Nostradamus, il famoso astrologo e veggente, è ancora oggi una figura affascinante e controversa. Le sue quartine, pubblicate nel 1555, sono state interpretate come profezie di eventi storici, da guerre e rivoluzioni a catastrofi naturali.
Il mito di Nostradamus, che mescola sacro e profano, seri studi di medicina con appassionate letture di stelle e pianeti in eterno movimento sopra le nostre ignare teste, ha attraversato i secoli, giungendo sino a noi, in questa nostra era saldamente governata dalla tecnologia e dall’intransigente sapere scientifico.
Nostradamus: il mito del veggente
Un percorso lungo, articolato che prese il là da una piccola e romanticissima cittadina della Francia meridionale come Saint Rémy de Provence. Lì infatti Nostradamus nacque nel dicembre del 1503. Il suo nome è Michel de Nostredame, mentre Nostradamus è uno pseudonimo.
Una famiglia benestante la sua, con tanto di padre notaio, che prima gli permise di ottenere a quindici anni il baccalaureato, poi di entrare all’Università, dove studiò con profitto matematica, retorica, astronomia e astrologia.
Tuttavia la peste interruppe bruscamente gli studi (amatissimi). Il giovane iniziò così a viaggiare in lungo e in largo per tutta la Francia, alla ricerca forse di un’erba miracolosa che potesse sconfiggere quel terribile flagello che svuotava le città e riempiva ogni giorno i cimiteri.
La sua fama col passare degli anni e la pubblicazione di una serie di almanacchi crebbe a dismisura, suscitando l’interesse della donna più potente del regno, quella Caterina de’ Medici che non solo lo volle caparbiamente a corte, ma che gli affidò anche le cure del figlio Enrico III. Nel 1523 Nostradamus aveva infatti ottenuto, dopo diversi, infruttuosi tentativi (la sua attività di speziale era guardata in tralice da tutte le Università) la laurea in medicina.
Centuries et prophéties ovvero le celeberrime quartine
Una fama crescente quella del grande occultista che proprio dalle celebri quartine, pubblicate in forma di volume nel 1555 sotto il titolo Centuries et prophéties, traeva la propria sostanza vitale. Il libro contiene 942 quartine che, secondo alcuni, predicono eventi storici come la Rivoluzione francese e la Seconda guerra mondiale.
Quartine che sapientemente mescolavano lingue diverse, univano elementi biblici e suggestioni pagane, offrendo divinazioni che, a dire il vero, apparivano, oggi come allora, dei veri rompicapi. Tra tutte spicca – rimbalzata di secolo in secolo – quella che in uno sfolgorio tutto sinistro, tutto minaccioso, preannunciò la morte del povero Enrico II (marito di Caterina de’ Medici) durante un carosello:
Il giovane leone il vecchio sormonterà
nel campo bellico in singolar tenzone
nella gabbia d’oro gli occhi perforerà
due ferite (o “flotte”) in una, poi morire, morte crudele.
Tuttavia, sostengono gli scettici di sempre (che non mancano mai di intorbidare il sogno o rovinare l’illusione), le quartine sono così ambigue che ogni interpretazione potrebbe essere considerata valida.
Una verità questa, ahimè, pressoché incontrovertibile. Non vi è dubbio che Nostradamus, mago o ciarlatano, visionario o impostore che fosse, non ha ancora smesso di affascinarci, visto che oggi, oltre quattro secoli dopo la sua morte (la gotta fu la causa della sua dipartita, il 2 luglio 1566), siamo qui a ricordarne la vita, a celebrarne, in un modo o l’altro, gli indimenticabili trascorsi.
Foto | pictrider via Depositphotos
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