Livia De Stefani

Livia De Stefani e la Sicilia nei suoi racconti di ribellione

La Sicilia, la terra in cui nacque, ma abbandonò per Roma quando aveva solo diciassette anni, fu la grande, divorante protagonista delle sue opere. Romanzi e racconti in cui l’isola della sua infanzia venne messa duramente sotto accusa. Senza remore e distaccatasi dal suo ruolo di ricca ereditiera siciliana, Livia De Stefani (1913-1991) puntò il dito contro quella sua identità patriarcale che soffocava e uccideva, ammorbando l’aria, avvelenando impietosamente i giorni di vite già segnate. Già perdute.

Solo a Roma Livia De Stefani trovò gli stimoli di cui aveva bisogno. Le frequentazioni letterarie con personaggi del calibro di Maria Bellonci, Elsa Morante e Vitaliano Brancati l’aiutarono a trovare la propria voce, a dare corpo a quella sua vocazione di scrittrice che nel 1953 stupì il mondo con La vigna di uve nere.

Un romanzo tradotto in diverse lingue, dove la Sicilia mostra il suo volto forse più arcaico e terribile. Un successo che la spronò a scrivere ancora, a dare ascolto a quella sua vena profonda, nutrita di sicilianità. Una sicilianità nel suo caso però diversa, fatta di sdegno e ribellione, pronta ogni volta a rompere col passato. A mettere sotto accusa un’intera isola.

Bella e intelligente, i giornali dell’epoca vi andarono a nozze. I vari archivi fotografici ce la mostrano elegantissima nella sua casa romana o dietro la macchina da scrivere, pronta a lanciare i suoi temibili J’accuse. Immagini in cui un alone appena algido sembra sostenerla e allontanarla, mentre nel suo futuro, racchiuso tutto nella pupilla aristocratica, s’annunciano altre storie, nuove vicende da raccontare al pubblico: da La signora di Cariddi, romanzo su una duchessa siciliana alla deriva a La mafia alle mie spalle, uscito solo poco mesi prima della sua scomparsa, ma che tanto clamore e polemiche causò in Sicilia (e altrove).

L’incipit de “La signora di Cariddi” di Livia De Stefani

Per invogliarvi alla riscoperta di una scrittrice oggi quasi dimenticata, vi lasciamo con l’incipit de La signora di Cariddi, pubblicato nel 1971:

L’incontro con Emanuela Lolli duchessa di Cariddi era durato assai meno del previsto. Sicché l’Avvocato si trovò davanti una mezz’ora libera. Cosa altrettanto insolita, una volta all’aperto l’Avvocato alzò gli occhi dalla punta delle sue scarpe e li volse oziosamente in alto. C’era un pallido cielo di febbraio che scorreva dietro nuvole sporche verso i monti di Tivoli chiazzati di verde.

Foto | Paolo Monti, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

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Giorgio Podestà

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