Sotto i denti

Sotto i denti: Elena Zuccaccia e l’unità frantumata dell’esistenza

Le parole, avrebbe detto Virginia Woolf, sono come strati geologici tra le cui pieghe si nascondono segreti, vivono voci lontane, si solidificano significati in trasformazione. Un’esplorazione profonda che la raccolta poetica Sotto i denti di Elena Zuccaccia (Pietre vive editore) persegue quasi ossessivamente, puntando, proprio attraverso la parola, a trattenere o a ricomporre, almeno in parte, l’unità frantumata dell’esistenza. Un’esistenza a cui inesorabilmente apparteniamo ma che ugualmente ci elude. Ci nega ostinatamente l’accesso. Ci sottrae con puntualità al ricordo. Un minuetto talora grottesco, talaltra soltanto doloroso. In quell’essere noi e non altro si erige una barriera invalicabile. In quel masticare ordinato o forsennato, paziente o violento, si cerca caparbiamente e, a più riprese, una rivelazione. Un affioramento di verità. Di possibile riconoscimento ed identificazione.

Sotto i denti

Parole e significato sembrano allora trasformarsi, cedere proprio sotto i denti, tra i sentieri della lingua, come in una riemersione dal non sentire. Dal non essere. Dall’oblio stesso che non può, per definizione, conoscere memoria.

Lo sai i sinonimi non esistono
dimenticare allontana dalla mente
scordare allontana dal cuore
il problema è andare avanti
dimenticare senza scordare
documentificare
con la lingua, che vale più del sangue (pag 19).

Una orizzontalità che, tuttavia, vorrebbe essere verticale e diventa allora per noi impossibile non pensare – come in uno specchio rovesciato all’improvviso – agli indimenticabili versi di Sylvia Plath. Alla sua agognata orizzontalità: la morte. Il dissolvimento.

io sono orizzontale
ma preferirei essere verticale
un albero con radici
nel suolo (pag. 48)

Resta però di fatto una superficie nera dove i dettagli del vivere, dell’amare, del morire (di noi e delle cose), baluginano come zattere alla deriva, come naufraghi senza un vero volto, ma di cui vediamo ora un braccio. Ora la nuca. Ora solo la pupilla dilatata. Frammenti di cui siamo protagonisti o testimoni transitori, mentre l’oltre e l’altro avanzano e indietreggiano in un moto inarrestabile. Sempre uguale a se stesso. In extremis la nominazione oppone allora un tentativo disperato di salvezza o, forse, soltanto di salvataggio di noi tutti. Noi che siamo in frantumi (e alla deriva) insieme a tutti gli altri.

Il libro

Elena Zuccaccia
Sotto i denti
con illustrazioni di Pierpaolo Miccolis
Pietre vive, 2023

Giorgio Podestà

Avatar Giorgio Podestà

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.