Scrivere la recensione de La sorella perduta di Lucinda Riley non è stato facile. Ormai, dopo sei libri, sappiamo cosa aspettarci: la storia di una sorella con il passato della sua famiglia che si intreccia con importanti avvenimenti storici. E c’era molto hype per questa sorella in particolare: è quella perduta, quella di cui non si sa niente.
La sorella perduta, il settimo libro de Le sette sorelle, ma non l’ultimo della serie
Mea culpa, quando ho iniziato a leggerlo pensavo che fosse l’ultimo volume e che la saga fosse composta di un volume per sorella. In questo modo, con questo libro si sarebbe raggiunta la conclusione e tutti i nodi di trama lasciati volutamente (e per troppo tempo) senza una risposta, sarebbero infine stati sciolti.
Ma mi sbagliavo: questo non è l’ultimo volume. Il prossimo sarà l’ultimo e parlerà della storia dal punto di vista di Pa’ Salt, per dare un senso logico e una conclusione al tutto.
Quindi capirete un po’ di frustrazione quando sono arrivata alla fine del libro e ho scoperto di dover attendere ancora un anno prima di vedere una conclusione. Anche perché il libro in questione è forse un po’ meno avvincente rispetto ai precedenti.
Un romanzo che sembra non funzionare
Le storie delle sorelle (e relative famiglie) finora conosciute, seppure ogni tanto con qualche rallentamento, sono sempre state interessanti. In questo caso, però, forse volutamente, la storia è stata allungata un filino troppo. Inoltre viene utilizzato un escamotage a cui la Riley ci ha ormai abituati: quando la storia arriva a un punto in cui dovrebbero essere rivelati particolari importanti, che il personaggio di turno dice qualcosa del tipo: “Adesso non posso raccontare, lo farò dopo”. Ed è quello che purtroppo fa troppo spesso Merry: ogni volta che deve far procedere la storia, dice che è troppo stanca e che racconterà tutto dopo.
Il problema è che, in questo modo, a differenza di quanto accaduto con le altre sorelle, la sua storia rimane tronca. Ci si concentra solo sul passato remoto, ma quando si arriva al dunque della sua nascita, si scopre che tutto verrà raccontato (si spera) nel prossimo volume.
I nodi salienti della trama vengono lasciati tutti per la fine con la scusa del: “Vuoi sapere qualcosa di più? Tanto non lo dico e sposto il focus su altro”. Che può funzionare a piccole dosi, ma in questo libro si fa sentire pesantemente.
Gravi carenze nella trama de La sorella perduta
Debolezze ci sono anche nella parte storica, punto di forza della Riley: in questo caso si arriva alla fine della storia e ci si chiede perché abbia voluto raccontare quel particolare o quello spezzone e come questo si unisca alla storia principale. Questo perché apparentemente sembrano essere spezzoni fini a se stessi che non portano a nulla, solo a qualche pagina in più.
Lo stile è quello solito della Riley, dialoghi che si alternano a descrizioni storiche. Per qualche motivo, la protagonista de La sorella perduta volta appare meno brillante e meno interessante rispetto alle altre sorelle. Curiosamente sono molto più interessanti i comprimari che le girano intorno.
Aspettiamo l’ottavo titolo…
Questo settimo libro forse non è all’altezza dei precedenti, ma rimane comunque importante perché ci conduce verso il finale. Dove si spera venga data finalmente una risposta a tutte le domande rimaste in sospeso
Il libro
Lucinda Riley
La sorella perduta. Le sette sorelle
traduzione di Federico Zaniboni e Gulia Taddeo
Giunti, 2021
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