Anne Brontë

Anne Brontë, non in ombra e non un passo indietro

Alcuni giorni fa, mentre risistemavo la libreria nell’ingresso di casa, una pila di volumi, accatastati da me un po’ improvvidamente in una zona di passaggio, è franata ai miei piedi all’improvviso. Forse per uno spostamento d’aria, forse per un gesto troppo brusco da parte mia. Difficile e soprattutto inutile trovarne ora la causa.

Fatto sta che sul pavimento, accanto ai libri, giaceva una lettera dimenticata, o forse dovrei dire conservata gelosamente, tra le pagine di chissà quale romanzo. Riconobbi del resto subito la grafia snella, la sottile nervatura che tutta scatti e guizzi riempiva due pagine intere. Una lettera di un caro amico che viveva lontano, su una casa mobile. Imprevedibile e avventurosa.

Musicologo, nutrito di profondi studi classici e irresistibile conversatore, la sua onestà intellettuale lo aveva portato a scrutare ogni opera d’arte da tutte le angolazioni possibili. Il suo occhio acutissimo e critico mi aveva sempre affascinato. E affascinato in profondità. Mi gettai così a capofitto in quella lettura ritrovata intatta dopo tanti anni.

Anne Brontë e La signora di Wildfell Hall

L’argomento principale verteva su Anne Brontë o, meglio, su tutt’e tre le sorelle. La sua recente lettura di La signora di Wildfell Hall aveva capovolto il suo parere sul celebre terzetto. Anne aveva scalzato, in un balzo solo, con quel romanzo che non sembrava neppure parente di Agnes Gray (definita da lui una bollicina di zucchero) le opere di Emily e Charlotte.

La signora di Wildfell Hall, scriveva implacabile e preciso, vantava l’assenza di ogni cascame gotico, un’organicità che si lascia alle spalle l’improbabilità di Cime tempestose e l’implosione di Jane Eyre.

Anzi terminava il lungo paragrafo dedicato alle Brontë, demolendo da cima a fondo una frase di Charlotte proprio sul romanzo della sorella più piccola: “La scelta del soggetto fu completamente sbagliata – dice l’autrice di Jane Eyre –. Non si poteva concepire nulla di meno congruo con la natura dell’autrice”. “Illuminante! – chiosava imperterrito l’amico lontano –. Questa affermazione la dice lunga su Charlotte e sulla sua involuzione, che guasta irrimediabilmente Jane Eyre”.

Parole severe, ma ben ponderate, che continuano a echeggiare in me, da sempre profondo ammiratore di Charlotte e di quella piccola caparbia governante che mi era stata compagna di tanti lontani, grigi pomeriggi. Lontani e grigi, ma mai dimenticati.

Le tre sorelle Brontë

Così mentre leggevo affascinato la lettera, la mia mente cercava a suo modo di conciliare le diversità, di apparigliare come scalpitanti purosangue della letteratura tutt’e tre le sorelle. Ognuna, mi sussurravo, secondo l’unicità del proprio talento. Certo è, di questo ne sono intimamente convinto, che Anne Brontë merita di stare al fianco delle due sorelle maggiori. Non in ombra e non un passo indietro.

Foto | WikiCommons

Giorgio Podestà

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