Notte senza fine

Notte senza fine: Antonio Zamberletti racconta un pericoloso caso hard-boiled

Tre Case e Milano. Di recente. Nel novembre 1980 il piccolo Vincenzo Torres conosce Elena Pagani a Tre Case, paese sperduto tra le montagne della Liguria, piazzato nel mezzo di una vallata. I suoi genitori vivono a Milano e tornano lì per l’agosto e qualche altra vacanza.

Durante il ponte dei Santi per caso incontra lei con la famiglia, alta ed esile, capelli castani e occhi azzurri, un paio d’anni di meno, il padre idraulico del paese ormai trasferitosi a Genova. Non la dimentica più.

Capita che si reincontrino ogni tanto. In gioventù si erano anche amati per un breve periodo.

Notte senza fine

Quasi quarant’anni dopo lui ha aperto (dall’inizio del nuovo millennio) una piccola agenzia investigativa privata milanese, dopo più di quindici anni di polizia. Lei è una brava avvocata nel capoluogo ligure con intense frequentazioni professionali lombarde.

Elena lo va a trovare. Ha preso la difesa del coetaneo questurino Vittorio Scafati, accusato di maltrattamenti e sospeso dal servizio. Chiede aiuto a Vincenzo che lo conosce perché aveva lavorato con l’esperto padre (di origini siciliane) già nel 1985, proprio all’inizio del lavoro di pattuglia.

Un’altra storia

In parallelo, il quasi 60enne Ivano Falco sta tornando in missione in patria, dopo un’adolescenza travagliata, la leva militare da paracadutista in Libano, un periodo da operaio in un’officina e poi decenni da ben pagato mercenario negli inferni delle guerre del mondo. In gioventù aveva incrociato Torres, erano divenuti fratelli di sangue dopo il periodo nel 1982, Pisa, Folgore.

Si ritrovano ora dentro lo stesso pericoloso caso hard-boiled, tra amori e tradimenti, nuovi killer e vecchi banditi, ‘ndrangheta e contractor, commerci di droga e armi, corruzione e doppi giochi.

Vincenzo dovrà ricominciare a sparare, Falco si accompagnerà a un guercio e una fascinosa, entrambi letali.

I bei romanzi di Antonio Zamberletti

L’ex agente di un reparto operativo della Polizia di Stato e attuale sceneggiatore di fumetti, televisione e teatro Antonio Zamberletti (Varese, 1963) da circa venti anni scrive anche bei romanzi.

In Notte senza fine narra ancora in prima persona, al passato, alternando i due protagonisti Torres e Falco, prima a distanza, poi solo nella turbolenta Lombardia.

Si era già fatto notare nei precedenti romanzi di genere (il primo per Dozio e Todaro nel 2004, in seguito altri due): descrizioni d’atmosfera, trame competenti, personaggi non stereotipati.

Stile e significato di Notte senza fine

La narrazione è pastosa e girovaga, il presente continuamente inframezzato dai percorsi biografici dei due maschi e dalla forza permanente dei ricordi che legano Vincenzo a Tre Case e a Elena.

Il titolo è vita e metafora. Quelle notti senza fine prima della caccia, che diventano inevitabilmente violenza interminabile, come quelle altre che abbiamo dentro, nel cuore, nell’anima. Forse non esistono davvero. Prima o poi tutte le notti finiscono, prima o poi il sole torna a sorgere.

Segnalo Ciudad Juarez, che gli americani dell’antidroga (dall’altra parte del confine) chiamano la Bestia.

Gusti musicali variegati lungo quarant’anni, comunque Giornale di bordo dei Dick Dick, prima del prologo.

In visita dentro un camper, Torres mangia spaghetti alla carbonara e beve un buon bicchiere di Barbera con un ex spacciatore di coca, ora predicatore. Niente male anche se lui preferisce la birra.

Il libro

Antonio Zamberletti
Notte senza fine
Todaro, 2023

Valerio Calzolaio

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