L'enigma della camera 622

Riflessioni scaturite dalla lettura de L’enigma della camera 622 di Joël Dicker

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una recensione-riflessione al giallo L’enigma della camera 622 di Joël Dicker scritta da un nostro lettore, Francesco Pietroluongo.


L’enigma della camera 622 di Joël Dicker

Ho finito di leggere L’enigma della camera 622 la sera di domenica 24 luglio 2022 alle ore 23.09. Un altro libro di Dicker, lo scrittore svizzero-ginevrino che, dopo l’esperienza con l’editore Bernard De Falloins, ha fondato, grazie e soprattutto al successo planetario del secondo romanzo La verità su Harry Quebert (il primo fu Gli ultimi giorni dei nostri padri che non ho ancora letto, ma verrà il momento giusto per farlo) la “sua” casa editrice Rosie & Wolfe.

In Italia il libro è uscito con La nave di Teseo nel giugno del 2020. 632 pagine appassionanti con colpi di scena infiniti, ma, soprattutto, un coinvolgimento tale da rendere la lettura di questo libro quasi un appuntamento quotidiano indispensabile tanto da isolarmi da tutto e da tutti pur di leggere e non essere disturbato, soprattutto dopo cena.

La lettura più lunga è stata nei pomeriggi. Buttato in terra a schiena nuda e col ventilatore puntato alla testa, le finestre sbarrate per non fare entrare il caldo dei quasi 40 gradi e una luce a mo’ di minatore sulla testa per illuminare le pagine del libro. Così facendo mi sembrava di essere nel buio di una sala cinematografica dove a proiettare sul grande schermo non era il proiezionista, ma la mia mente che dava luce a quei personaggi che man mano andavo a scoprire.

Considerazioni sull’essere scrittore

Le ultime 50 pagine le ho divorate in poco meno di un’ora la sera del 24 luglio 2022 perché oramai il mistero sembrava si risolvesse e non vedevo l’ora di sapere.

Il sapere, un qualcosa che diversifica intimamente un essere umano da un altro, la sapienza e la conoscenza ci dovrebbe dare la possibilità di ergerci di fronte al mondo e alle persone come Joël che sin dalla giovane età sapeva di essere uno scrittore ma che sino al successo non osava definirsi tale perché, a differenza di un laureato in qualsivoglia materia, il “titolo” di scrittore non si conquista con un corso di studi ma con il successo.

Personalmente conosco uno “scrittore” che ha editato diversi romanzi ma è palesemente lontano da Joël. Per arrivare al titolo di scrittore quanta sofferenza! quante porte sbattute in faccia dalle case editrici per i tuoi romanzi sinché non arriva la tua ora, in senso lato naturalmente, sempre che perseveri a scrivere e a credere che la tua vita debba essere dedicata a quello, la scrittura. C’è chi ce l’ha fatta, c’è chi no. Ed io faccio parte di quella categoria che non ce l’ha fatta. Ma questo esula da questa recensione de L’enigma della camera 622.

Tornando a L’enigma della camera 622

Un po’ mi ricorda La camera dei segreti di Harry Potter anche se l’argomento è palesemente differente!

Alla fine l’unica cosa certa de L’enigma della camera 622 era che qualcuno ha ucciso Jean-Benedict Hansen, il cugino del banchiere Macaire Ebezner. Ma chi fosse stato a commettere questo reato non veniva svelato (o forse sì?), se non in coda al romanzo, come ogni giallo.

Sembrava quasi che Joël non volesse proprio svelarcelo come Hitchcock ne Gli uccelli! Poteva essere stato Macaire Ebezner, il banchiere e futuro Presidente dell’Istituto di credito la cui carica era sempre stata ereditata da un Ebezner, la moglie Anastasia – che segretamente amava l’altro banchiere Lev Levovitch –, anche lui sospettato dell’omicidio; Sinior Tarnogol, un misterioso cliente della banca Ebezner, Alfred, l’autista di quest’ultimo (nome da “servitore” evidentemente come in Batman), la domestica di Macaire Ebezner, Arma o addirittura il Signor Rose, il Direttore dell’Hotel dove l’omicidio aveva avuto luogo?

Chi sarà stato a commettere l’efferato assassinio nella camera numero 622 del Palace de Verbier?

A dire il vero, il mistero Joël Dicker lo svela, anche se molto velatamente e quasi sorprendentemente senza essere melenso ma lascio a chi leggerà questo scritto a volere successivamente essere talmente curioso dal volere leggere 632 pagine appassionanti.

I personaggi de L’enigma della camera 622 e di Joël Dicker in generale

Joël (mi sembra quasi di essere un suo amico oramai dopo avere letto quasi tutti i suoi libri!) in un’intervista diceva che non ha mai voluto dare delle esatte fattezze ai suoi personaggi con descrizione di somatiche facciali, colore e/o lunghezza dei capelli, altezza o chissà quali altre caratteristiche perché voleva che i suoi lettori fosse loro a spennellare con la fantasia.

A sua differenza, nei libri che io ho iniziato (ma mai terminato di scrivere) le descrizioni dei personaggi erano palesemente plateali anche e solo per poter metterci sopra la cattiveria necessaria su di loro in quanto persone realmente esistite. Anche se con un nome fittizio, ogni mio personaggio avrebbe avuto un senso solo con una precisa descrizione fisico-caratteriale anche e proprio per enfatizzarne sia l’aspetto fisico sia quello caratteriale, tutto il contrario di Joël che ha lasciato alla fantasia del lettore. Ciò è molto interessante soprattutto in chiave cinematografica perché spesso i lettori che andavano a vedere un prodotto televisivo-cinematografico si scontravano con descrizioni dei libri da cui erano tratti che non collimavano. E da lì giù polemiche a non finire.

Il complicato rapporto tra libro e trasposizione cinematografica o televisiva

Un vago ricordo al riguardo fu Il codice da Vinci del 2006 ma non solo. I puristi vorrebbero che i personaggi tratti dai libri di successo fossero perfettamente lineari con le parole che li descrivevano sui romanzi altrimenti la distruzione del lavoro cinematografico sarebbe stata una certezza e oggi coi social ancor di più.

Joël non ha voluto partecipare alla creazione della serie tv ispirata al suo romanzo La verità su Harry Quebert perché non voleva responsabilità su “certe” scelte.

Sempre, ad esempio, nei romanzi storici di Winston Graham sul Capitano Ross Poldark, l’autore fu direttamente coinvolto nella stesura delle sceneggiature dello “sceneggiato”, così si chiamava ai tempi (siamo nel 1975) ciò che oggi è fiction o serie. Fu talmente importante che addirittura divenne testimone di nozze dell’attore (Robin Ellis) che interpretò quel personaggio nato dalla sua fantasia che ho conosciuto personalmente nel 2015 a Firenze nel meeting organizzato grazie anche alla moglie Meredith e alla mia passione per quello sceneggiato per cui fondai il Poldark Fan Club ancor oggi presente su Facebook.

Ne L’enigma della camera 622 sembra di essere immersi in un libro di Arsenio Lupin, ma non voglio spoilerare, altrimenti smentirei me stesso.

Il libro

Joël Dicker
L’enigma della camera 622
traduzione di Milena Zemira Ciccimarra
La nave di Teseo, 2020

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