Pensando a una persona onesta, limpida, dobbiamo scrivere per bene o perbene?
Tempo fa, il Corriere della sera così riportò le parole di Maria Elena Boschi, già Ministro per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento nel Governo Renzi: «Mio padre è una persona perbene, se sento un senso di colpa è verso di lui».
Il riferimento è alla vicenda Salvabanche. Dobbiamo parlare di trascrizione dal momento che il ministro ha pronunciato le parole a voce, durante la presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa.
A noi interessa un’analisi ravvicinata dell’aggettivo perbene. E non vogliamo in alcun modo entrare nella questione specifica di cui parla Boschi.
Perbene? Per bene?
Che sia un composto, è distintamente percepibile. Proprio da questo viene spontaneo chiedersi se sia opportuno tener separate le sue parti costituenti per e bene o, al contrario, unirle.
Generalmente, parlando di aggettivo: uomo/donna perbene, sarebbe opportuno propendere per la forma sintetica senza separare, dunque, la preposizione per dall’avverbio bene. Quando, al contrario, facciamo riferimento alla forma avverbiale potremmo scegliere la variante scrivi/leggi per bene o si dice anche per benino.
Due funzioni, due grafie. Non è così scontato, tuttavia, questa volta: le regole non sono così rigide perché ci è lasciata una grande libertà d’azione, vale a dire, siamo liberi di scegliere la forma che più ci aggrada tenendo presente, però, che la variante perbene tende a essere più usata rispetto a per bene, sia nella forma aggettivale che con senso avverbiale.