Punto in grammatica

Il punto in grammatica: alcune riflessioni sul punto fermo

La punteggiatura, o, se preferite, il punto in grammatica, ha sempre creato problemi tanto da indurre, nel tempo, attori e comici a ironizzare su questi apparentemente innocui e antichissimi segni convenzionali, con buona pace di Aldo Manuzio.

I punti fermi in grammatica: quali sono

Convenzionali, ma non per questo liberi da regole. Quando alle scuole elementari si studiavano ancora, i segni di punteggiatura, non rappresentavano di certo uno degli argomenti più stimolanti. Così, finite le lezioni, abbiamo cominciato a distribuirli nel testo seguendo più il nostro senso estetico che delle regole precise facendo nascere dei connubi particolari: !!!, ?!, ??? (e non dimentichiamo il punto esclarrogativo o interrobang) rischiando di incorrere nelle furie delle matita rossa della maestra di turno.

Legittimo, allora chiedersi a cosa servano. Servono a scandire il ritmo all’interno di un testo scritto e a riprodurre, per quanto possibile, le intonazioni del parlato (come scrisse Laura Pariani: “La virgola è un sospiro, il punto e virgola un respiro intero, il punto e a capo un silenzio”).

La punteggiatura svolge diverse funzioni, dalla segmentazione degli elementi di un testo: “Io scrivo, tu leggi”, alla demarcazione sintattica per stabilire una gerarchia all’interno dei componenti di un testo: “Se piovesse, resterei a casa”, “Sebbene faccia freddo, nel pomeriggio uscirò”; dalla funzione emotiva: “Wow!”, “Attento!”, “Che?”, a quella di introduzione del discorso diretto: “Ciao, come va? Dove vai?”.

Il punto in grammatica

Fra tutti i segni di interpunzione il punto, detto anche punto fermo, è quello dotato di maggiore intensità demarcativa perché serve a indicare una pausa forte o una vera e propria interruzione ed esercita una funzione di chiusura, poiché conclude un periodo, una frase o un pensiero.

Il punto in grammatica rappresenta un confine, ma non una barriera; al contrario può rappresentare un passaggio di testimone, come a dire: “Il mio turno – di parlare, scrivere, argomentare – è finito, ora tocca a te”. In tal senso alcuni studiosi raccomandano di non chiudere mai un messaggio di testo con un punto, per lasciare aperta la conversazione virtuale.

Nel senso esattamente contrario si colloca l’abusata espressione “punto”. “Devi fare così, punto!”. Con questa cui si enfatizza la fine forzata di una conversazione in cui chi parla non accetta una replica a quella che ritiene essere una verità incontrovertibile.

Foto | John Harris (British Library) [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

Natale Fioretto

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