Il grande Gatsby

Il grande Gatsby, capolavoro di Francis Scott Fitzgerald

Il grande Gatsby (titolo originale: The Great Gatsby) è un romanzo di Francis Scott Fitzgerald pubblicato per la prima volta a New York il 10 aprile 1925.

Chi è il grande Gatsby

Ma chi è questo Gatsby di cui Nick, il narratore, sente sempre parlare con grande ammirazione? Non si sa quasi nulla di lui, solo che è bello, ricco, pronto a dare feste scatenate e sontuose, il suo opposto insomma.

Nick è infatti un tipo tranquillo, riservato, senza manie di grandezza. Scoprirà un passo alla volta che Jay Gatsby non è altro che il primo amore di sua cugina Daisy, che ha sposato lo sportivo e infedele Tom.

Gatsby, una volta povero, millanta ora origini e status sociale ben diversi, al solo scopo di recuperare l’affetto di Daisy e strapparla al suo matrimonio infelice. Per un attimo gli sembrerà di averla riconquistata, ma un incidente dirotterà i suoi progetti e lo costringerà a guardare a Daisy con occhi diversi, prima di morire.

Un successo in libreria e non solo

Quando ero bambina Mia Farrow (che resterà per me la perfetta Daisy) e Robert Redford mi avevano stregata. Non sapevo, non potevo sapere, che Il grande Gatsby fosse un romanzo di fama mondiale e per decenni ho ahimè dimenticato di leggerlo. Quando mi sono decisa a farlo, sono sicura che fosse un’estate calda, ho preso tra le mani la traduzione di Fernanda Pivano e mi sono innamorata del romanzo.

Un tondo trasparente di luna splendeva sulla casa di Gatsby rendendo la notte bella come prima e sopravviveva al riso e al frastuono del giardino ancora illuminato. Un vuoto improvviso parve ora emanare dalle finestre e dalle grandi porte, avvolgendo in un isolamento totale la figura del padrone di casa, in piedi sulla veranda con le mani alzate in un gesto cerimonioso di addio.

Questa è l’immagine che ho conservato di Gatsby dal film e poi dal libro, conquistata dalla capacità di Fitzgerald di guardare alle contraddizioni della sua generazione, espresse sì dal doppio Nick/Jay, ma anche dall’inquieta Daisy, che non sa bene ciò che vuole e manipola il prossimo per restare sospesa in un agiato e promettente limbo.

Sembra che il futuro sia nelle mani e nei piedi piantati saldamente a terra di Nick, che osserva andare allo sfascio il futuro del suo paese. Infatti né i giovani agiati né i poveri (come il meccanico e sua moglie, amante di Tom), neppure i superficiali come Tom e i sognatori come Jay sembrano appartenere ad una generazione forte, che può essere il volto della nuova America.

Il grande Gatsby e la Generazione perduta

Fitzgerald, come Hemingway e come, tra gli altri, Miller, Steinbeck, Eliot, apparteneva alla Generazione Perduta, cresciuta a ridosso della prima guerra mondiale e avviata al crollo del 1929. Vedeva, nell’età del jazz, dello sbando, delle manie di grandezza, il vuoto di senso e di orizzonti che aveva colpito lui stesso tempo prima e, forse ne era consapevole proprio perché, come Nick, osservava ormai tutto da una certa distanza.

De Il grande Gatsby ci sono decine di versioni e minimum fax ne ha pubblicato una nuova traduzione ad opera di Tommaso Pincio. Le più conosciute riduzioni cinematografiche sono invece due: quella che potremmo definire classica ormai, con Redford e Farrow, e quella del 2013, diretta da Baz Luhrmann, con Di Caprio e Carey Mulligan (una versione muta è andata persa).

Qualunque sia la vostra scelta, credo sia l’estate perfetta per incontrare Jay Gatsby e farci qualche domanda sul nostro futuro, anche se non siamo più ragazzini.

Dimenticavo: se siete aspiranti scrittori dovete, ribadisco, dovete leggere Fitzgerald per imparare come un grande scrittore, come un grande pittore, possa regalarci un ritratto perfetto attraverso quelle che appaiono semplici pennellate.

Il libro

Francis Scott Fitzgerald
Il grande Gatsby
traduzione di Fernanda Pivano
Einaudi, varie edizioni

Recensione di Maria Antonietta Barbara

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