Il romanzo Attore anonimo di Aurelian Silvestru ci presenta due mondi paralleli, che si intrecciano continuamente lungo tutta l’opera, mondi apparentemente separati che nel finale si compenetrano e si fondono.
Attore anonimo
A capitoli alterni, infatti, partendo dal ricordo che due amici fanno della morte di un loro amico comune (un pittore che sarebbe potuto, forse dovuto, diventare famoso se un incendio non lo avesse ucciso, e con lui sono andate perdute tutte le sue opere), si dipana il racconto che prende via via la forma e la struttura di un giallo. Il lettore viene così stimolato a continuare la lettura per arrivare a scoprire e capire come siano andate veramente le cose, come sia stato possibile che da un quadro si arrivi alla morte accidentale di chi lo aveva dipinto, fino alla scoperta di un particolare relativo al quadro stesso che finalmente chiarisce il mistero.
Tra un colpo di scena e l’altro, si insinua anche una riflessione sull’arte, non solo l’arte della pittura ma anche e soprattutto l’arte del teatro: c’è Susanne, una giovane donna che tenta la fortuna a Parigi per diventare attrice, ma si scontra con una realtà ostile ed egoista. Perché è difficile mostrare il proprio talento, esso è “una bestia egoista” (pag. 9), è “come un vampiro” (pag. 21) che succhia l’anima dell’attore, spesso è incompreso, e bisogna continuamente trasformarsi per essere accettati come attori. Questo è il vero talento, che “non è il risultato di una istruzione ricevuta” (pag.2 1). Pare di rivivere nel personaggio di Uno, nessuno, centomila di Pirandello, nella riflessione di Susanne:
“Ogni volta che dovevo entrare a far parte di un nuovo gruppo [di attori], mi liberavo di quella che ero prima. Mi guardavo allo specchio e scoprivo come, all’interno del mio essere, una moltitudine di Susanne mi scrutava chiedendo il diritto di esistere. Sceglievo quella che era più adatta al contesto e riuscivo così a raggiungere con più leggerezza l’obiettivo preposto” (pag. 68).
La figura di Nerone
C’è poi l’attore che interpreta Nerone, che si immedesima, si immerge nel personaggio a tal punto che non si capisce dove inizia l’uno e dove finisce l’altro. “Sono pazzo o esiste veramente un universo parallelo, non accettato ancora dalla scienza, ma che rende possibile ogni tanto la comunicazione tra loro e noi?” (pag.72), dice l’attore. Ci può essere comunicazione tra gli attori e i personaggi che gli attori interpretano? Tra l’attore che interpreta Nerone e Nerone stesso che esce dal suo ritratto e si materializza davanti agli occhi dell’attore? Tra Nerone, l’imperatore, e lo stesso Nerone amante dell’arte?
Ascoltando il racconto della storia dell’imperatore Nerone, veniamo a conoscenza di una vicenda raccapricciante, in quanto lo stesso Nerone sarebbe stato il mandante dell’uccisione della madre e di molte altre persone a lui vicine. Ma Nerone nella sua breve vita ha anche espresso con grande passione il suo amore per il teatro, per la poesia, per l’arte in generale.
Per questo intreccio tra storia e arte, tra potere e amore familiare, tra passione e delusione, tra la morte terrena e l’eternità data dall’arte, ci si trova continuamente sospesi tra realtà e finzione.
Il passaggio continuo dall’una all’altra ci porta verso i capitoli finali, dove la suspence che ci ha tenuto incollati alla lettura sfocia in un finale esplosivo.
La buona scrittura di Aurelian Silvestru
Lo scrittore sa calibrare bene la sua scrittura attraverso l’alternarsi dei capitoli e quindi dei vari protagonisti del romanzo, passando da descrizioni di personaggi reali con tutte le loro passioni e imperfezioni a personaggi storici visti con gli occhi dell’arte.
Uno dei primi capitoli si intitola “Nulla è eterno”, gli amici, il potere, la vita. Ma l’imperatore Nerone, parlando con Seneca, il suo precettore, esprime una sua convinzione: “Dare vita alle opere eterne: ecco qual è il più durevole potere sulla terra!”.
Il libro
Aurelian Silvestru
Attore anonimo
traduzione di Olga Irimciuc
Graphe.it edizioni, 2024
Recensione di Luisa Tramontana
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