La carriola è una novella di Luigi Pirandello facente parte della raccolta Novelle per un anno. Venne pubblicata originariamente nel 1917 nella raccolta E domani, lunedì… e poi nel 1928 nel volume Candelora.
Trama de La carriola di Luigi Pirandello
La trama ci presenta un uomo, un avvocato e professore di diritto, che vuole raccontare in maniera misteriosa una sua recente mania che lo tormenta. È un uomo tutto d’un pezzo, devoto al lavoro, integerrimo sia in pubblico che in privato e che non indulge mai in distrazioni. Un giorno mentre sta tornando da Perugia in treno, non riuscendo a concentrarsi sul lavoro, comincia a guardare l’incanto della campagna, senza però vedere nulla in realtà. Questo perché non riesce a vedere ciò che c’è fuori, bensì vede la vita che per via della maschera che il mondo gli ha imposto non potrà mai vivere, vede i desideri che sono spariti prima ancora di nascere. Da qui comincia a trovare insopportabile la vita che finora ha sempre vissuto.
Tornato a casa, l’uomo si mette a fissare la targa con i titoli e il suo nome e sgomento si rende conto di non riconoscerla più, non è più sua. Si convince così di essere diverso dall’uomo che fino a poche ore prima abitava in quella casa, si vede come un nemico di se stesso. Viene quasi invaso da un desiderio di distruzione contro gli oggetti e i famigliari, ma uno strano sentimento d’angoscia lo blocca e ritorna alla sua solita esistenza.
L’uomo non modifica le proprie abitudini, mostra agli altri la maschera falsa che ha sempre portato. Si concede tuttavia una trasgressione: ogni giorno, nel suo studio fa fare la carriola alla cagna che dorme nel suo studio, facendole fare qualche passo sollevandola per le zampe posteriori. La paura che vede negli occhi della cagna lo convince che non è possibile emergere dal ruolo che il mondo ci ha assegnato.
Commento della novella
La novella La carriola è raccontata in prima persona sfruttando la figura della reticenza: l’autore, tramite la voce del personaggio, accenna inizialmente a una misteriosa creatura femminile e allo strano atto che compie, svelando solo alla fine il proprio segreto.
Per quanto possa sembrare una novella ironica, in realtà ci troviamo di fronte a un umorismo amaro. Il narratore è assolutamente serio quando parla della sua mania e della sua angoscia e l’umorismo scaturisce dall’interpretazione del lettore, che capisce il divario esistente fra l’uomo che il protagonista è e l’uomo che vorrebbe essere, ma non sarà.
Pirandello parla della repressione che cerca di essere bypassata dalla follia, solo che questo gesto crea ancora più instabilità perché la società (in questo caso la cagna dallo sguardo impaurito) rifiuta tali comportamenti. E anche lo stesso protagonista rifiuta questo comportamento seguendo la teoria del Super-Io di Freud.
Il treno in questo caso rappresenta lo scorrere del tempo, palcoscenico per la crisi di identità dell’avvocato che davanti alla porta di casa ha l’epifania: la società gli ha dato un ruolo da ricoprire, ma dietro quel ruolo c’è il nulla, lui non ha mai vissuto realmente. Solo che non può fuggire da quel ruolo, quindi per riuscire a tollerare questa scoperta deve continuare a indossare la maschera e a sfogarsi in un altro modo.
C’è tutto il mondo di Pirandello ne La carriola: l’uomo vive in una realtà nel quale interpreta un ruolo nascondendosi dietro maschere che non può mai togliere pena un senso di angoscia. E allora non ci rimane che rivolgerci alla follia.
Foto | NYPL
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