Alice Munro

È scomparsa Alice Munro, la “Cechov canadese”

Il Premio Nobel l’aveva colta di sorpresa non perché – come dichiarò – di essere nella rosa dei candidati l’aveva saputo appena il giorno prima, piuttosto per quella telefonata arrivata nel cuore della notte (mannaggia ai fusi orari), anche se l’Accademia di Svezia ha sempre giurato di averle lasciato solo un messaggio in segreteria, per discrezione e rispetto di un’attempata signora della letteratura. Alice Munro se n’è andata oggi, a 92 anni, dopo aver rilasciato un dichiarazione che scioccò tutti i suoi appassionati lettori: “Non scriverò più”, aveva detto, spiegando che una certa età, si ha più bisogno della compagnia del prossimo che della solitudine necessaria per far fiorire la scrittura.

Chi è stata Alice Munro

E la sua, di scrittura, è fiorita per oltre quarant’anni, perfezionandosi nel tempo e permettendole di attraversare anche i non facili confini geografici ghiacciati della sua terra natale, il Canada, un paese, nonostante le dimensioni mastodontiche, spesso schiacciato da un vicino di continente troppo ingombrante e rumoroso. Negli anni, la sua ricerca quasi ossessiva di una raffinatezza e una delicatezza espressiva che le sono valse il soprannome di “Cechov canadese”, le ha consentito di affilare tutte le armi di cui un ottimo stile dispone: pensieri, ricordi personali, segreti e perfino premonizioni possono convivere nei suoi lavori trasformandoli in pura arte.

Alcuni libri di Alice Munro

Una sorta di Vestito rosso che stavolta, però, si è cucita addosso da sola, con tanto impegno e dedizione, ben diverso da quello protagonista del suo omonimo racconto, che era rimasto inedito qui da noi, finalmente pubblicato in italiano subito dopo il conferimento del Nobel: è uno dei quindici che compongono Danza delle ombre felici, la sua prima raccolta edita nel 1968.

Da allora la forma del racconto breve non la abbandonò mai, diventando di fatto un mito per tutti gli aspiranti scrittori del ventunesimo secolo che oltre le dieci pagine non riescono a reggere il ritmo, incantati, invece, dalla semplicità con la quale lei, riesce a tirare le fila di una trama a volte poco abbozzata ma impareggiabilmente efficace, con l’abilità rara di condensare in poche righe le pieghe più profonde dell’animo umano: solitudine, rapporti difficili tra uomo e donna oppure in famiglia, vite che s’intrecciano in piccole cittadine dello sperduto Ontario, che nelle sue pagine immortali diventa l’anticamera del mondo.

I paesaggi, le donne

Se i suoi paesaggi sono quasi “obbligati”, aggrappati a un realismo dirompente, le sue ambientazioni si rivolgono spesso alla simbologia, dominati da un’introspezione quasi maniacale dei personaggi che quando non sono pescati dall’esperienza diretta, è comunque come se lo fossero.

Preferiva le donne, Alice, e i numerosi problemi che si trovano ad affrontare nelle loro complesse esistenze: dalla ribellione adolescenziale al matrimonio, dalla maternità a volte negata al divorzio, fino alla solitudine della vecchiaia, proprio quella che le faceva talmente paura da scegliere di smettere di scrivere, pur di non sperimentarla. Da oltre un anno, infatti, il suo editor non riceveva più nulla, un silenzio più eloquente dei milioni di parole date alle stampe in tutta la sua carriera. In parte possiamo definirla anche una scrittrice femminile, dunque, la tredicesima donna a vincere il Nobel per la letteratura dall’anno della sua istituzione, il 1901, e se crediamo alla cabala questo fa una certa differenza…

Chi ti credi di essere?

Molti critici sono rimasti stupiti, racconto dopo racconto, della precisione quasi chirurgica con cui la Munro confezionava le sue brevi storie, paragonando l’evolversi talora fulmineo, talora sornione, della trama a lampi di luce che illuminavano qualcosa in più a ogni baluginio, fino all’accecante emergere della verità finale. Racconti densi come romanzi, dunque, da leggere tutti d’un fiato, tranne, forse, Chi ti credi di essere? in cui più che racconti si ravvisano quasi capitoli di un romanzo di formazione vero e proprio in cui il difficile rapporto di Rose con la sua matrigna, fatto di sofferenze ma anche di amore, si delinea sempre più grazie all’aiuto dello strumento memoria, che secondo l’autrice “è il mezzo attraverso il quale non smettiamo mai di raccontare la nostra storia a noi stessi e agli altri, cambiando ogni volta versione con una certa misura”.

I Meridiano Mondadori

Per riscoprirla o scoprirla per la prima volta, i Meridiani Mondadori nel maggio 2013 hanno pubblicato una selezione dei suoi migliori cinquantacinque racconti, ma ci si può orientare bene nella sua vasta produzione anche diversamente, a seconda che si sia più inclini agli album o ai greatest hits.

Le lune di Giove (1982) ad esempio, vede ancora protagoniste le donne, donne davanti a un bivio, a una scelta piccola o grande che sia e che prendono di volta in volta con caparbietà o rassegnazione, con pragmatismo emozionale oppure autentico sollievo, quasi senso di leggerezza una volta che la decisione è presa e la svolta ha assunto consistenza.

Ancora donne ne Il sogno di mia madre (1998), otto eroine che attraversano la vita senza risparmiarsi nulla: lutti, dolori, nascite, aborti in un contesto dalla quotidianità straniante e perciò terrorizzante.

Più lirico e meno cupo Nemico, amico, amante… (2001) storie di inganni e tradimenti tra cui spicca The bear came over the mountain, divenuto un film in quello stesso anno.

Alice Munro, maestra del racconto breve

Se i suoi lavori sono una lunga raccolta di brevi assaggi di immortalità, la sua vita, quella sì che somiglia a un romanzo: l’abbandono della facoltà di lettere, un matrimonio fallito, quattro figlie di cui una morta 15 ore dopo la nascita, molti viaggi, ancora più traslochi, quattro Governor General’s Literary Award (il più prestigioso riconoscimento letterario canadese), e un titolo onorifico: quello di Duchessa dell’Ontario, conferitole dal sovrano di Redonda. Ma lei, probabilmente, preferiva quello attribuitole dagli svedesi assieme al Nobel: “Maestra del racconto breve contemporaneo”.

Foto | Andreas Vartdal – Andreasv di Wikipedia in norvegese nynorsk, CC BY-SA 2.5, da Wikimedia Commons

Roberta Barbi

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