Rimorso e rimpianto. Forse potremmo comprendere la differenza tra questi due stati d’animo riflettendo sulle parole di Fabrizio de André, il quale in una intervista dichiarò:
«Ho sempre impostato la mia vita in modo da morire con trecentomila rimorsi e nemmeno un rimpianto».
Il rimpianto dunque, forse nasce dall’impedirsi di compiere una determinata azione o scelta per evitare il rimorso di aver sbagliato…
Quanto è mutilante però, vivere meno per non aver nulla di cui pentirsi?
Meglio un rimorso che un rimpianto
La filosofia di vita del grande Faber, trova molti «seguaci». La paura di buttarsi a capofitto nella vita, di scoprire il nuovo lasciando da parte freni e «buoni consigli», o di ferire qualcuno con le nostre azioni o scelte, ci mutila quanto o più di una scelta giudicata sbagliata. Guardare avanti oggi, piuttosto che predisporsi a voltarsi troppo indietro domani, spinge a vivere ogni cosa lasciando da parte i se e i ma.
Nel 2014, Mondadori – per la collana Nutrimenti – ha pubblicato Le rose che non colsi di Gianna Schelotto, una raccolta di storie legate al rimpianto, che vi suggeriamo. La scrittrice psicoterapeuta ci presenta una serie di casi umani legati alle occasioni del passato mai afferrate, che invadono il presente e l’immaginario ritagliandosi uno spazio spesso esagerato e anche immeritato.
Meglio un rimorso che un rimpianto quindi?
Non tutti sono capaci di adottare questo modo di vivere. Sono tanti i sogni abortiti sul nascere o le occasioni non colte, solide basi per il rimpianto che ci aspetta al varco.
C’è chi dice di adorarlo perché aiuta a vivere (mantiene intatto il sogno dell’avrei potuto, la malia dell’immaginare e supporre), ma c’è anche chi lo definisce inutile zavorra, considerando che se un tempo non si è colta o creata l’occasione, significa che non lo si voleva davvero: tornando indietro saremmo gli stessi di quel momento e ripeteremmo le stesse non scelte.
Chi ha ragione?
Avere rimpianti
Difficile dirlo perché anche il più forte ha da qualche parte un rimpianto, magari segreto o negato.
Perché il rimpianto non sta soltanto in qualcosa che non abbiamo fatto per mille ragioni, ma anche in qualcosa che neppure abbiamo notato, che ci ha sfiorati cogliendoci distratti. E col senno di poi abbiamo scoperto in quel vago ricordo l’occasione mancata.
In tutta questa non vita, avere rimpianti è la conseguenza più naturale. «Il tempo continua a scorrere? Sfortunatamente sì. Scorre? Che dico, precipita. Il passato aumenta e il futuro diminuisce. Le possibilità si assottigliano, i rimpianti crescono» ha scritto il grande Haruki Murakami, e come dargli torto?
Un romanzo che ci avvolge morbidamente parlando di rimpianto, è quello di Nicholas Sparks, Ogni respiro. Una cassetta delle lettere, un incontro, la spiaggia, il mare, e una muta domanda che muove l’intera storia: è giusto ritornare sui propri passi per darsi la possibilità di non avere rimpianti?
Nessuno è immune dal pronunciare parole come «avrei voluto» o «avrei potuto», neppure chi dice con convinzione di aver collezionato soltanto rimorsi, poiché rimorso o rimpianto sono spesso le due facce della medesima medaglia, che brilla di un altro avvolgente stato d’animo: la nostalgia.
Qual è la differenza tra rimpianto e nostalgia?
Se il rimpianto nasce dal voltarsi indietro a guardare qualcosa che mai abbiamo colto, il rimorso ci assale per qualcosa che invece abbiamo detto o fatto ma che con il senno di poi giudichiamo sbagliato. Ma allora, che cosa è la nostalgia?
La differenza fondamentale tra rimpianto e nostalgia, sta nel fatto che rimpiangiamo le scelte non fatte o le parole non dette ma proviamo nostalgia per persone o momenti della nostra vita che appartengono al passato. Situazioni vissute dunque, e non evitate, ma che vorremmo rivivere ancora, che ci mancano; qualcosa che fu, non che avrebbe potuto essere.
La nostalgia ferita (Einaudi), scritto dallo psichiatra Eugenio Borgna, è il discusso saggio che regala una letteratura che consola, con citazioni di grandi autori che si esprimono sul tema. Perché discusso? Forse perché ci si aspetta un testo scientifico, mentre in realtà è una piacevole raccolta di pensieri e punti di vista di poeti, scrittori, filosofi i quali, nell’insieme, ci mostrano la nostalgia quasi come scialuppa di salvataggio da un presente insoddisfacente.
