Trieste. Febbraio 2020.
Lontani parenti
Il giugno precedente a Boulevard des Moulins nel Principato di Monaco il quasi 75enne ricchissimo consulente finanziario Jacques Minuzzi viene ucciso davanti all’ufficio. Trovano alcune pagine intrise di sangue, una lettera a Nora della 85enne “zia” Vilma, dalle quali emerge l’oscuro passato della sua famiglia, la fuga di un parente collaborazionista dal Friuli nell’immediato dopoguerra.
La coppia formata dall’insegnante Eleonora Norina Rota e dal più giovane (di diciotto anni) Nicola Niki Dapasin (ex forze speciali della polizia francese) ne sta ancora discutendo in Savoia a Chambéry, prima di partire per una crociera verso l‘Alto Adriatico. E a Prosecco Giorgio Dvot muore per la freccia ben mirata tirata a distanza ravvicinata da una balestra professionale.
Un omicidio che affonda le radici nel passato
Interviene il vicequestore capo della polizia giudiziaria Proteo Laurenti. Capisce subito che l’omicidio ha origini nel lontano passato dei conflitti di guerra.
Il corpo è disteso accanto a una lapide commemorativa, i nomi dei trentadue partigiani giustiziati sono imbrattati da una svastica al contrario disegnata con una vernice spray rosso fluorescente.
Sono stati visti un uomo e una donna su una piccola Peugeot rossa. Parlano italiano con chiaro accento francese, forse sono determinati a scorrazzare e uccidere intorno a Trieste. Non sarà semplice affrontarli. Tanto più che vi sono state altre vittime in zona negli ultimi mesi e la mano probabilmente non è la stessa, pur se tutto origina in vario modo dall’occupazione tedesca dopo l’8 settembre 1943, dalla Risiera di San Sabba, dai crimini nazisti, dalle complicità fasciste, dalla resistenza partigiana (diversa nell’Italia parzialmente liberata e nella Jugoslavia liberata).
Inoltre nonno Proteo è distratto dai figli. La bella traduttrice Livia ormai intende sposarsi in comune con l’avvocato tedesco Dirk, la sorprendente Patrizia è di nuovo incinta ma magari il fidanzato Gigi non c’entra.
Gli interessanti libri di Veit Heinichen
Veit Heinichen (Villingen-Schwenningen, 1957) è un economista tedesco che ha scelto prima di essere solo un professionista letterario, libraio editore giornalista, poi di trasferirsi nel raffinato meticcio capoluogo del Friuli Venezia Giulia dove vive da decenni.
I personaggi di Lontani parenti
In oltre venti anni ha scritto oltre una decina di belle premiate avventure di genere giallo, imperniate sul testardo affascinante capofamiglia Proteo Laurenti, ormai vicequestore sessantenne, di lontane origini salernitane, poliziotto di strada, alto e sottile, sempre innamorato della moglie Laura, bella energica donna d’affari (le storie con Linda e Ziva risalgono al passato) e dei tre figli ormai grandicelli, Livia Patrizia Marco (nati a due anni di distanza l’una dall’altro, cresciuti con le solite dinamiche familiari, ogni volta articolate e aggiornate).
Essenziali i personaggi della vitale fumatrice 95enne Ada Cavallin, già staffetta partigiana, che inizia proteggendo la 85enne suocera di Proteo e poi ha molte storie vere da raccontare, e del puzzolente barbone Kurt Kurti Anader, testimone e possibile colpevole.
Stile e struttura del noi
Anche questo è un ottimo romanzo da consigliare. Descrizione accurata di luoghi importanti, stile asciutto ed efficace, colti competenti riferimenti storico-culturali, sguardo accorto sulle facilonerie di destra lì e altrove.
In esergo: “L’innocenza è una forma di follia” (Graham Greene).
Il titolo richiama le eredità intergenerazionali oltre che i meticciamenti linguistici (in particolare a pag. 80).
La narrazione è in terza varia al passato. Frequenti e corrette le continue citazioni delle fuorvianti cronache giornalistiche contemporanee (per esempio, assurdamente, contro l’Anpi). In corsivo gli stralci della lettera sugli orridi “fatti” del 1943-1945.
Ovviamente vini e liquori di gran qualità (lasciate stare il prosecco).
Il libro
Veit Heinichen
Lontani parenti
traduzione di Monica Pesetti
Edizioni e/o, 2022