Mastro-don Gesualdo

Mastro-don Gesualdo, di Giovanni Verga

Mastro-don Gesualdo è il titolo di un romanzo di Giovanni Verga, secondo volume del mai completato Ciclo dei Vinti (il primo è costituito da I Malavoglia). Il romanzo uscì a puntate nel 1688, dal 1 luglio al 16 dicembre, sulla Nuova Antologia e poi l’editore Treves lo fece uscire in volume nel 1889 (ma con data 1890).

Le vicende raccontate in Mastro-don Gesualdo sono quelle dell’omonimo protagonista; il romanzo è ambientato a Vizzini, in provincia di Catania, nella prima metà dell’Ottocento. L’incipit del Mastro-don Gesualdo è il seguente: «Suonava la messa dell’alba a San Giovanni; ma il paesetto dormiva ancora della grossa, perché era piovuto da tre giorni, e nei seminati ci si affondava fino a mezza gamba. Tutt’a un tratto, nel silenzio, si udì un rovinio, la campanella squillante di Sant’Agata che chiamava aiuto, usci e finestre che sbattevano, la gente che scappava fuori in camicia, gridando: “Terremoto! San Gregorio Magno!”».

Struttura, trama e stile del Mastro-don Gesualdo

Mastro-don Gesualdo è un romanzo diviso in quattro parti; ogni parte ha poi diversi capitoli (sette nella prima; cinque la seconda; quattro la terza e cinque la quarta e ultima).

Il protagonista è riuscito a crearsi dal nulla, attraverso fatiche e avversità, un’ingente fortuna, ma è amareggiato dall’invidia di quanti lo circondando. Ammalatosi, viene trasferito nel palazzo dell’odioso genero, dove assistente impotente allo sperpero delle proprie ricchezze e allo sfiorire della sua infelice figliola, e dove muore solo e dimenticato.

Rispetto a I Malavoglia il Mastro-don Gesualdo venne accolto in maniera positiva; inoltre rispetto al primo volume del Ciclo dei Vinti non presenta soltanto le differenze proprie del diverso ambiente sociale ritratto nei due romanzi, ma anche una diversa struttura della società narrativa. Nonostante il vasto affresco della società siciliana nei suoi strati, dai più umili ai più alti, la narrazione qui procede in forma più serrata e meno lirica, che presenta notevoli somiglianze con la contemporanea narrativa dei realisti e dei naturalisti francese.

Nel 1964 la Rai trasmise lo sceneggiato in sei puntate Mastro Don Gesualdo, tratto dall’opera di Giovanni Verga: era la prima opera di fiction televisiva che veniva impressa su pellicola cinematografica e non su nastro magnetico, come si era fatto fino ad allora.

Via | Dizionario della letteratura italiana, a cura di Ettore Bonora
Foto | WikiSource + Anna Larin da Pixabay

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