Charles Bukowski (1920-1994) è stato uno dei più controversi scrittori e poeti statunitensi. Solitamente molto amato o molto odiato, ha raccontato nei suoi romanzi a tinte forti, il degrado e il dolore dei suoi vari alter ego, dipendenti dall’alcool e dal sesso, incapaci di relazionarsi al prossimo e alle donne se non tramite rapporti altamente conflittuali, dilaniati dallo scontro continuo tra voglia di vivere e impulso autodistruttivo.
Perché leggere Charles Bukowski?
Perché dovremmo leggere Bukowski anche se non lo amiamo, pur se a volte ci colpisce nello stomaco e anche se non sarà mai il nostro scrittore preferito? Se vogliamo scrivere, è lui che ci insegna come affondare la lama nel dolore e nel disgusto di sé e del mondo. Lui che ci insegna come scrivere di sesso senza sembrare dei neofiti che cercano di comporre un best seller finto erotico.
Attenzione però, perché mettere le mani in pasta nei racconti di Bukowski significa anche avere il coraggio di andare oltre quello che lui ci racconta, per raccogliere brandelli dei luoghi oscuri che lo hanno originato, luoghi che comprendono povertà e violenze infantili.
A me, come lettrice, Charles Bukowski, che non è tra i miei scrittori preferiti, ha insegnato a mettere da parte senza pietà i compilatori di storie, per scegliere invece quegli autori che, a distanza di anni e nonostante differenze incolmabili e gusti letterari diversi, hanno lasciato una traccia, un segno, un ricordo di umanità.
“Perché non ti trovi un lavoro decente?”
“Non ci sono lavori decenti. Se uno scrittore non riesce a campare creando, vuol dire che è morto”.
“Oh, smettila, Carl! Al mondo ci sono miliardi di persone che non campano creando. Vuol dire che sono morte?”
“Sì”(da: A sud di nessun nord).
E mi raccomando: leggere Charles Bukowski e da lui imparare a scrivere, non vuol dire riempire il testo di parolacce!
Testo di Mariantonietta Barbara
Foto | Origafoundation (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0], attraverso Wikimedia Commons
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