Frédéric Mistral

Frédéric Mistral, passione provenzale

La storia dei premi Nobel è piena di curiosità e, naturalmente, è un ottimo punto di riferimento per scovare nuovi autori da leggere. Al momento sto curiosando (saltando da un sito all’altro) nella biografia di Frédéric Mistral, premio Nobel nel 1904 (insieme a José Echegaray).

Alcune opere di Frédéric Mistral

C’è chi trova che gli scrittori degni di Nobel non siano tutto questo gran divertimento. Tuttavia il premio si assegna dopo una copiosa produzione di opere, per cui c’è in genere un’ampia scelta tra opere maggiori e minori (ad esempio, di I. B. Singer ho sempre amato più i racconti che i romanzi). Motivo in più per leggere le opere di Frédéric Mistral.

Mirèio

La sua opera più importante, Mirèio racconta la storia di Mirella, fanciulla che si innamora di un canestraio e ma trova difficoltà da parte della famiglia. Ebbene sì, è ispirata in parte a Romeo e Giulietta e venne pubblicata, rendendolo famoso, quando l’autore aveva appena ventinove anni. Gli era costata otto anni di lavoro ed era composta da dodici canti.

Mistral, fondatore insieme ad altri intellettuali del movimento Félibrige, si impegnava per la valorizzazione della lingua provenzale (lingua in cui scrisse le sue opere), ma anche per un recupero di tutta la cultura della Provenza, fagocitata dalla lingua francese.

La regione del Félibrige è divisa in quattro mantenenço (Provenza, Linguadoca, Aquitania e Catalogna 2). A capo di tutti vi è un consistori di cinquanta (chiamato majourau), presieduto dal Capoulié, ovvero il capo dell’intero Félibrige. Il capo di ogni mantenenço è chiamato sendi (il quale è allo stesso tempo un majourau); e a capo di ogni scuola (come le suddivisioni della mantenenço sono chiamate) vi è un cabiscòu. I membri ordinari, illimitati nel numero, sono mantenire. Vengono inoltre organizzati incontri annuali e fetes. (Wikipedia)

Lou tresor dóu Félibrige

Impiegò infatti otto anni anche per dare forma al dizionario Il Tesoro del Felibrige, con cui dava una struttura alla lingua provenzale. Non aspirava però ad una indipendenza della regione. Il suo obiettivo non era sganciare la Provenza dalla Francia, ma valorizzarne l’identità e preservarne storia, lingua, cultura (sue, tra l’altro, le parole dell’inno provenzale), raccontarne il mondo rurale, come il senso religioso.

Premiato per il valore delle sue opere, Mistral aveva dalla sua una tenacia considerevole. Legò tutta la propria, ampia, produzione letteraria al suo progetto. Avrò mai il coraggio di leggere Mirella? Mai dire mai nella vita (anche se dovrei andare a caccia della traduzione italiana, apparentemente fuori commercio), ma se qualcuno di voi lettori fosse un appassionato di questo particolare scrittore mi piacerebbe conoscerne il parere.

Un giorno che padre e figlio andavano così per i campi, con i lunghi fasci di giunchi sulle spalle:
– Padre, – disse Vincenzo, – guarda il sole! Neri nuvoloni stanno per coprirlo. Se cresce il vento ci bagneremo, prima di arrivare a casa!
– Oh, – rispose il vecchio, – il vento agita le foglie, non pioverà… Se venisse dal Rodano sarebbe diverso.
– Quanta strada c’è per la fattoria degli Olmi?
– Sei miglia, – rispose il cestaio, – quello è il più grande podere della Grau! Ecco, non vedi il loro uliveto? C’è in mezzo qualche striscia di vigna e di mandorli. Ma il bello – riprese – (e di poderi simili non ce ne sono due sulla costa) il bello è che i filari sono tanti quanti sono i giorni dell’anno, ed in ciascuno gli alberi sono tanti quanti sono i filari.

Testo a cura di Mariantonietta Barbara
Foto | Desconegut, Public domain, attraverso Wikimedia Commons

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