Alla ricerca del tempo perduto è considerata la più importante opera di Marcel Proust, ed è stata collocata tra i più grandi capolavori universali della letteratura.
La stesura – cominciata nel 1909 – durò ben tredici anni e l’opera fu pubblicata in sette volumi in un arco di tempo che va dal 1913 al 1927. Tutto ciò ha fatto sì che venisse inserita nel Guinness dei Primati, come opera letteraria più lunga al mondo!
La trama di Alla ricerca del tempo perduto
Diamo uno sguardo ai sette libri che compongono l’opera Alla ricerca del tempo perduto.
1. Dalla parte di Swann
Il primo dei sette libri ha per titolo Dalla parte di Swann e narra dell’infanzia di Proust nel villaggio francese Combray. I rapporti con gli abitanti, la presenza imponente di sua madre, la ricerca del passato familiare, l’amore.
Interessante il fatto che in questo primo volume, l’autore ha scritto un romanzo nel romanzo, e lo si può trovare anche pubblicato separatamente. Il titolo è Un amore di Swann.
2. All’ombra della fanciulla in fiore
Il secondo volume di Alla ricerca del tempo perduto è All’ombra delle fanciulle in fiore.
Qui Marcel è oramai cresciuto, vive a Parigi, incontra l’amore con più di una fanciulla in fiore e ci narra delle sue emozioni, nonché della sua vita parigina o delle vacanze in Normandia con la nonna.
3. I Guermantes
Nel terzo, I Guermantes, amori che sfioriscono e passioni che sbocciano si alternano in una cornice fatta di ambienti nobili e ricercati.
La malattia e la morte della nonna, l’omosessualità segreta del padre della sua amata, movimentano la narrazione.
4. Sodoma e Gomorra
Il quarto, Sodoma e Gomorra, mostra delusioni e menzogne, ma anche scoperte che frastornano il protagonista il quale deve fare i conti con il fatto che la donna che ama – Albertine – lo tradisce con un’altra donna.
5. La prigioniera
Poi abbiamo il quinto, La prigioniera, in cui lui perdona Albertine ma, nel timore d’essere ancora tradito, la tratta appunto da prigioniera guardata a vista. Segregata e vittima di ossessive gelosie, riesce a fuggire lasciando a Marcel una lettera.
6. La fuggitiva
La fuggitiva è il titolo del sesto volume e mostra Proust quasi indifferente alla fuga. Nel tempo però, soffrirà non poco scoprendo che Albertine morirà a causa di una caduta da cavallo.
Tuttavia, dopo un periodo di dolore, ancora incontri e amori lo attendono, sebbene l’oggetto delle sue attenzioni sia una donna già promessa sposa ad un altro. Ma anche nuove rivelazioni, continueranno a sorprenderlo: per esempio quelle sull’omosessualità del futuro sposo della sua amata.
7. Il tempo ritrovato
Il settimo e ultimo libro ha titolo Il tempo ritrovato. Si torna indietro, ci si tuffa nel passato, nei sensi di colpa, in amori ritrovati o perduti, nell’idea concreta del tempo che scorre, inafferrabile.
Come fermarlo? Forse scrivendo un libro in cui riversare la propria vita e le proprie riflessioni…
Spunti per l’analisi dell’opera di Marcel Proust
Il titolo già di per sé evidenzia quale sia il tema dell’intera opera: Proust ripercorre la propria vita e il tempo passato, cercando di riportarlo a sé attraverso il narrarne le tappe. Rivivendolo grazie alla memoria, ne esorcizza – o almeno ci prova – lo scorrere e l’inafferrabilità.
Evidenzia, nel suo pensiero, due tipi di memoria – strumento necessario a ritrovare il tempo perduto: quella volontaria e quella spontanea. Alla prima, si attinge riesumando ricordi, compiendo collegamenti, ragionando. La seconda è quella che in realtà ci restituisce vecchie sensazioni attraverso nuove sensazioni. Ovvero, un profumo, un sapore, possono riportarci indietro nel tempo facendoci rivivere qualcosa mediante i sensi, appunto.
Il sentire è ciò che ci restituisce qualcosa che credevamo fosse andato perduto.
