Le parole necessarie

Giuseppe Pontiggia e le parole necessarie

Le parole necessarie. Tecniche della scrittura e utopia della lettura (Marietti 1820), è un invitante libro di Giuseppe Pontiggia che di recente mi è capitato tra le mani in una edizione giunta alla terza ristampa, curata da Daniela Marcheschi, critico, saggista, docente.

Le parole necessarie ovvero il valore profondo delle parole

Pontiggia (1934-2003) è considerato uno dei maggiori scrittori e critici del secondo ‘900. Inoltre è stato fra i primi in Italia a tenere corsi di scrittura creativa, negli anni Ottanta. I suoi saggi sulla scrittura sono profondi, importanti, addirittura premurosi nei confronti della scrittura, che amava intensamente e rispettando il valore delle parole.

Parlare, scrivere, leggere

Le parole necessarie è in realtà un testo in cui si sono raccolti tre interventi dell’autore in qualità di docente. Sono dedicati alla parola, allo scrivere e alla lettura, tre distinte conferenze in cui emerge la grande capacità oratoria dei Pontiggia, la sua esperienza nel campo della scrittura e della lettura, il suo amore per entrambe le cose.

Pontiggia non portava mai con sé grandi quantità di appunti, solo brevi schemi su pochi fogli perché era padrone della materia e amava andare a braccio, trasformando i suoi incontri in vere e proprie performances ma non da esibizionista bensì da uomo appassionato, desideroso di comunicare, condividere. Lui e il pubblico: interazione che moltiplica la conoscenza.

Le parole necessarie

Questo è un libro principalmente per chi ama scrivere, ma anche per chi legge con bramosia, si innamora di brani, si lega a storie e personaggi, si lascia condurre dentro le pagine al punto da farne parte. Un libro per chi conosce la passione insomma, e il rispetto per quest’arte meravigliosa che è la letteratura. Pontiggia offre spunti di discussione, apre la mente, non si basa su tecnica e regole bensì su efficacia attraverso esempi concreti, e sebbene l’efficacia sia ovviamente composta anche di tecnica e regole, chi lo ascolta non ne avverte la pesantezza.

La leggerezza dei grandi scrittori

I letterati hanno di solito un certo gusto della parola, ma hanno anche una profonda insicurezza nei suoi confronti. Dunque sono molto verbosi, e hanno bisogno di continue chiarificazioni. Le frasi, così, diventano pesanti. Manca loro la leggerezza tipica della prosa dei grandi scrittori. I quali – per dirla con Stanisław Lec “costruiscono frasi provvisorie nell’eventualità di un terremoto”.

Il libro come vocazione individuale

Come convincere un non lettore a diventare lettore? Pontiggia, nel suo Le parole necessarie, ci ricorda che un lettore vero è spinto dalla forza dell’ineluttabilità e inventarla si rivelerebbe un tentativo destinato a fallire. E allora?

Del peccato si sottolinea la bruttezza e se ne ottiene un aumento di popolarità. Denigrare un libro per farlo amare? Meglio non provarci. Gli attacchi al libro ne stimolano la difesa, ma solo in chi lo ama. Perché il libro non è, come la carne, una tentazione universale. È una vocazione individuale.

Un libro non sarà mai moda

Giuseppe Pontiggia nasce scrittore, sebbene lui sostenga che scrittori non si nasca: lui ha la scrittura sotto la pelle, nel sangue e nel cuore. Lo si evince dai suoi libri – grandi successi editoriali e vincitori di prestigiosi premi – ma anche dal suo modo di porsi nei confronti del pubblico, degli allievi. Nel suo modo di concedersi pubblicamente alla parola scritta, nel dialogo che instaura con chi lo ascolta, nella conoscenza delle tecniche narrative degli autori del passato e nella grande capacità di raccontarle ad altri.

Il libro non sarà mai una moda, il libro è un amore, una fiammata, un incontro, un legame. E

se c’è una moda che il libro può perseguire è di essere orgogliosamente fuori moda.

Il libro

Giuseppe Pontiggia
Le parole necessarie. Tecniche della scrittura e utopia della lettura
a cura di Daniela Marcheschi
Marietti 1820, 2018

Susanna Trossero

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