I Monteleone

I Monteleone: Lucia Tilde Ingrosso racconta una famiglia colma di ricchi ricordi

Le famiglie, qualsiasi famiglia, desiderano apparire perfette. Le famiglie abbienti e nobili lo desiderano ancora di più. Tanto che a qualcuno può venire il sospetto che, per i ricchi, sia davvero difficile mostrarsi così in armonia con il mondo poiché

i panni sporchi si lavavano rigorosamente in famiglia, mentre in pubblico non si faceva intravedere una crepa, mai. E l’immagine che emergeva era sempre stata quella della massima coesione e compostezza.

I Monteleone

Essere in grado di navigare in tale compostezza mantenendo alta l’attenzione dei lettori, raccontare vicende private intrecciandole con la Milano da bere di oggi e contemporaneamente dare sfarzo a ciò che era la nobiltà ricca degli anni ’30 non è un’impresa semplice, ma Lucia Tilde Ingrosso ne I Monteleone (Baldini+Castoldi), ci riesce. E fa anche qualcosa in più.

Lo stile di Lucia Tilde Ingrosso

La scrittrice presenta un romanzo (una saga familiare lunga cinque generazioni), ma anche un giallo poco velato di opportunismo e misteri. Perché sono proprio i misteri a rendere queste pagine una goduria estiva. Per una volta ammettiamolo: siamo lettori e lettrici voraci che amano gli intrighi e le passioni, i segreti e gli amori. Ci piace leggere dello snobismo dei ricchi alle prese con le malvagità dell’umana follia, e contemporaneamente ci struggiamo di fronte a una storia d’amore lunga un secolo.

Perché alla fine, queste saghe, quando ben scritte, ci entrano nel cuore e lì trovano riparo per germogliare. E farsi amare.

Ma torniamo a I Monteleone.

I Monteleone: una saga familiare

Una famiglia non numerosa, poche le nascite recenti, e pochi amici fidati, si ritrova per il compleanno di nonna Silvia. Tra cugini, nipoti (una a dire il vero), il marito Ignazio e cognate più o meno ben volute la festa è un momento di gioia, sfoggio di cultura e alta moda. E dolorosi ricordi.

Il treno era affollato, ma non era questo che preoccupava Luisa. A un certo momento, decise di fare un gioco: accompagnare il movimento del treno con il ritmo del suo respiro. Pensava: se riesco a sostenere questa armonia tra la mia volontà e il moto, il treno non si fermerà. Erano quasi le due di notte, quando sentì ciò che più di tutto temeva: la frenata stridente del convoglio. A lei e Giuliano occorsero vari minuti perché si riscuotessero dal loro torpore. Quando guardarono fuori dal finestrino, scorsero il cartello che indicava “Chiusi”. Poi, per un po’, restarono inerti, immobili sui sedili di velluto rosso con le foderine di tela, di colpo ridicoli nella loro pretesa di comfort. Quindi si ritrovarono sul marciapiede della stazioncina bombardata.
Fu Luisa a prendere in mano la situazione.
“Mi potete indicare dove possiamo trovare un albergo?” domandò al ferroviere, che nell’oscurità non aveva maggior consistenza di un’ombra.
“A Chiusi non c’è che un albergo, tutto occupato dai tedeschi. Domani mattina potrete tentare in qualche casa privata. All’albergo è quasi inutile provare”.

Avanti e indietro nella storia

Sono proprio i ricordi a susseguirsi tra le pagine del romanzo. Continui flashback narrano la famiglia negli anni, e mentre nel presente si ritrovano lettere dimenticate, il passato continua a ferire e a pretendere attenzioni. Dagli anni Trenta al presente, dalla Seconda guerra mondiale all’infanzia dei singoli figli e nipoti, fino all’alta moda di oggi.

Le prime pagine pretendono attenzione. È difficile districarsi tra i tanti nomi della famiglia (ma all’inizio del romanzo viene saggiamente riportato l’albero genealogico) e i salti temporali. Eppure, mentre procede la lettura ci ritroviamo allacciati a ogni vicenda, di ieri e di oggi, e assaporiamo i momenti in cui i segreti trovano la fine, o dovrebbero. Facciamo congetture mentre queste vite ci scorrono sotto agli occhi e riconosciamo i luoghi di Milano. La Milano che si fa amare.

Una lettura estiva che conquista, una famiglia che vorrei continuare a conoscere.

Il libro

Lucia Tilde Ingrosso
I Monteleone
Baldini+Castoldi, 2023

Anna Fogarolo

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