Bell'abissina

Bell’abissina: Carlo Lucarelli narra un’indagine del commissario Marino

Cattolica. Una notte senza luna d’inizio dell’aprile 1940. Il bravo commissario aggiunto Marino è appostato. Lo conoscete: alto snello biondo, occhi azzurri e naso dritto, perfetto, bello come un attore!

Un’indagine del commissario Marino

Da un po’ sta seguendo due comunisti che risalgono la spiaggia nella sabbia mobile della bassa marea, “pericolosi” militanti antifascisti ricercati in tutt’Italia. Non si è accorto che l’atteso terzo lo sta prendendo alle spalle e gli punta una pistola alla testa. Fatica a spiegare loro che è lui il “contatto” che cercavano, quello di Giustizia e Libertà che ha gli indispensabili passaporti, nome in codice Locàrd. Glieli consegna nella baracca delle reti, dove ha anche portato sarde arrosto e fiasco di vino rosso, ospitalità romagnola.

Non se ne vanno subito. Quello tarchiato dei tre si presenta come Roccia, si chiama in realtà Labruna e faceva la guardia nella Squadra Fognature della Presidenziale. Ha riconosciuto la faccia di Marino, dopo averlo incontrato nell’ottobre 1937 sulla scena di un crimine davanti al tombino di una villa a Prati. Il ritrovamento di un minuscolo corpo femminile, la nana Mariannella del Quadraro ovvero la 18enne Adele Lina Ninchi, a servizio presso quella casa padronale ma residente in un ostello gestito da suore.

Bell’abissina

Chiede a Marino di ricominciare a cercare l’assassino. Ha saputo che il padrone commendatore, dopo essersi arricchito in Africa grazie alla guerra d’Etiopia, ora vive proprio a Cattolica, si chiama Francone Brandimarzio. E il commissario indaga. È vero, sembra quasi un recluso, ha un figlio, Attilio che frequenta amichevolmente la carinissima ragazza di colore Tzegè Weinì Lombardi, meticcia figlia della domestica eritrea Lette e di un dottore che l’aveva riconosciuta prima che le ultime leggi lo impedissero.

Non potrà che scoprire altre morti e corrotti strafottenti, fra pericoli mortali e colpi di scena.

I personaggi di Carlo Lucarelli

Il grande poliedrico scrittore, oltre che sceneggiatore e conduttore televisivo, Carlo Lucarelli (Parma, 1960) torna periodicamente sui suoi principali personaggi (De Luca, Coliandro, Grazia Negro, Colaprico).

Avevamo incontrato il ribelle Marino in un celebre romanzo del 1993, Indagine non autorizzata (sempre Giallo Mondadori, stagione eroica del primo noir italiano), ambientato a Rimini nell’estate del 1936, lasciato a quel tempo triste e solitario, arrabbiato e deluso, fregato da tutti e costretto ad accettare un brutto odioso compromesso.

Torna ora, militante clandestino sincero e coerente, ovviamente nell’avversato contesto fascista, quando il duce dittatore Mussolini sta per annunciare l’ingresso dell’Italia in guerra.

Il romanzo Bell’abissina è dedicato al mitico caro Gianfranco Orsi.

Stile e struttura di Bell’abissina

La narrazione è in terza fissa sul protagonista (a parte il prologo). Il titolo ovviamente riferito all’affascinante sognata eritrea Weinì, ben consapevole della canzone di Cesare Andrea Bixio che tanti fischiettavano e dei diffusi timori per i pericoli del meticciato in Abissinia. Ad Addis c’era una squadra pronta a fare irruzione nelle case degli italiani sospettati di avere rapporti more uxorio, si chiamava Squadra Talamo.

Segnalo il Manuale di polizia tecnica del professor Locàrd, in più punti. Si ascoltano altre musiche, come Faccetta Nera e Crapa Pelada. Si bevono Sangiovese e liquore d’anice.

Il libro

Carlo Lucarelli
Bell’Abissina
Mondadori, 2022

Valerio Calzolaio

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