I killer non vanno in pensione

I killer non vanno in pensione: Francesco Recami racconta le doppie vite

Treviso. Aprile 2015. Piove da giorni. Nelle sue omelie parrocchiali, preparate meticolosamente al computer da dove poi le legge, il celebrante don Carlo Zanobin allude al rischio di Apocalisse, per i fiumi che stanno per traboccare e travolgere le operose città.

Il lavoro presso la Direzione Provinciale dell’INPS sembra scorrere tranquillo, con le solite dinamiche fra furbi e quieti, eleganti appariscenti e grigi marginali, chiacchiere e pettegolezzi su ogni aspetto pubblico e privato, meteorologico e sportivo, carrieristico e sessuale.

Walter Galati risulta a tutti un modesto impiegato, preciso e subalterno, sfruttato dall’opportunismo di colleghi nullafacenti o corrotti; oltre che, a casa, sottomesso alle pretese della moglie Stefania (deve pure badare al cagnolino Fufi).

I killer non vanno in pensione

In realtà, si tratta di una copertura per esercitare meglio la seconda redditizia professione di killer poliglotta di successo, irreprensibile e spietato.

Ha iniziato circa dieci anni prima, più o meno da quando si è sposato. Non fa carriera in ufficio e continua a prendere solo 1.450 euro al mese; poi riceve messaggi cifrati a una casella postale elettronica con incarichi di varia difficoltà. Realizza omicidi di personaggi noti o sconosciuti, prende 400.000 dollari a contratto, ne ha già completati diciassette. È intenzionato a smettere e sparire.

Gli arriva l’ordine di uccidere un vecchio a Procida: età nome foto modalità. C’è qualcosa che non gli torna. Forse è l’occasione per farlo fuori, ci potrebbe essere di mezzo un altro killer contro di lui, addirittura la mitica Colomba.

La situazione si complica perché sta arrivando un’ispezione ministeriale, giustificata ma dirompente, sui suoi colleghi impiegati della Banda dei Quattro, i quali non possono che reagire con violenza.

Ne succederanno di tutti i colori, mentre il Sile straripa: equivoci misfatti crimini e morti a volontà.

Bel noir di Francesco Recami

L’irriverente divertente scrittore satirico toscano Francesco Recami (Firenze, 1956), noto in passato soprattutto per romanzi e racconti gialli dedicati ai condomini di una casa di ringhiera a Milano, poi per una seconda serie toscana di favole (incubi) noir, narra in questo nuovo romanzo la doppia vita di alcuni di noi, in particolare quando sopravvengono elementi perturbatori.

La struttura del libro I killer non vanno in pensione

La narrazione è in terza (quasi) fissa sul protagonista, modesto funzionario ed eccelso assassino.

Dopo un avventuroso decennio vorrebbe andare in pensione (sul conto in Svizzera ci sono circa sette milioni di dollari) ma non è certo che sia previsto dalle regole dell’Agenzia (da cui il titolo, identico quello generale e quello del primo capitolo).

Lo svolgimento è ricco di riferimenti agli animali, soprattutto ai cani, non solo quelli del parallelo intreccio di efferate aggressioni; anche a molte altre famiglie e specie, tanto che quasi alla fine di ognuno dei dieci capitoli c’è un colto paragrafo scientifico in neretto sulle possibili contiguità evolutive di faine, iene, scimmie, scorpioni e altri con comportamenti umani come predazione in eccesso, infanticidio, movimento impazzito di fuga, violenza sessuale, cose così. Associazioni e movimenti in difesa degli animali hanno così un loro ruolo in tutte le vicende.

Segnalo le povere traduttrici russe o ucraine delle esperte escort offerte ai russi per convincerli a investire sulla Sex City veneta.

Grandi vini bianchi regionali accanto ad Amarone e grappa.

Allo stremo delle forze, quasi in coma, l’ispettrice sente in testa solo canzonette tipo New Trolls e Loretta Goggi.

Il libro

Francesco Recami
I killer non vanno in pensione
Sellerio, 2022

Valerio Calzolaio

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