Dora Bruder, scritto dal Premio Nobel Patrick Modiano, non è un romanzo, e definirlo “libro” appare quasi riduttivo. Tra queste pagine – pubblicate in Italia da Guanda – vi troviamo una vita scomparsa tra milioni di altre vite; una vita che grazie all’autore ha finalmente nome, connotati, voce, desideri e ribellioni.
La trama di Dora Bruder di Patrick Modiano
È per caso, che Modiano si imbatte – nei primi anni ’90 – in un vecchio numero di Paris-Soir, datato 31 dicembre 1941. Riporta un annuncio accorato: dei genitori cercano la loro figlia quindicenne scomparsa a Parigi durante l’Occupazione tedesca. Chissà quali e quanti annunci simili apparvero in questo e altri giornali del tempo!
Eppure l’ansia di questi due genitori disperati, diviene dopo tanti anni dalla pubblicazione un chiodo fisso per l’autore, che decide di saperne di più compiendo ricerche motivate da qualcosa di più profondo della semplice curiosità.
La ragazzina ebrea diviene per lui ossessione, presenza costante, domande che necessitano di risposte, vuoto da colmare per restituire dignità e storia a troppi esseri umani – compreso lo stesso padre dell’autore – annientati da un mostro chiamato Auschwitz. È fuggita volontariamente, Dora? A quali sogni desiderava andare incontro? Che cosa ha provato, lasciandosi alle spalle il collegio di suore dal quale è scomparsa?
Alla ricerca di Dora Bruder
In quel gioco di memoria che impregna i libri di Modiano, si mescolano passato e presente. Percorriamo con lui vie, attraversiamo piazze, incroci, cerchiamo cinema e hotel dei quali non vi è più traccia neppure nella vecchia Parigi. Tracciamo la sua stessa vita mentre ricostruisce quella di Dora e della sua famiglia. Le origini dei genitori, i trasferimenti, le scuole frequentate dall’adolescente, il suo carattere e l’atmosfera che respira proprio in quelle strade che lui così bene conosce.
Dora fugge eludendo i controlli degli adulti, e poi riappare. Dov’è stata e quali sono state le ragioni della sua “evasione”, Modiano non riesce a scoprirlo; ma ricava da questa fuga (forse d’amore?) una splendida immagine della ragazza e di ciò che la circondava in quella che suppone fosse una assolata domenica invernale, quando l’aria è frizzante e ci si sente liberi, in vacanza, immortali e vivi…
Dora dunque riappare per poi scomparire ancora e purtroppo per sempre, ingoiata dagli orrori del nazismo. Ma è attraverso l’immagine della sua fuga dal collegio e dalle regole che lui ce la presenta e vuole imprimerla nella memoria, così come quando si vuole ricordare una persona cara rivestendola di audacia e vibrante voglia di vivere, nella rievocazione di qualche sua “impresa”.
Un libro che non lascia indifferenti
Questo libro non può lasciare indifferenti. È uno scrigno che custodisce il prezioso dono della memoria. Rivela non solo le ormai più che note capacità letterarie del Premio Nobel, ma ci racconta di una grande sensibilità, di un coinvolgimento profondo, di tenacia e volontà. Egli stesso, così definisce il lavoro compiuto:
credo a un dono di veggenza dei romanzieri… e la parola “dono” non è il termine giusto, dal momento che suggerisce una sorta di superiorità. No, si tratta semplicemente di qualcosa che fa parte del mestiere: gli sforzi d’immaginazione, necessari a questo mestiere, il bisogno di fissare la mente su piccoli particolari – e questo in modo ossessivo – per non perdere il filo e non lasciarsi andare alla pigrizia.
Ricerche durate anni, acquisizione di dati e storiografia, coinvolgimento a livello personale, fanno di questo libro qualcosa di unico. Grazie a Patrick Modiano, Dora non è più il vuoto, l’assenza, il nulla ammucchiato in fosse comuni, bensì una giovane ragazza che vivrà per sempre.
Nel vuoto incolmabile lasciato dagli elenchi di individui trasformati in numero esorbitante di vittime del nazismo, una qualunque quindicenne ebrea ha tra queste pagine una seconda possibilità. Quella di esistere al di là di quel numero, e di non essere più un fantasma senza volto.
Il libro
Patrick Modiano
Dora Bruder
traduzione di Francesco Bruno
Guanda, 2011
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