Quasi niente

Quasi niente: l’esplorazione di Valentino Ronchi sull’essenza della vita

Quasi niente di Valentino Ronchi, pubblicato da Fve editori è un romanzo che ci offre calma, ci induce a rallentare in una lettura che sa fare molto di più che renderci smaniosi di andare avanti: ci avvolge e rasserena. Ronchi è un autore altrettanto avvolgente così come la sua prosa: scrive di poesia, di bibliofilia, è stato più volte premiato e sa certamente come abbracciare la scrittura.

Quasi niente: ricordare i doni del destino

L’incipit funziona fin da subito. Siamo nel 1934 e Vladimir – un ebreo russo cresciuto a Parigi –  scrive una lunga lettera all’amico Louis. Entrambi si sono distinti come ottime menti, alla Sorbona ed è là che si sono conosciuti. È seduto in un caffè francese, la carta è di filigrana. Vladimir è un giovane professore e conserva nel cuore il ricordo di due ragazzi.  “Ma per capire, per quanto è possibile, la nostra piccola, cara vicenda, occorre tornare indietro di un po’, alla fine del 1932, quando i tre ancora non si conoscevano, e da lì, tempo al tempo, risalire”, cita il narratore onnisciente.

Protagonisti di un gennaio lionese

In questa storia si muove Alina, slava, che il sorriso lo regala ai pochi di cui si fida, una bellezza che ti coglie impreparato. E Philippe, sfrontato all’apparenza ma animo sensibile che si diletta a scrivere i suoi pensieri in un quaderno. Due ragazzi, la loro vita, lo studio lui e il lavoro lei, le famiglie, sogni, leggerezza o profondità. Poi c’è Vladimir, il professore, più o meno di dieci anni più grande ma molto di più lo separa da loro. Non si tratta di un dato anagrafico ma di un ruolo ben distinto.

Quasi niente mette in scena tre vite che a un certo punto, per volere del destino, si incrociano in un gennaio lionese, complice la giovinezza e un liceo di 750 studenti, fratello di un parco che inizia dove l’altro finisce o viceversa. Parco e scuola ognuno con la propria storia, ma collegati a tal punto da averne creato anche una comune, condivisa con gli studenti e i professori.

Una voce da brava persona

Si resta colpiti non tanto dalla trama, che rappresenta un incontro – e tante sono le storie in cui gli incontri danno vita alla narrazione la realtà stessa è un susseguirsi di incontri che supera la fantasia. No, c’è ben altro: uno stile garbato, elegante, una voce narrante e rispettosa che fa accomodare il lettore all’interno della storia che racconta, una voce da… brava persona, che osserva e trasmette la delicatezza che vede.

Senza leggere, a braccio, senza appunti, senza libri, cercando sempre dentro sé stesso le cose da dire. Quando rallentava, per pescare il nuovo spunto, sembrava frugare nella sua mente, e abbassava appena lo sguardo, una frazione di secondo, osservandosi le mani. Ma era un attimo, le parole avevano un ritmo e un’andatura formidabili.

Quando la vita ti insegna a proseguire

E poi le ambientazioni: sono delineate al punto che si respira la stessa aria dei protagonisti, si vede ciò che loro vedono, e si vive tra strade e cieli e bar e platani o nuvole divenendo noi stessi personaggi.

Potrebbe sembrare un romanzo d’amore, ma sarebbe riduttivo liquidarlo in questo modo… Forse è “soltanto” la vita, quella vera che non sai dove ti porta, perché ti ci porta, ma che elargisce doni inaspettati e si ciba di incontri e storie. Quella che mai può dirti come andrà a finire ma che ti insegna a proseguire perché

la vita è ovunque: è nei giorni, nei libri, nelle decisioni. Basta che ne prendi una, e lei ci si può muovere dentro, si manifesta.

Quasi niente: un romanzo incontaminato

Un romanzo che ci parla di semplicità, ma non di banalità. Incontaminato, è la parola giusta. Ma è anche un tributo ai pensieri del filosofo Vladimir Jankélévitch.

E si rivela una carezza letteraria che contiene un messaggio illuminante, una perla di saggezza che dovremmo tutti far nostra: il momento opportuno è un lampo cui bisogna farsi accecare, non pararsi gli occhi.

Il libro

Valentino Ronchi
Quasi niente
FVE, 2024

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Susanna Trossero

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