Onore, cortesia e coraggio. Questi i tre insegnamenti che il giovane Francis Scott Fitzgerald aveva appreso da suo padre, gentiluomo cattolico dalla moralità integerrima. Ma, ahimè, si sa che dei genitori più che le parole si guarda l’esempio. Fu così che furono i fallimenti economici del padre a pesare più di ogni altra cosa sull’idea di successo, ricchezza e frivolezza che fin troppo presto si formò il futuro grande scrittore.
Ma a onor del vero non fu tutta colpa sua. Iniziava allora quel periodo pazzesco che molti ricordano come l’Età del Jazz. Fu il periodo per antonomasia della brama di progresso e di modernità. Quei ruggenti anni Venti che correvano, scivolavano via velocissimi finché non andarono a schiantarsi contro la crisi economica del ’29.
Era terminata la Prima Guerra Mondiale; la gioventù che era tornata a casa con i suoi traumi e le sue disperazioni aveva solo voglia di lasciarsi tutto alle spalle; dimenticare più che ricostruire. A queste inquietudini personali si sovrappose quella sociale, somatizzata negli scioperi di fabbrica e nelle manifestazioni a carattere socialista, presto sedate dalla polizia.
Francis e Zelda
Tra questi venti di novità si forma il giovane Francis Scott Fitzgerald. Nel corso della sua breve esperienza militare conoscerà Zelda, che nella sua esistenza occuperà il posto di moglie, amante, compagna, madre di sua figlia, musa ispiratrice ma anche alter ego da soffocare, fino a essere la con-causa della sua rovina e della sua morte.
Con lei l’autore condividerà i successi, ma anche la fame di mondanità, le bramosie dell’apparire, di esserci. Ben presto i due diventeranno una coppia simbolo che probabilmente gli ultimi anni recitava, più che incarnarla, quella dissolutezza anticonformista di cui avevano fatto un totalizzante e pericoloso stile di vita.
I libri di Francis Scott Fitzgerald
Proprio per lei che non aveva intenzione di sposare un uomo povero, Fitzgerald si diede da fare per riscrivere il suo romanzo d’esordio. Inizialmente rifiutato, fu questo che lo sparerà dritto nell’Olimpo dei grandi nel 1920, quando verrà pubblicato con il titolo Di qua dal paradiso.
Fin troppo evidenti gli elementi autobiografici e i punti in comune tra l’autore e il protagonista della vicenda, Amory Blaine, affascinante, egoista e determinato oltremodo a raggiungere la fama con la poesia.
Belli e dannati
La raggiunta agiatezza e le personali trepidazioni portarono i coniugi Fitzgerald a condurre una vita da vagabondi. Sempre su e giù dall’Europa e poi a New York e ritorno, tra Parigi, la Costa Azzurra e Roma. Di questo modus vivendi si parla in definitiva anche nel secondo romanzo dell’autore, Belli e dannati, che nel 1922 ottenne un successo travolgente che replicò quello del suo primo lavoro, in cui si era identificata addirittura un’intera generazione di americani.
Anche qui, in Anthony e Gloria, si ritrovano quasi fossero dei controluce, i profili di Francis e Zelda, della loro vita così frenetica eppure così vuota, alla quale lo scrittore non riuscirà mai a porre un freno, neppure dopo i primi segni della schizofrenia che gli porterà via l’amata, gettandolo tra le braccia della bottiglia.
Il grande Gatsby, capolavoro di Francis Scott Fitzgerald
Il grande Gatsby esce nel 1925. Anche se oggi è quello che consideriamo il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, all’epoca fu accolto con assai poco entusiasmo.
La ben nota storia si ambienta a Long Island, zona alla moda dove lui stesso e Zelda si erano stabiliti. Si può considerare il grido di una generazione che non trova la forza di resistere al lusso a cui si è abbandonata – pur possedendo uno spiccato senso del peccato e della caduta – e sceglie di restare per sempre in balìa della debolezza d’animo e di tutta la depravazione di cui è capace la natura umana.
Tenera è la notte
Nove anni di gestazione ci vollero prima di veder dato alle stampe l’ultimo romanzo compiuto di Fitzgerald. Tenera è la notte vide la luce solo nel 1934. Del romanzo, che decretò il completo disastro letterario dell’autore, esistono ben sei versioni, compresa quella rivista da Malcom Cowley e che doveva essere la definitiva, ma che lo scrittore non riuscì a rivedere.
La trama consiste nell’incontro in Costa Azzurra della giovane attrice americana Rosemary, con un gruppo di espatriati americani in apparenza ricchi e interessanti, ma che in realtà rappresentano l’apice della disillusione, l’emblema della decadenza morale e materiale, nonché il picco del declino di una generazione che avendo ormai toccato il fondo, faticava a rialzarsi.
The last tycoon
All’ennesimo insuccesso, che coincise con una nuova ricaduta della malattia di Zelda che viveva ormai internata in clinica, Francis Scott Fitzgerald reagì cadendo in una profonda depressione. Provò a uscirne scrivendo il suo quinto romanzo rimasto incompiuto. The last tycoon, noto in Italia come Gli ultimi fuochi e recentemente ripubblicato con il titolo L’amore dell’ultimo milionario (2012).
L’azione si sposta nel mondo del cinema. Il protagonista, un produttore chiamato Monroe Stahr, non è altro che un Gatsby più maturo e triste, ma nonostante tutto ancora profondamente idealista. Dopo un terremoto in cui vengono coinvolti i teatri di posa di Hollywood, questi incontra una donna, una certa Kathleen, in cui rivede la moglie Minna morta cinque anni prima, e intraprende con lei una relazione senza futuro, perché lei sta per sposare un altro.
L’autore era arrivato a cominciare il sesto capitolo, quando un infarto lo uccise, il 21 dicembre 1940. La versione oggi conosciuta del romanzo è stata pubblicata postuma dal critico letterario Edmund Wilson che desunse la trama dagli appunti lasciati dallo scrittore.
La ricchezza è diversa da voi e da me: ha subito posseduto, subito goduto, e questo produce un effetto speciale. (Lettera di Francis Scott Fitzgerald a Ernest Hemingway)
Foto | Di The World’s Work (The World’s Work (June 1921), p. 192) [Public domain], attraverso Wikimedia Commons
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