Il destino, si sa, può essere estremamente beffardo. Bastone e carota vengono amministrati e alternanti con fredda, ma perfetta, disinvoltura quasi a ogni piè sospinto. Una verità questa che ci sembra poi calzare a pennello per la categoria dei talentuosi, ovvero di tutti coloro che versati nella scrittura diventano vittime del Fato (o forse solo del Caso) che capricciosamente dona loro celebrità postuma. La fama, insomma, che divampa solo dopo la loro triste e spesso misconosciuta dipartita.
Così eccoci qui a stilare una lista di libri postumi. Una sorta di classifica di quegli scrittori e poeti che hanno visto (si fa per dire) salire vertiginosamente le loro quotazioni dopo la morte, grazie alla pubblicazione del loro sofferto (e in alcuni casi snobbatissimo) capolavoro.
10 libri postumi
Emily Dickinson, Tutte le poesie
Una figura ormai quasi leggendaria quella di Emily Dickinson. Chiusa tra le mura di casa, eternamente vestita di bianco, la poetessa scrisse migliaia di incomparabili versi. Poco o nulla venne pubblicato prima della sua morte, avvenuta nel 1886. Fondamentale nella diffusione dell’opera della Dickinson fu certamente la sorella Lavinia che, trovatasi quasi per caso tra le mani l’involto di carta fitto di poesie, si adoperò alacremente per la loro pubblicazione. Ad onor di cronaca, si dovette tuttavia aspettare il 1955 e l’edizione curata da Thomas H. Johnson per ottenerne la meritata consacrazione.
Frank Kafka, Il processo
Kafka prima di morire aveva chiesto all’amico Max Brod di distruggere tutti i suoi scritti, incluso Il processo. Brod non se la sentì di mettere in atto quanto richiesto, così oggi dobbiamo a lui la sopravvivenza di questo indiscusso capolavoro del Novecento.
Mikhail Bulgakov, Il maestro e Margherita
Bulgakov, ci dicono le cronache, morì nel 1940, ma il suo grande romanzo ebbe vita difficile (subì anche i tagli brutali della censura), uscendo per la prima volta nella sua interezza solo nel 1973. Vi furono sì altri tentativi (dalla pubblicazione a puntate su una rivista russa alla versione rivista e corretta dai censori nel 1967) ma per l’edizione integrale si dovettero aspettare ben oltre trent’anni dalla morte dell’autore. Una sorta di record!
Irène Némirovsky, Suite francese
Scrittrice di fama nella Francia degli anni ’30, Irène Némirovsky venne arrestata e deportata ad Auschwitz nel 1942 con l’accusa di essere un’apolide di razza ebraica. Nonostante la celebrità, i quattordici libri di successo già pubblicati oltralpe, l’autrice non aveva mai ottenuto la cittadinanza francese.
Il suo diario trovato dalla figlia, dopo la deportazione, rimase per cinquant’anni in una sorta di limbo. Troppo doloroso aprirlo. Troppo doloroso leggerlo. All’interno custoditi tra quelle copertine vi erano in verità due romanzi completi. Un vero e proprio tesoro letterario che la figlia, una volta scopertane l’esistenza, decise di pubblicare con il titolo di Suite francese (siamo però già negli anni ’90). Un successo a dir poco clamoroso che rinverdì non solo il ricordo della Némirovsky (morta di tifo nel campo di concentramento solo un mese dopo il suo arrivo), ma anche tutta la sua opera ormai da tempo dimenticata. Merita un posto speciale tra i libri postumi famosi.
Hans Fallada, Ognuno muore solo
Primo Levi lo descrisse come uno dei più bei libri contro il Nazismo. Il romanzo di Fallada venne pubblicato solo poche settimane dopo la sua morte nel 1947. Al suo centro la storia di una coppia di sposi di mezza età che cercano di minare il Nazismo con una serie di cartoline che invitano il popolo tedesco alla resistenza, a dire no a Hitler e al Terzo Reich.
James Agee, Una morte in famiglia
Un romanzo a cui James Agee stava ancora lavorando al momento della sua morte per infarto nel maggio del 1955. Una morte in famiglia vinse il Pulitzer postumo. Una versione più fedele ai manoscritti di Agee venne poi pubblicata nel 2017, grazie all’editor Michael Lofaro.
Sylvia Plath, Ariel
Noi amanti sfegatati di Sylvia Plath sappiamo tutto o quasi della vita della grande poetessa americana, morta suicida a Londra nel gelido inverno del 1963. Il marito Ted Hughes, altro celebrato poeta di lingua inglese, si trovò così a gestire l’opera della moglie, sforbiciando, sopprimendo, nascondendo (per amore o per calcolo, non ci è dato sapere con certezza) poesie e diari. Marito fedifrago fu accusato del resto da più parti di essere il principale responsabile della morte della Plath. Certo è che, al di là di dubbi e sdegni vari, consegnò alle stampe il primo volume postumo della moglie: Ariel (1965). Una raccolta poetica che rivela in pieno, nonostante qualche manomissione, tutto il talento della giovane poetessa di Boston (premiata, lo ricordiamo al volo, con un Pulitzer – anch’esso postumo! – nel 1982).
John K. Toole, Una banda di idioti
Tutti si rifiutarono di prestare attenzione a quest’opera, tranne Walker Percy a cui la madre di Koole si era rivolta dopo il suicidio del figlio. Con in mano quella unica copia carbone, dopo lunghi anni di dinieghi, la donna entrò nell’ufficio dell’uomo, convincendolo a darle una mano (ne bastò in effetti la sola lettura). Il romanzo venne pubblicato nel 1980 e l’anno successivo vinse addirittura il Pulitzer.
Roberto Bolaño, 2666
2666 è, senza grossi dubbi, il capolavoro di Roberto Bolaño, rimasto incompiuto alla sua morte nel 2003. Secondo lo stesso autore vi erano più di mille pagine da rivedere. Un lavoro da certosino che Bolaño non poté ultimare. Tuttavia 2666 venne salutato alla sua uscita – nel 2004 – come un assoluto capolavoro.
La trilogia Millennium di Stieg Larsson
Giornalista svedese che deve la sua grande fama alla celebre trilogia Millennium, serie di romanzi polizieschi pubblicati solo dopo la sua morte, avvenuta per un infarto nel 2004. L’intenzione dello scrittore era di donare i proventi dei suoi sforzi letterari a organizzazioni benefiche. Il suo progetto includeva la pubblicazione di dieci titoli, sette dei quali avrebbero aiutato i più bisognosi. Senza dubbio l’esempio perfetto per concludere la nostra lista di libri postumi famosi.
Via | Lithub
Foto | Dieter Hawlan / Shutterstock
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