Epicureismo e stoicismo

Epicureismo e stoicismo: cosa sono, analogie e differenze

Li abbiamo (forse) studiati al liceo nel corso di filosofia. Ma ci ricordiamo ancora qualcosa di epicureismo e stoicismo?

Andiamo a fare un breve recap di queste due correnti filosofiche, fra le principali del periodo ellenistico (insieme allo scetticismo): potrebbe essere utile sia per chi aveva bigiato le ore di filosofia, sia per chi approccia ex novo l’argomento. O anche per chi si accinge a fare le parole crociate, perché no?

Epicureismo: significato in breve

Come si evince dal nome, l’epicureismo è la filosofia nata alla scuola di Epicuro. In realtà, qui si complicano subito le cose in quanto con il termine epicureismo si indicano:

  • la filosofia originaria di Epicuro, quindi il pensiero di Epicuro;
  • la storia dei pensatori seguaci di Epicuro o che si sono rifatti alla sua enunciazione a partire dal IV secolo a.C.

Di solito, visto che quando si parla di epicureismo ci si riferisce soprattutto alla seconda corrente, ecco che si parla di dottrina epicurea.

Questo tipo di filosofia nasce in quel clima di delusione politica sorto dopo la caduta della democrazia ateniese, motivo per cui questa ricerca filosofica è volta a cercare di garantire all’uomo la “tranquillità dello spirito”.

Per giungere a questo scopo, Epicuro si basa su tre concetti:

  • sensismo: la sensazione è il criterio della verità e il criterio del bene, identificato col piacere;
  • atomismo: le cose si formano e mutano grazie all’unirsi e al disunirsi degli atomi. Da qui deriva il fatto che le sensazioni nascono come azione di strati di atomi, originati dalle cose e che influenzano gli atomi dell’anima;
  • semi-ateismo: per Epicuro gli dei esistono, ma non hanno nessun ruolo nella formazione e nel governo del mondo.

Fra i più noti seguaci di Epicuro (detti epicurei) ricordiamo Lucrezio.

Filosofia pratica

Per gli epicurei, la filosofia diventa la via di accesso alla felicità intesa come atarassia, cioè la liberazione da paure e turbamenti, l’imperturbabilità in pratica. Il tutto senza dimenticare il raggiungimento della piacere.

Un tipo di filosofia alquanto pratico, dunque.

Per raggiungere la felicità gli uomini devono, secondo la teoria del quadrifarmaco:

  1. liberarsi della paura degli dei;
  2. liberarsi anche della paura della morte;
  3. essere consapevoli del fato che la felicità è raggiungibile;
  4. essere consapevoli della brevità del dolore.

Per gli epicurei, il piacere è il fondamento dell’etica. Il piacere viene inteso come assenza di dolore (aporia) e assenza di turbamento (atarassia).

Stoicismo: significato e filosofia

Lo stoicismo, invece, è una filosofia creata nel 300 a.C. ad Atene da Zenone di Cizio. Come corrente filosofica è razionale, determinista, panteista e dogmatica, tendenzialmente ottimista.

Per gli stoici erano fondamentali le virtù dell’autocontrollo e del distacco dalle cose terrene, anche qui raggiungendo l’ideale dell’atarassia. Secondo gli stoici, per raggiungere la saggezza, bisogna dominare le passioni. Per fare ciò l’essere umano deve liberarsi da idee e condizionamenti della società.

Ma attenzione: non vuol dire che deve isolarsi dagli altri! Anzi, gli stoici raccomandano la pratica dell’aiuto ai bisognosi.

Proprio a causa della concezione fatalistica dell’universo (è nell’ordine della natura realizzare un piano universale razionale perfetto), col termine stoico attualmente si indica una persone che tende a sopportare coraggiosamente sofferenze e disagi senza lamentarsi.

Alla scuola dello stoicismo si ispirarono anche Seneca, Catone Uticense e Plinio il Vecchio. E pure Cicerone ci fece un pensierino.

Gli stoici erano soliti suddividere la filosofia in tre discipline:

  • logica: è il procedimento del conoscere;
  • fisica: si interessa dell’oggetto del conoscere;
  • etica: si occupa della condotta relativa alla natura razionale dell’oggetto.

Per gli stoici, l’universo è governato da Dio, inteso come ordine razionale. Inoltre la fisica è fondata su due principi: quello passivo (la materia) e quello attivo (Dio che dà forma alla materia).

Per quanto riguarda l’etica, per gli stoici l’uomo deve vivere secondo natura, in pratica secondo ciò che indica la ragione. Tutte le azioni che seguono le linee guida della ragione vengono definite doveri e quindi la virtù consiste nello scegliere sempre ciò che “dobbiamo fare”. In quest’ottica le emozioni diventano una malattia dell’anima che i saggi devono abbandonare (apatia).

Analogie tra epicureismo e stoicismo

Seppure così diverse, effettivamente ci sono alcune analogie fra epicureismo e stoicismo. Entrambe queste scuole di pensiero videro la luce durante l’ellenismo.

Nate tutte due nel IV secolo a.C. in Grecia, entrambe hanno come scopo quello di far raggiungere all’uomo una vita libera e felice. Tutte e due, poi, suddividono il loro sistema di pensiero in maniera ordinata:

  • teoria della conoscenza;
  • fisica;
  • etica.

Tuttavia da qui in poi partono le differenze fra le due scuole.

Epicureismo e stoicismo differenze

Epicureismo e stoicismo differiscono sotto diversi aspetti. Partiamo dalla vita sociale. Se tutte e due le correnti hanno come fine ultimo quello di raggiungere la felicità dell’uomo, gli epicurei tendono a seguire la norma del “vivi nascosto”, mentre per gli stoici il saggio deve partecipare attivamente alla vita comunitaria, aiutando i bisognosi.

Anche per quanto riguarda le divinità le due scuole sono contrapposte. Per gli epicurei gli esistono, ma vivono negli spazi fra i mondi, disinteressandosi del tutto del mondo e dell’uomo. Gli stoici, invece, credono nel determinismo.

Un’altra differenza fondamentale riguarda il fatto che per l’epicureismo è importante educare i propri desideri: per Epicuro un uomo infelice è quello che desidera ciò di cui non ha bisogno. Se si imparasse a desiderare solamente le cose necessarie e naturali, ecco che potremmo essere felici.

Per gli stoici, invece, la vita è fata di eventi su cui non possiamo avere nessun controllo, fra cui malattia, povertà, disgrazie e morte. L’uomo non può fare nulla per scongiurare questi terribili eventi se non aspettare e sperare che il tutto passi senza danneggiarci troppo. Quindi per uno stoico vivere vuol dire essere pronto ad affrontare tutti i problemi che possono intralciarci il cammino, anche quelli di cui non abbiamo colpa. Lo stoico sopporta tutto senza lamentarsi e non cercherà di agire seguendo i propri impulsi.

Questo vuol anche dire che un epicureo i problemi se li fa scivolare addosso, non considera neanche la loro esistenza, mentre uno stoico li affronta con rassegnata sopportazione.

Foto | British MuseumPaolo Monti, attraverso Wikimedia Commons

Nymeria

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