. Bang, il poeta del gesto mancato, dello scorrere struggente e inutile del tempo, del dono dolorosamente smarrito (o del frutto precocemente caduto), morì, infatti, all’improvviso in America durante un giro di conferenze.
4 fondamentali opere di Herman Bang
Dietro di sé – fortunatamente per noi – lasciava però un’eredità di piccoli, grandi capolavori. Opere tutte destinate a penetrare nell’anima del lettore, a mettervi radici come tanti inviolabili nontiscordardimé.
Mikaël
Un legame profondo lega il celebre pittore Claude Zoret al suo protetto Mikaël, da tempo ormai fonte di ispirazione per tutta la sua arte. Neppure l’inganno del giovane, innamoratosi di una bella avventuriera, romperà quel suo sentimento, pronto ad andare ben oltre il tempo e le contingenze, spesso meschine, della esistenza umana.
La casa bianca
Un tuffo nella memoria. La poetica rievocazione di un’infanzia accanto a una madre imprevedibile, umorale, nel cui cuore nonostante gli scoppi di allegria, le feste offerte, i canti intonati a vele spiegate, albergava fonda e inarrestabile l’infelicità. La piena, amara consapevolezza di quanto la vita e l’amore siano effimeri e passeggeri come tante luci a fior d’acqua.
Lungo la strada
Un volto di donna intravisto casualmente in una stanzioncina di provincia ispirò allo scrittore danese la figura di Katinka, l’indimenticabile protagonista di Lungo la strada. Una vita come tante, condannata a dipanarsi in una quotidianità monotona, accanto a un marito rozzo e superficiale. L’arrivo però del silenzioso Huus risveglierà nel cuore della dolce e malinconica Katinka sentimenti profondi e del tutto inaspettati.
La casa grigia
Medico di corte, Ole Hvide si è ritirato a vita privata. Nella sua casa proprio di fronte al palazzo reale, l’uomo contempla la fine di un’epoca, scrivendo poesie che non verranno mai pubblicate, vicino a una moglie malinconicamente proiettata nel passato e chiusa in una nostalgia fatta soprattutto di vecchi amori e fastosi balli di corte.
Foto | WikiCommons
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