Avete mai sentito parlare di sineddoche?
Forse ai tempi della scuola, riesumando il termine tra i ricordi legati all’analisi logica. O forse perché da adulti avete deciso di rispolverare informazioni legate alla nostra meravigliosa lingua, o ancora vi è apparso il termine nelle parole crociate o i vostri figli vi hanno chiesto spiegazioni in merito.
Sineddoche: comprendere insieme
Qualunque sia la ragione che vi vede incuriositi da questo post, proveremo a spiegarvi il significato di sineddoche, dal greco συνεκδοχή attraverso il latino synecdŏche, e in italiano “comprendere insieme”.
In cosa consiste una sineddoche?
Insomma, cosa è una sineddoche? Wikipedia così sintetizza: “Consiste nel definire un concetto servendosi di un termine in relazione di quantità”.
Dunque, citando alcuni esempi tra i più semplici là elencati, si ha una sineddoche quando si intende indicare con “una cola” la bibita analcolica a base di caffeina simile alla Coca Cola per esempio, o un “iPad” per un tablet computer, o ancora si usa “scotch” intendendo un qualunque nastro adesivo.
Proviamo a semplificare
Riassumendo quindi, la sineddoche è una figura retorica di contenuto che sostituisce un termine con un altro a esso strettamente collegato. Conferisce “colorito” allo scritto o al parlato, semplificando (giubbotto di vitella, anziché il più specifico “di pelle di vitella”), dando un numero determinato quando in realtà il senso è indeterminato (mille baci per dire un meno quantificabile “tanti baci”), o ancora si utilizza la sostituzione di una parola che però rende l’idea perché parte del linguaggio comune: “A casa ho tante bocche da sfamare”, intendendo per bocche le persone.
Una relazione di tipo quantitativo tra le poesie
Il nostro modo di esprimerci quotidianamente è ricco di una gran quantità di sineddoche, ma ne troviamo anche tra le poesie più famose. Esaminarle ci aiuta a comprendere il significato del termine e la relazione di tipo quantitativo che ne caratterizza il senso. Un esempio tra i tanti ci viene da Pascoli:
Sotto l’ali dormono i nidi
come gli occhi sotto le ciglia
I versi sono di Giovanni Pascoli (da Il gelsomino notturno) e la sineddoche è rappresentata da “i nidi”, utilizzata al posto degli “uccellini”.
E che dire di Foscolo? Nella sua poesia Alla sera, gli zeffiri sono i venti.
Dante, nel XVI canto del Purgatorio, dice che lo mondo è cieco, intendendo con il termine mondo gli uomini.
La sineddoche usa la parte per indicare il tutto
Una sorta di metafora dunque, in grado di conferire un significato più o meno esteso rispetto alla parola che sostituisce. Vivere sotto lo stesso tetto, per esempio, è una frase in cui tetto prende il posto di casa e dunque rappresenta una sineddoche. Si usa, come abbiamo visto, tanto in letteratura che nel linguaggio comune.
Un’altra buona definizione è che la sineddoche usa la parte per indicare il tutto:
- Sono una appassionata di quattro ruote (si intende una appassionata d’auto).
- Per spostare questo mobile avrò bisogno di molte braccia (per braccia si intende persone).
- Spero di salvare la pelle (per pelle si intenderà tutta la persona).
Comprendere una figura retorica
Augurandoci di avervi aiutati in qualche modo a comprendere il significato di questa figura retorica, vogliamo ricordare che le figure retoriche ci vengono in aiuto, perché grazie a esse il nostro modo di esprimerci è più ricco e vario, sia che si tratti di figure di parola (stanno all’interno di un verso o di una frase), sia che si tratti di figure di suono, le quali conferiscono musicalità e ritmo a ciò che scriviamo. Creano insomma un effetto, e anche senza saperlo tutti noi ne usufruiamo di continuo, il che ce le rende amiche anche se non sempre sappiamo di “frequentarle”.
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