George Pelecanos, L'uomo che amava i libri

L’uomo che amava i libri: il noir di George Pelecanos che esalta la lettura

Washington, D.C.. Primavera. Phil Ornazian è un investigatore privato fissato con l’etimologia delle parole, di origine armene, spalle larghe e barba spruzzata di grigio, capelli neri corti, sposato con la deliziosa Sydney, due figli piccoli Gregg (quattro anni e mezzo) e Vic (poco più di tre), due cani incroci di pitbull.

Già bassista di un gruppo popolar-metallaro, ora non s’impasticca né s’ubriaca più, lavora per avvocati e, per mantenere meglio la famiglia e assicurare il futuro, arrotonda con rapine a delinquenti (in compagnia del solido possente quasi settantenne Thaddeus Ward).

Tramite un altro detenuto fa avere un messaggio a Michael Hudson, dentro per aver fallito nel fregare i soldi a uno spacciatore, sta cercando di aiutarlo nella prospettiva di avere poi ricambiato il favore. Hudson è un 29enne alto con una folta barba e capelli cortissimi, fisico asciutto, tranquillo. Sta in carcere da un anno e, grazie alla trentenne responsabile della biblioteca circolante Anna Kaplan Byrne, ha scoperto i libri (prima mai usati), è divenuto un lettore vorace e partecipa ai gruppi di lettura con cauta perspicacia.

Miss Anna, pelle olivastra, capelli neri e occhi screziati di verde, non si trucca per andare in prigione, veste in modo sobrio e pratico, ama profondamente il suo lavoro e vive abbastanza serena col marito avvocato, ancora senza figli. 

Ornazian, mentre affronta con determinazione uno stupro opera di suprematisti bianchi, riesce a intercedere per Hudson. Lui viene rilasciato quando il testimone (minacciato) si rifiuta di deporgli contro e torna a vivere dalla madre, deciso a trovare un lavoro onesto (prova con successo il lavapiatti al District Line), a rigare dritto, a girare per librerie e biblioteche, a continuare a leggere il più possibile. Ora però deve fare da autista per illegali azioni violente, reincontra per caso Anna, legge molto, affronta nuovi dilemmi della vita.

L’uomo che amava i libri

George Pelecanos, L'uomo che amava i libri
George Pelecanos, L’uomo che amava i libri

Il bravissimo autore di origine greca nella capitale americana George Pelecanos (Washington, 1957) ha fatto innumerevoli diversi lavori in gioventù prima di divenire un romanziere premiato e affermato, commentatore giornalistico, soggettista, sceneggiatore, distributore cinematografico, sempre con un’alta qualità di scrittura.

Era da un po’ che non veniva tradotto (tanto più che i primi libri non lo sono mai stati) ed è un piacevole meritato grande ritorno sulla scena italiana (dopo il premio Raymond Chandler del 2005).

Ne L’uomo che amava i libri racconta in terza varia (sui tre protagonisti) la sua città lontana dai luoghi dell’immenso potere politico e la cronaca nera metropolitana dal punto di vista dei piccoli criminali immersi in contesti di miseria, razzismo e corruzione; qui tre (quasi) coetanei con vite parallele solo poco e per caso intersecate, con pulsioni ed eventi che impongono scelte e dinamiche etiche, senza grandi orrori o amori, con l’universale difficoltà di conoscerne davvero la vita interiore.

Il titolo americano (The man who came uptown) fa riferimento proprio al trovarsi in centro e al centro (dalle periferie della capitale e dei punti cardinali, dei valori e delle scene); il titolo italiano (L’uomo che amava i libri) sottolinea giustamente il potenziale ruolo della lettura ovunque e per tutti. Infatti, alla fine l’autore ringrazia i detenuti del carcere del Distretto di Columbia, con i quali ha interloquito in questi decenni; il testo è ricco di dialoghi relazionali e conversazioni collettive su tanti bei libri, riassunti, citati e sviscerati con sana espressione di differenti opinioni e spunti; i volumi cartacei sono ovunque, un’epidemia di nicchia.

Vino di preferenza bianco, chardonnay dopo colazione. La musica di Michael alterna go-go, hip-hop e rhythm ‘n’ blues (grazie ai dischi della madre).

Il libro

George Pelecanos
L’uomo che amava i libri 
(trad. Giovanni Zucca)
SEM, Milano 2020

Valerio Calzolaio

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