Perché se è vero che la nostalgia è spesso impregnata di un velo di tristezza, è anche vero che ci appaga per ciò che abbiamo avuto la fortuna di vivere o conoscere.
Rimorso: esiste un sinonimo?
Se volessimo trovare un sinonimo efficace per la parola rimorso, diremmo senza dubbio «pentimento». Questo stato d’animo racchiude sensi di colpa, giudizio, desiderio di espiazione: una autocondanna sul piano morale. Presenza ingombrante quanto la parola rimorso (che si collega più agevolmente alla coscienza che «rimorde»), incute timore all’anima, e fu definita da Leopardi un luogo in cui non si può mai riposare.
Vi proponiamo un classico perfetto anche da rileggere, considerato che molti di voi già lo conoscono: Delitto e castigo, di Fëdor Dostoevskij, romanzo avvincente in cui il protagonista – Raskol’nikov – si autocondanna al rimorso dopo aver assassinato una vecchia usuraia. Introspettivo, dilaniante, angosciante: un perfetto esempio di rimorso che sfocia nella nevrosi.
E il sinonimo di rimpianto?
Forse i termini «rammarico» o «rincrescimento», riconducono efficacemente al senso del rimpianto, facendo vivere chi li prova in balia di un continuo dubbio su ciò che poteva essere e non è stato. Scelte non compiute che per sempre aleggiano pur non avendo mai visto la luce. Presenze immaginarie che ci fanno rammaricare appunto – sinonimo di rimpianto – di tutto ciò che sarebbe forse andato diversamente. Forse. Nessuna certezza, ma l’incognita è compagna di viaggio di chi il rimpianto lo conosce bene.
E lo conosceva bene l’autrice Maria Perosino, scomparsa prematuramente dopo la pubblicazione del suo Le scelte che non ho fatto (Einaudi, 2014). In questa ultima pubblicazione, distingue quel rammarico cattivo, che logora, da quel dolce rimpianto che affiora nel profumo del maglione di chi ci era caro… Odori, sapori, luoghi, persone, ma anche una libertà di decisione che tutti ci caratterizza, e che potrebbe tenerci al riparo da rimpianti non teneri ma mutilanti.
Vivere con i rimorsi
Vivere con i rimorsi: è difficile?
Il rimorso, lo sappiamo, è qualcosa che ci affligge quando siamo consapevoli di aver compiuto azioni o pronunciato parole che consideriamo inappropriate, che possano aver arrecato sofferenza in altri. Il rimorso insomma, è sempre collegato alla rete dei nostri rapporti, alla nostra capacità empatica, e più siamo sensibili all’altrui sensibilità, più il rimorso ci perseguita. Eppure, forse dovremmo imparare ad essere più indulgenti con quelli che oggi consideriamo errori commessi in passato, e lasciarli andare guardando avanti. Anche perché, chi ci dice che a non agire in quella determinata maniera, non avremmo costruito – al contrario – un pentimento?
«Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto», ha detto Mark Twain. E di rimorsi parla il romanzo di Pino Cacucci – pubblicato da Feltrinelli – intitolato In ogni caso nessun rimorso, che al contrario dimostra che senza rimorsi si può vivere!
Pentirsi di non aver fatto qualcosa
Ricordate il film Sliding Doors, con Gwyneth Paltrow? Ebbene, il romanzo da cui è tratto è di Peter Howitt, e val la pena di leggerlo. Al momento di prendere la metropolitana, la protagonista si trova davanti a due possibilità, ovvero la sua vita prende due strade totalmente differenti a seconda che riesca o meno a salire su quel treno. Il romanzo ce le mostra entrambe, e non è facile capire quale sia la strada migliore.
Nella vita siamo spesso davanti a un bivio, e nel dubbio vorremmo poter cogliere tutto e il contrario di tutto, non dover scegliere una via per non doverci pentire di non aver fatto qualcosa, di non aver preso l’altra.
Pentirsi di non aver fatto qualcosa, ci dimostra che «il passato non è solo ciò che è successo ma anche ciò che avrebbe potuto succedere e non è avvenuto» (S. B. Breathnach).
Tuttavia non c’è più tempo per tornare indietro. Allora forse potremmo fare tesoro di questi pentimenti, trasformandoli in riflessioni che ci aiutino a comprendere i nostri veri desideri.
Rimpianti, rimorsi, pentimenti, nostalgie: meglio godersi il presente
Ogni scelta è una rinuncia ad altre opportunità. Perché la lista di rimpianti, rimorsi, pentimenti e nostalgie si assottigli un poco limitando il senso di amarezza spesso invalidante, forse dovremmo imparare a godere del presente, facendo nostre le parole del Dalai Lama:
«Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere».
Foto | Moritz Schumacher / Unsplash
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