Violette Leduc

Violette Leduc, tra letteratura e una vita fuori dagli schemi

Un’infanzia profondamente infelice. Segnata da un difficile rapporto con la madre, una cameriera di Artres che un giovane di buona famiglia aveva spudoratamente messo (e lasciato) nei guai. Una illegittimità condannata fin da subito a erodere dal di dentro l’autostima della piccola Violette Leduc (1907-1972) a cui sembrava di camminare costantemente sulle sabbie mobili. Un’esistenza senza un punto fermo su cui edificare in un modo o nell’altro il senso di sé. Di quella sua natura dove il fragore dell’assenza (o dell’accusa) arrivava ogni giorno ad assordarla. A tingersi a tratti di bianca follia.

Incontri fondamentali per Violette Leduc

Tuttavia in quella vita sregolata e caotica, dura e complicata, qualcosa si mosse nella giusta direzione. Mostrò, quasi all’improvviso, un volto più benigno: due incontri destinati a rivelarsi fondamentali per la sua carriera di autrice.

Il primo con lo scrittore ebreo Maurice Sachs; il secondo con un’altra figura chiave della cultura francese di quegli anni come Simone de Beauvoir. Fu proprio quest’ultima ad adoperarsi in tutti i modi perché i primi libri della Leduc vedessero la luce.

5 romanzi di Violette Leduc che non puoi perderti

Romanzi, tutti di stampo autobiografico (la voce della scrittrice aderiva furiosamente alla realtà) e pronti a ricevere – più o meno incondizionatamente – il plauso di autori del calibro di Jean Cocteau, Jean Genet e Jean Paul Sartre.

L’asfissia

È il suo romanzo d’esordio, scritto in Normandia durante la Seconda guerra mondiale. Fu Maurice Sachs a iniziarla alla scrittura. A farle mettere nero su bianco gli anni soffocanti dell’infanzia in un piccolo e retrivo paese della Francia del nord. Il loro rapporto difficile e tormentato (Sachs era omosessuale) verrà poi dettagliatamente raccontato ne La bastarda.

La bastarda

Il romanzo autobiografico che, ne “l’espace d’ un matin”, trasformò Violette Leduc in un vero e proprio fenomeno letterario. Un’opera che solo per una manciata di voti non vinse nel 1964 il Prix Goncourt. Nelle sue pagine la scrittrice riannoda via via i fili del passato, raccontandoci non soltanto di quella sua ferita sempre aperta ma anche del suo amore per Maurice Sachs, il collega che l’aveva spronata a scrivere il suo primo, indimenticabile libro: L’asfissia.

Thérèse e Isabelle

L’opera in cui Violette Leduc esplora senza tabù la sessualità femminile, ripercorrendo gli anni del collegio e del suo amore per una compagna. Ampiamente censurato nell’edizione del 1966, il romanzo verrà pubblicato nella sua interezza più di trent’anni dopo.

La follia in testa

Un libro dove Leduc parla dei suoi primi tentativi letterari, scandagliando in profondità e con spietato candore anche i suoi rapporti con altri grandi scrittori dell’epoca. In primis l’eterno vagabondo, Jean Genet.

Il taxi

Ultimo romanzo a essere pubblicato da Violette Leduc prima di morire, Il taxi è un’ inconsueta storia d’amore che ha come protagonisti un uomo, una donna e un taxi che per un intero giorno li porta in giro per le strade di Parigi. I loro dialoghi intermittenti aprono squarci e finestre sulla vita della giovane coppia.

Foto | Violette Leduc, Public domain, da Wikimedia Commons.

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Giorgio Podestà

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