Quel che resta del giorno

Quel che resta del giorno: un viaggio interiore alla ricerca della propria essenza

Quel che resta del giorno è un romanzo che non può mancare nella libreria di chi è in cerca di ragioni per ricominciare. Chissà se Kazuo Ishiguro ne era cosciente, quando nel 1989, lo consegnò ai suoi lettori per la prima volta!

Pubblicato in Italia da Einaudi (prima edizione nel 1990), continua ad ammaliare per quella delicatezza di modi e intenti, per lo stile garbato, per la storia che induce alla riflessione e che il regista James Ivory ha trasformato in immagini nel film omonimo (1993).

La forza emotiva di un romanzo: Quel che resta del giorno

La forza emotiva impregna ogni opera del Premio Nobel Kazuo IshiguroQuel che resta del giorno ne è una dimostrazione.

Il protagonista della storia, voce narrante, è il maggiordomo inglese Stevens: il lavoro ha forgiato il suo carattere, o forse il suo carattere è stato forgiato dal lavoro, ma in qualunque caso lui ne ha un concetto moralmente alto, e lo ha sempre compiuto con grande professionalità, tanto da apparire maniacale.

I sentimenti mai rivelati

Stevens è un gentiluomo, la cui perfezione include sacrificio, pazienza, calma, fermezza, a discapito di naturali emozioni o sentimenti. Un maggiordomo, un vero maggiordomo inglese, non concede spazio a null’altro che non sia disciplina e dedizione al lavoro, e se un’attrazione fa capolino nelle sue giornate al servizio di chi ciecamente di lui si fida, lui non si espone e la ingabbia, rischiando di apparire gelido.

Gelido, Mr Stevens, non lo è affatto, e lo comprendiamo grazie alle sue riflessioni in quello che è una sorta di diario di viaggio: il maggiordomo, dopo una vita di lavoro, si concede il suo primo vero spazio partendo in automobile verso la Cornovaglia.

Un viaggio verso la propria essenza

Era una sensazione davvero piacevole quella che si provava a starsene lì, in piedi, circondati dai suoni dell’estate, con una lieve brezza sul viso. E io credo che fu proprio allora, osservando quel panorama, che cominciai per la prima volta ad assumere una predisposizione di spirito adeguata al viaggio che si profilava davanti a me.

Sei giorni, sei soste o tappe, una meta: rincontrare l’ex governante di Darlington Hall, Miss Kenton. Lavorare fianco a fianco con lei, che cosa ha rappresentato per l’irreprensibile Stevens?

La nostalgia, compagna di viaggio

Egli stesso, in un viaggio che è scoperta interiore, ce lo racconta percorrendo chilometri e chilometri di passato, mentre il presente appare fuori dal finestrino dell’auto e nell’impeccabile e austera figura dell’uomo, che pur ripercorrendo con nostalgia il proprio vissuto, resta comunque un uomo che spera sempre di aver tratto il meglio dalle sue giornate.

E lo spera all’imbrunire, in quel che resta del giorno, quando si tirano le somme e si va a dormire con un senso di soddisfazione per l’aver compiuto al meglio il proprio lavoro/missione.

Intensità mitigate forse troppo?

Nella trasposizione cinematografica del romanzo, il maggiordomo è interpretato dal grande Anthony Hopkins, e riteniamo che non poteva esserci scelta migliore; la signora Kenton invece, ha il volto dell’altrettanto perfetta Emma Thompson e ci sentiamo di consigliarvi anche il film. Ma tornando al nostro libro, possiamo aggiungere che, sebbene la storia sia impregnata di vita non vissuta fino in fondo, e di amarezza malcelata ma contenuta, Ishiguro la racconta con stile pacato, lento, mitigando stati d’animo che avremmo voluto avvertire con maggiore intensità. Tuttavia, l’autore resta fedele a se stesso ma anche al protagonista, la cui personalità non permette esuberanze caratteriali.

Una musica che accompagna i ricordi

Quel che resta del giorno è un romanzo rilassante, un viaggio interiore, una lettura che avvolge e regala una strana serenità malinconica, un pizzico di desolazione, quasi fosse una musica che riporta a galla tutto ciò che siamo stati e che – in quel che resta del giorno – ci insinua il dubbio che qualcosa possa ancora cambiare, che lo dobbiamo a noi stessi.

Il nostro parere su Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro

Quel che resta del giorno si avvale di una scrittura garbata, una carrellata di ricordi che scorrono lentamente sulla strada di un viaggio interiore che percorriamo piacevolmente insieme al protagonista, domandandoci quanto ci sia anche nel nostro vissuto di… non vissuto fino in fondo.

Tuttavia, Ishiguro usa uno stile pacato, lento, mitigando stati d’animo che avremmo voluto avvertire con maggiore intensità. La narrazione può risultare a tratti densa di rallentamenti, e può impedire di comprendere che in quel niente che accade, in realtà tanto sta accadendo.

Il libro

Kazuo Ishiguro
Quel che resta del giorno
traduzione di Maria Antonietta Saracino
Einaudi, 2016

Susanna Trossero

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