Ma, ad affiancare la memoria, fondamentale è l’arte (in questo caso della scrittura), poiché grazie ad essa il tempo si può davvero fissare in eterno, e risvegliare sensazioni ed emozioni legate agli eventi del nostro passato: momenti, incontri, delizie del palato come una madeleine…
Alcune curiosità su Alla ricerca del tempo perduto
Un romanzo circolare
Intanto, va detto che l’io narrante è quello dell’autore, il quale combattendo contro la sua mancanza di volontà e bassa autostima decide di scrivere un romanzo sugli uomini e il tempo. Per intenderci, Marcel Proust diviene personaggio dell’opera ed è in questa che si propone di scriverne una.
Altra curiosità, proprio legata a questa scelta, è il fatto che ci troviamo davanti a un romanzo dalla struttura «circolare»: l’inizio e la fine furono – a detta dell’autore – scritti nello stesso momento e ci portano alla medesima situazione.
Ovvero, se il romanzo comincia con l’io narrante che decide di scrivere una lunga storia, finisce con la stessa decisione ma in realtà la storia che l’autore dice di voler scrivere è quella che abbiamo appena letta.
Contorto? Solo in apparenza.
Un romanzo che ha spaventato gli editori
Abbiamo detto che Alla ricerca del tempo perduto è il romanzo più lungo al mondo: è vero, basti pensare che è composto da ben 3.724 pagine, e si suppone che fin dall’inizio, il dilungarsi dell’autore sui vari temi dell’esistenza possa aver spaventato gli editori.
Infatti, diverse furono le bocciature ricevute, una delle quali così motivata:
«Sarò particolarmente tonto, ma non riesco a capire come questo signore possa impiegare trenta pagine a descrivere come si gira e si rigira nel letto prima di prendere sonno» (lettore della casa editrice Ollendorf).
Eppure, proprio l’impossibilità di andare incontro al mondo perché cagionevole di salute, concesse a Proust il tempo necessario per scrivere e anche la condizione: chiuso in una stanza, nel silenzio, poté viaggiare a lungo all’interno di se stesso, magari rigirandosi nel letto prima di prendere sonno.
Un tè con le madeleine
Abbiamo citato la bontà delle madeleine, in grado di riesumare il ricordo di un piacere del palato. Marcel Proust diede vita – grazie a questo dolce gustato con una buona tazza di te – a un senso tutto suo, attribuibile ad esso. Per sentire in quale modo sia accaduto, attraverso le parole dello stesso autore, vi invitiamo a leggere questo significativo passo:
Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita… non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta ? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla?
Sappiamo di quanto potere evocativo abbiano il gusto e l’olfatto, ma ciò che in lui avvenne diede vita al Madeleine de Proust (detto anche sindrome di Proust), termine francese che sta ad indicare come un oggetto, un colore, un sapore o un profumo possano riportare in noi episodi del passato, restituendoci emozioni e sensazioni che temevamo – o speravamo – perdute.
Orientamento sessuale e personaggi femminili
Un’opera interessante, unica, in cui apprezziamo anche il sollevare l’argomento dell’omosessualità; egli stesso lo era ma non rese mai pubblico il suo orientamento sessuale, sebbene sia evidente come lui la pensi anche da frasi espresse nella sua opera.
«Non c’erano anormali quando l’omosessualità era la norma», troviamo per esempio in Sodoma e Gomorra. Inoltre, i personaggi femminili del suo romanzo, sono ispirati dagli uomini amati dall’autore, con particolare attenzione ad Albertine.
Una vocazione trasformata in opera
Alla ricerca del tempo perduto, romanzo fiume di Marcel Proust, con molta probabilità sarebbe stato ancor più lungo se la stesura non si fosse interrotta con la morte dell’autore.
E sebbene sia suddiviso in capitoli, volumi, tomi, per ovvie ragioni editoriali, dobbiamo considerarlo un testo unico, una grande storia che ci illumina sulla vocazione dello scrittore e sulle difficoltà – reali o mentali e soggettive – da lui incontrate prima di riuscire a trasformarla in opera.
Foto | Otto Wegener (1849-1924) – détail [Public domain], via Wikimedia Commons
Lascia un commento