Con l’avvicinarsi del Natale, tornano anche le domande sugli strani comportamenti di Babbo Natale. Per esempio: perché entra in casa attraverso un camino? E, ancora più importante, perché dice sempre Oh, oh, oh? Secondo l’opinione quando Babbo Natale fa oh oh oh sta ridendo, ma le cose non sono così semplici.
Secondo l’Oxford English Dictionary, un doppio o triplo “oh” era usato per esprimere “derisione o risata beffarda” forse già alla fine del XII secolo. In tal senso era sicuramente in uso dal XVI secolo. Un “oh” da solo, invece, poteva indicare “sorpresa, ammirazione, esultanza (spesso ironica), trionfo, oppure scherno”.
Le tre oh di Babbo Natale e il loro significato nel tempo
Non è che Santa Claus derida o schernisca, questo no. Tuttavia bisogna ammettere che c’è qualcosa di alquanto insolito nel modo in cui entra ed esce dalle nostre case di notte, senza farsi scoprire. Questa benevola malizia merita senza dubbio un triplice “oh” dai toni trionfali.
Che poi, a ben pensarci, il mito di Babbo Natale porta con sé un carico di inganni. Da un lato abbiamo i genitori che si adoperano perché i figli non scoprano la verità, dall’altro i bambini che fanno di tutto per scoprire l’uomo barbuto che entra in casa in maniera disinvolta.
È proprio in tale contesto che si inseriscono le prime menzioni del verso “oh, oh, oh” in relazione al simpatico vecchio che porta regali.
Le prime attestazioni della voce di Babbo Natale come oh oh oh
Nel 1877, per esempio, su alcuni giornali venne pubblicato un racconto di John Brownjohn in cui un giovane zelante di nome Miltiades Peterkin Paul infila una sorta di trappola metallica nella propria calza nella speranza di incastrare la mano di Babbo Natale. (Per inciso, ricordiamo che nella nostra tradizione la calza è tipica della Befana, mentre nel mondo di lingua inglese, e non solo, è Santa Claus a riempirla). Si legge nel racconto:
Allora mi precipiterò di sotto in un istante e lo libererò. Oh! Oh! Oh! Presto sapremo se qualcuno può vederlo realmente.
Poi alla fine Miltiades cattura suo nonno, non Papà Noël!
Una decina di anni dopo, il Clyde Mail del Kansas pubblica un annuncio di Babbo Natale in persona, il quale aveva appena consegnato giocattoli e altri cose stupefacenti in un negozio locale. Dice Babbo Natale:
Ah! Ah! Ah! Oh! Oh! Oh! Salve, bambini! Non mi avreste cercato così presto, vero?
Canzoni e libri di autori famosi
Il legame di oh, oh, oh con Babbo Natale ha continuato a rafforzarsi anche quando le sfumature lessicale hanno cominciato a svanire. Questo grazie al fatto che è stato mantenuto vivo in canzoni e storielle tipicamente natalizie.
Nel 1867, ad esempio, William B. Bradbury pubblicò un innario che includeva una canzone su Babbo Natale e il suo albero di Natale. “Oh, oh! Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh” diceva la canzone.
L’anno precedente, Benjamin Russell Hanby aveva pubblicato musica e testo di Santa Claus, canzone oggi meglio nota come Up on the Housetop. Nella versione originale di Hanby si diceva: “O! O! O! Who wouldn’t go”. Agli inizi del XX secolo, però, chi la cantava aveva già iniziato a sostituire quelle “O” con “Ohs”. Quando Gene Autry pubblicò, quindi, la sua famosa versione nel 1953, divenne Up on the House Top (Oh! Oh! Oh!).
Anche l’autore de Il mago di Oz, L. Frank Baum, ha contribuito a rendere popolare il verso di Babbo Natale. Nel suo libro Vita e avventure di Babbo Natale, siamo nel 1902, il personaggio principale canta questa allegra canzone mentre la slitta prende il volo (traduzione di Bérénice Capatti per Rizzoli):
Con un oh, oh, oh!
E un ah, ah, ah!
E un oh, oh, ah, ahi!
Ce ne andiamo in viaggio
sulla neve e sul ghiaccio
allegri più che mai!
Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che oh, oh, oh soppiantasse del tutto ah, ah, ah come risata preferita di Babbo Natale. In Santa’s Workshop, per esempio, cortometraggio animali di Disney del 1932, Babbo Natale esclama chiaramente “Ah! Ah! Ah!” e non tre “Oh!“ mentre consulta le letterine e ispeziona i giocattoli.
Oh, oh, oh diventa finalmente il verso di Babbo Natale
In ogni caso l’associazione dell’interiezione con l’allegria era già abbastanza forte a metà del XX secolo, tanto che quando il produttore di ortaggi Green Giant creò un jingle per il Jolly Green Giant all’inizio degli anni ’60, venne fatto registrare al cantante Len Dresslar un rimbombante “oh, oh, oh” dopo la parola “jolly”.
L’appropriazione della frase da parte del Jolly Green Giant non sembrò indebolire il marchio sonoro di Babbo Natale. E a giudicare dal numero di bambini che oggi rispondono alla domanda: “Chi dice oh, oh, oh?” con un sonoro “Babbo Natale!”, è chiaro che ride meglio chi ride per ultimo!
Una curiosità ortografica
In italiano la risata di Babbo Natale va trascritta con “Oh, oh, oh” e non come “ho, ho, ho”. In quest’ultimo caso, infatti, è la prima persona dell’indicativo presente del verbo avere e non certo un suono onomatopeico per una risata!
Infine, dobbiamo precisare che il riferimento è al mondo di lingua inglese perché è da lì che ci viene la tradizione di Babbo Natale come la conosciamo oggi (anche se, in origine, nasce da san Nicola, come ben spiega Arnaldo Casali nei suoi racconti Accadde a Natale, editi da noi della Graphe.it edizioni)
Via | Mental Floss
Foto | The Miriam and Ira D. Wallach Division of Art, Prints and Photographs: Picture Collection, The New York Public Library. “My hope–that Santa can enter while you are asleep and leave lots of presents for all.” The New York Public Library Digital Collections.
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