Ozaki Kōyō

Un profilo di Ozaki Kōyō, figura chiave della letteratura giapponese

Ozaki Kōyō (1868-1903) può essere considerato, a buon diritto, una figura chiave della letteratura giapponese di fin de siècle.

A lui il merito (certo non piccolo, certo non trascurabile) di essere riuscito a fondere la vena realista europea con la tradizione nipponica. Nel corso della sua breve vita diede corpo a tutta una serie di capolavori. Serie iniziata con Le confessioni d’amore di due religiose, pubblicato nel 1889, e culminata con il romanzo postumo (ultimato dall’amico e discepolo Oguri Fūyō) Il demone dell’oro.

Ozaki Kōyō e l’amore per la letteratura

Una passione per la letteratura che Kōyō avvertì presto. Abbandonò, infatti, la prestigiosa università di Tokyo, uno dei più importanti atenei di tutto il Giappone, per fondare Gli amici del calamaio, associazione letteraria che avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella divulgazione del pensiero di tanti giovani scrittori, desiderosi solo di dare nuovo slancio al romanzo giapponese.

Se, infatti, Le confessioni di Ozaki Kōyō, il suo primo grande successo, hanno un’ambientazione lontana (siamo in pieno Quattrocento, quando nella terra del Sol Levante infuriava la guerra civile), le altre opere mettono in luce un Giappone preferibilmente contemporaneo, agli albori dei grandi cambiamenti che il Novecento avrebbe poi messo rumorosamente in moto.

Tuttavia la vita del giovane scrittore e poeta (Ozaki Kōyō compose anche diversi haiku) venne falciata via dalla malattia. Lasciò incompiuto, come dicevamo all’inizio, la sua opera oggi più celebre e letta Il demone dell’oro (noto qui in Italia anche come L’usuraio). Testo che, solo grazie alla devozione del suo discepolo prediletto, vide la luce due anni dopo la scomparsa dello scrittore.

Subito il romanzo, apparso a puntate su un noto giornale del Paese, venne acclamato in egual misura da critici e lettori. Ben presto si trasformò in una sorta di opera cult della letteratura nipponica, chiave di volta del romanzo realista in “terra di Levante”. Al suo centro il costo della modernizzazione di un’intera società, dove il potere del denaro travolge e snatura, accieca e disumanizza irrimediabilmente.

Foto | Di sconosciuto [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

Giorgio Podestà

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