Alex Connor ci porta nuovamente a Venezia. Le vicende narrate in I Lupi di Venezia, primo libro della serie omonima, proseguono ne I cospiratori di Venezia.
I cospiratori di Venezia
Siamo nel XVI secolo. Marco Gianetti, un tempo assistente di Tintoretto, deve fare i conti con le azioni che lo hanno portato ad essere uno degli uomini più ricchi di Venezia. Dopo essere stato corrotto dallo scrittore Pietro Aretino, il quale lo tiene in suo pugno minacciandolo di rivelare a tutti il fatto che non sia lui, Marco, il vero erede della ricchissima famiglia Gianetti, ecco che Marco si ritrova ad essere odiato da tutto il ghetto ebraico: sua la colpa di aver taciuto e di aver permesso che un innocente, Ira, suo amico, venisse giustiziato per un crimine che non aveva commesso.
Mentre Marco tenta di venire a patti con la propria coscienza ecco che a Venezia si scatenano una serie di brutali delitti. Fra le vittime c’è anche la figlia di Nathaniele der Witt, speziale olandese preso di mira dall’Inquisizione, il quale continua a indagare per scoprire chi si celi dietro gli omicidi. Le sue indagini lo porteranno a incontrare Tintoretto, Caterina Zucca, una delle cortigiane più ambite di Venezia e il mercante francese Lauret, mentre la sua stria si interseca anche con quella dello scrittore Pietro Aretino, della spia Adamo Battista e della cortigiana Tita Boldini . Accanto a loro si muoveranno vecchi e nuovi personaggi, le cui vicende si intrecciano su uno sfondo pericoloso: chi sono i misteriosi Lupi di Venezia? E perché sono di nuovo a caccia?
Per comprendere meglio la storia
Un consiglio. Leggete prima I Lupi di Venezia in quanto I cospiratori di Venezia ne è il diretto seguito.
Se è vero che nel secondo romanzo vengono più volte citati gli avvenimenti del primo (anche fin troppo: se ha senso dire nei primi capitoli che Ira è stato accusato ingiustamente della morte della sorella Rosella e per questo è stato giustiziato, non ne ha altrettanto continuare a ribadirlo negli ultimi capitoli in quanto ormai si era più che capito cosa fosse avvenuto per sommi capi nel primo libro), ci sono molti dettagli che vengono continuamente e volutamente omessi.
Stile e personaggi
Lo stile di scrittura è scorrevole e veloce anche per quanto riguarda i dialoghi. Non altrettanto possiamo dire per lo svolgimento della trama: soprattutto durante la parte centrale sembra arenarsi continuando a ripetere sempre le stesse cose, salvo poi accelerare nel finale che non è un finale in quanto la trama continuerà nel prossimo romanzo e la soluzione del giallo a cui giungono i protagonisti, a detta stessa di uno di loro, non è quella corretta.
Anche i personaggi de I cospiratori di Venezia sono descritti bene, sia i vecchi che i nuovi. Unica pecca: è difficile empatizzare con qualcuno di loro. La storia procede tramite diversi punti di vista, soprattutto quelli di Marco Gianetti e di der Witt, ma anche altri hanno i loro capitoli. Tuttavia, al di là della mera ricerca dell’assassino, è veramente arduo affezionarsi a qualcuno di quelli principali. Si ha quasi la sensazione che si passino il testimone di protagonista l’uno con l’altro, ma senza che nessuno di loro abbia il coraggio di diventarlo effettivamente. Tanto che, verso la fine, quasi quasi si finisce col tifare per uno dei “villain”.
Un classico romanzo “di mezzo”
C’è anche da dire che I cospiratori di Venezia è il romanzo di mezzo, per cui soffre di una certa aura di “passaggio” che alla fine, quando leggi l’ultima parola, ti lascia in bocca quasi un senso di incompiuto. Bisognerà valutare meglio una volta letto l’ultimo romanzo della serie.
Il libro
Alex Connor
I cospiratori di Venezia
traduzione di Tessa Bernardi
Newton Comtpon Editori, 2020
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