Alba de Céspedes

Alba de Céspedes, pasionaria tra Italia e Cuba

Ci sono persone che non appartengono a un luogo, ma sono di tutti i luoghi: Alba de Céspedes era una di queste.

Chi è stata Alba de Céspedes

Di madre romana e padre cubano, anzi, ambasciatore cubano in Italia e per un certo periodo anche presidente dell’isola nel 1933, suo nonno ne era stato addirittura il primo presidente, dopo la liberazione dagli spagnoli e prima di cadere vittima di un’imboscata nel 1874. Da bambina vive tra Roma e Parigi a casa di parenti. La sua infanzia finisce presto, dal momento che si sposa – per la prima volta – a soli 15 anni.  

Nome in codice: Clorinda

Durante la guerra è compagna del diplomatico Franco Bounous con il quale, all’annuncio dell’armistizio, tenta di raggiungere le aree liberate del sud Italia. Di questo viaggio rocambolesco partito dall’Abruzzo si trovano tracce nelle veline scritte per Radio Bari, la prima radio libera italiana, nei suoi diari, ma soprattutto nelle cronache del programma Italia combatte, dove si firma con il nome di battaglia di Clorinda, lavorando fianco a fianco di Arnoldo Foà e Ubaldo Lay, per citarne un paio. Clorinda, però, si rivolge soprattutto alle donne, invitandole a partecipare alla Resistenza e insegnando loro le principali tecniche di sabotaggio.

Una volta a Roma – anch’essa liberata dai tedeschi – fonda la rivista letteraria Mercurio grazie alla quale conosce un giovane Italo Calvino (italo-cubano come lei), collabora con Epoca di Enzo Biagi, con la Stampa, e divide il suo tempo tra l’Italia, Cuba e gli Stati Uniti, dove il marito era stato nominato primo segretario dell’Ambasciata italiana.

Muore a Parigi nel 1997 all’età di 86 anni, appena qualche giorno dopo aver donato tutti i documenti e le carte raccolte nel corso della sua vita agli Archivi Riuniti delle Donne con sede a Milano.

Nessuno torna indietro… neanche Mondadori

Alba de Céspedes non è stata solo una grande scrittrice, ma anche poetessa, giornalista, sceneggiatrice… insomma, un’intellettuale a tutto tondo e, soprattutto, una donna. Le sue opere sono state tradotte in oltre 30 lingue ma lei scrisse per lo più in italiano, pur essendo perfettamente bilingue.

I lavori per i quali è maggiormente ricordata, comunque, sono i suoi romanzi, a partire da Nessuno torna indietro, pubblicato nel 1938 da Mondadori e che ha una storia tutta particolare oltre quella che racconta nelle sue pagine. Il regime fascista, infatti, cerca di bloccarne la pubblicazione alla 20.ma edizione. Ma Arnoldo Mondadori, che era legato all’autrice da solida amicizia, aggira il divieto continuando a stampare all’infinito la 20-ma edizione.

Le motivazioni del regime, che bollava l’opera come contraria ai valori veicolati dalla società fascista, sono facilmente intuibili leggendo la trama. Sono le storie di otto donne che s’intersecano in vario modo, essendo tutte alloggiate nel collegio femminile Grimaldi a Roma, gestito da suore, tra il 1934 e il 1936. Sono donne umili o benestanti, ambiziose, determinate oppure spregiudicate, lontanissime dall’ideale dell’angelo del focolare, subordinato all’interesse e ai bisogni del marito e della prole, proposto dalla dittatura fascista proprio in quegli anni. Il romanzo, comunque, vince anche il Premio Viareggio in ex aequo.

Non chiamatela letteratura rosa

Alba è una scrittrice originale, innovativa e per questo scomoda. Per molto tempo i critici hanno tentato di inserirla nel novero della letteratura rosa con il chiaro intento di sminuirla. Ma di rosa le sue storie hanno solo il sesso delle protagoniste, donne più moderne del loro tempo, che s’interrogano sul senso della storia e della propria vita, mostrando interesse per i temi della politica e della giustizia sociale.

Quaderno proibito e Prima e dopo

Ciò è evidente anche in altri due romanzi dell’autrice: Quaderno proibito del 1950 e Prima e dopo del 1955. In entrambi de Céspedes utilizza il medesimo espediente narrativo. Un avvenimento fortuito e in apparenza insignificante scatena nella protagonista un turbine di emozioni e riflessioni.

Nel primo caso si tratta di Valeria che una domenica acquista un quaderno in cui inizia a scrivere il proprio diario, inizialmente fatto di annotazioni puerili, che poi diventano analisi spietate della propria condizione di ipocrisia e conformismo tipicamente borghesi.

Nella seconda opera, invece, la protagonista è Irene, donna apparentemente solida e affermata, cui crolla il mondo intorno quando la sua giovane cameriera Erminia dà le dimissioni.

Con gran Amor

Pubblicato postumo perché incompiuto (e completato dagli editor di Mondadori), invece, è il romanzo storico e spiccatamente autobiografico Con gran Amor, il cui titolo le fu ispirato da Fidel Castro. Si tratta di una grande quantità di materiale raccolto durante gli anni Sessanta e rielaborato fino alla morte della scrittrice, in cui si intrecciano la sua storia personale con quella dell’isola di Cuba. Il suo romanzo migliore, però, almeno secondo quanto dichiarato da lei stessa, è Il rimorso, uscito nel 1963, con al centro i valori dell’antifascismo.     

Alba de Céspedes, una femminista ante litteram?

Penso veramente che la nostra autrice possa definirsi così: una femminista ante litteram, un’amante delle donne cui non potevano che addolorare le immotivate condizioni di subordine in cui le relegava la società sua contemporanea.

Tutto ciò è ben espresso nel romanzo Dalla parte di lei, nato dalla rubrica che teneva sul settimanale Epoca. Qui la frustrazione delle donne sfocia in aperta ribellione, almeno è così per Alessandra che dopo appena un anno di matrimonio uccide il marito Francesco. Il delitto è apparentemente inspiegabile, perché Francesco dall’esterno appare il marito perfetto, di ideali convintamente antifascisti, ma nella realtà è un uomo distante, indifferente alla propria moglie che con il proprio comportamento stava uccidendo lentamente, un giorno dopo l’altro. Sparando al suo uomo, dunque, metaforicamente Alessandra spara al tradimento della voglia di riscatto delle donne che durante la guerra avevano creduto che un cambiamento fosse realmente possibile. Ahiloro.   

Foto | L’utente che ha caricato in origine il file è stato Paola Severi Michelangeli di Wikipedia in italiano, Public domain, attraverso Wikimedia Commons

Roberta Barbi

Roberta Barbi

Roberta Barbi è nata e vive a Roma da 40 anni; da qualche anno in meno assieme al marito Paolo e ai figli, ancora piccoli, Irene e Stefano. Laureata in comunicazione e giornalista professionista appassionata di cucina, fotografia e viaggi, si è ritrovata da un po’ a lavorare per i media vaticani: attualmente è autrice e conduttrice de “I Cellanti”, un programma di approfondimento sul mondo del carcere in onda su Radio Vaticana Italia. Nel tempo libero (pochissimo) si diletta a scrivere racconti e si dedica alla lettura, al canto e al cake design; sempre più raramente allo shopping, ormai rigorosamente on line.

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