Se c’è uno scrittore che certamente più di qualunque altro ha calamitato l’attenzione dei lettori e della stampa specializzata, quello è stato senz’altro Jerome David Salinger. La causa di tanto interesse è nota. Dopo la pubblicazione del celeberrimo romanzo Il giovane Holden, il suo autore si ritirò in un volontario auto esilio, sottraendosi alle voraci attenzioni dei media e dei suoi curiosi lettori.
Salinger o la poetica dell’assenza
Salinger decise di scomparire, com’è noto, dopo aver raggiunto un successo travolgente con un libro che a buon diritto divenne ben presto uno dei grandi classici della letteratura moderna. Ma non ci fu niente da fare. L’autore si ritirò a vivere nella campagna del New Hampshire e, pur continuando a scrivere – ma solo per sé – rifiutò ostinatamente di concedere interviste, farsi fotografare e più in generale dare notizie sulla propria vita e sull’attività di scrittore.
Salinger precursore del ritiro da rockstar
In un certo senso, osservano alcuni critici particolarmente attenti alla cosiddetta crossmedialità, Salinger è stato un audace anticipatore di una tendenza che in anni successivi si sarebbe largamente diffusa in un altro ambito, ossia nella musica. Pensiamo ai casi, non meno noti, dei nostrani Mina e Lucio Battisti e, in parte, dell’ultimo David Bowie.
Un libro che è quasi un’indagine poliziesca
La vita di Salinger è insomma rimasta per decenni ignota ai più. Il libro di Kenneth Slawenski offre un’occasione ghiotta per indagare su di essa in maniera approfondita e, per quanto possibile, esaustiva.
Il lavoro di Slawenski prende le mosse dal crescente successo di un sito Web che l’autore ha dedicato anni fa alla vita e alle opere di Salinger.
La scrittura del libro ha richiesto, come spiega lo stesso Slawenski, ben sette anni di lavoro. L’opera in compenso riesce a scandagliare, con un’attenzione e impegno davvero stupefacenti, gran parte della vita del misterioso autore de Il giovane Holden.
Gli anni giovanili e il trauma della guerra
Il saggio si concentra in particolare sugli anni giovanili di Salinger e sulla sua dolorosa partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale, un’esperienza quest’ultima che imprimerà segni profondi nella psiche e nell’approccio alla vita.
Tornato infatti alla vita civile, il giovane…. Salinger, come del resto accadde anche a molti altri della sua generazione, stentò a ritrovare il suo ruolo nella società civile e la scrittura – oltre alle pratiche Zen – finì per trasformarsi nell’unica, possibile dimensione davvero praticabile, se non addirittura vivibile.
Un saggio prezioso
Salinger riesce, anche grazie al ricorso a un vasto apparato di materiali inediti a far intravvedere a noi lettori il carattere e i sentimenti dell’uomo che, forse persino suo malgrado, è divenuto uno degli scrittori più ammirati e studiati di sempre. Riusciamo così a intuire anche come si sia creato il mito negativo dello scrittore scontroso e sfuggente.
Dopo Il giovane Holden
Per certi versi può risultare meno appagante da leggere la seconda parte del saggio, dedicata al periodo intercorrente tra l’incredibile exploit de Il giovane Holden e la dipartita di Salinger, avvenuta a Cornish il 27 gennaio 2010. Tuttavia, anche questa sezione appare degna d’interesse, specie per i tanti ammiratori dello scrittore più “invisibile” della letteratura moderna.
Dal saggio al cinema
Il materiale raccolto da Slawenski è così vasto e interessante che non ha mancato di attirare l’attenzione di Hollywood, che infatti ha prontamente realizzato Rebel in the Rye, un eccellente “biopic” diretto da Danny Strong e interpretato da Kevin Spacey e Nicholas Hoult.
Al riguardo segnalo a chi fosse interessato che il film è da poco approdato in DVD, regolarmente disponibile anche nel nostro Paese, a dispetto dell’ingiusto ostracismo dal quale è stato colpito soprattutto oltremare il bravissimo Spacey.
Il libro
Kenneth Slawenski
Salinger. La vera storia di un genio
Newton Compton, 2019
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