Dante Alighieri e Beatrice

Dante Alighieri e Beatrice: storia di un amore?

Certo, ce lo saremmo immaginato diverso il primo Dantedì della storia nazionale, ma dal momento che siamo più o meno rinchiusi in casa, almeno cerchiamo di non farlo passare in sordina, ma di celebrarlo come possiamo, reinventandolo ma soprattutto non perdendo l’occasione di riaprirne i testi o di scoprire, magari, qualche particolarità sconosciuta del Sommo Poeta, di quelle che a scuola non ti fanno studiare. E allora oggi vi proponiamo una chiave diversa attraverso la quale parlarne, che è quella del rapporto, assolutamente platonico, tra Dante Alighieri e Beatrice.

Beatrice e Bice, tra realtà e fantasia

Molto si è discusso e ipotizzato sull’identità di Beatrice, ma anche e perfino sulla sua stessa esistenza, messa in dubbio da più di qualcuno. Quel che sembra accertato è che Beatrice fosse un nome di fantasia, simile a quello reale ma creato ad arte, per indicare una donna la cui purezza non aveva eguali…. almeno per il Poeta.

Quanto alla sua identità, già il Boccaccio la individua in Bice Portinari, la figlia del banchiere Folco, priore di Firenze nel 1280. All’età di 9 anni – numero cui Dante attribuisce un alto valore simbolico – i due s’incontrano per la prima volta e sembra che già il piccolo Dante ne fosse rimasto turbato. Dovranno passarne altri 9 perché i due si rivedano, e allora per Dante sarà proprio amore folle. Non si sa di preciso quante parole si siano scambiati nel corso della vita, perché va bene che Dante ama Beatrice, ma non è che allora si poteva andare da una e provarci così, come se nulla fosse…

La donna “schermo”

L’amore di Dante per Beatrice, poi, nasce da subito sotto una cattiva stella. Il Poeta fa un sogno, anzi, un incubo, in cui vede un uomo che porta in braccio la sua amata avvolta in un drappo sporco di sangue e le dà da mangiare un cuore ardente; poi, rivolgendosi a lui, gli dice: “Vede cor tuum”. E infatti l’anno successivo Beatrice – pardon, Bice – viene data in sposa a Simone de’ Bardi, rampollo di un’altra importante famiglia fiorentina di banchieri. Per il nostro non dev’essere stato un bel quarto d’ora…

Comunque a Dante basta anche solo rivederla per sentirsi vivo, e per farlo va spesso in chiesa, dove si recavano le donne di buona famiglia. Qui, per paura che la gente si accorga della sua passione e che questo possa in qualche modo nuocere alla sua amata, inizia a rivolgere le sue attenzioni a… un’altra, una donna schermo. E questo che effetto pensiate che abbia? Forse molti di voi avranno la risposta giusta, ma allora non si era scafati come oggi, perciò Dante non immagina che questo suo comportamento farà talmente irritare Beatrice che gli toglierà addirittura il saluto.

La donna “angelicata”

Con il tempo l’amore cambia. Accade a tutti e accade pure a Dante, che già era innamorato più che di una donna, dell’idea che di questa aveva, dal momento che ci avrà parlato sì e no tre volte in tutta la vita.

Così Dante si scopre innamorato non più di una Bice o Beatrice terrena, ma di una creatura soprannaturale, un angelo mandatogli da Dio che lui canta ed esalta attribuendole qualità e doti che non sono proprie di una donna reale… per lo meno non tutte concentrate in una sola! È così che nasce la figura della donna angelicata, che ha il potere con la sua essenza e la sua natura di mutare il cuore dell’uomo, di farlo volgere all’amore e a tutti i migliori sentimenti che è capace di provare.

Non si tratta più, quindi, neppure di attrazione fisica, ma l’amore per una donna angelicata diventa per l’uomo qualcosa di spirituale, uno strumento per avvicinarsi al sacro, al sommo bene, a Dio. Dante fa questo salto di qualità molto presto, non solo quando capisce di averla perduta perché diventata moglie di un altro, ma poiché ella muore prematuramente, a soli 24 anni, confermando quanto lui crede e trasformandosi ai suoi occhi per davvero in un angelo.

Dante Alighieri e Beatrice: l’amor cortese

Perché parlare così a lungo dell’amore tra Dante Alighieri e Beatrice? Perché i poeti hanno il dono di universalizzare le proprie esperienze, ma dal momento che ci troviamo davanti al Sommo, di Poeta, lui fa di più: con la donna angelo rivoluziona addirittura la letteratura sua contemporanea.

Sarà la donna angelo, infatti, la protagonista della nuova corrente del dolce stil novo, in cui si verseggia e si scrive in quella lingua fino ad allora definita “volgare”, ma solo per distinguerla dal latino. La lingua parlata può dunque diventare alta, elevata, e così sarà anche se questo scandalizzerà non pochi. È un passo in più rispetto alla poesia cortese allora in voga: lì la donna era una creatura simile a un angelo, ma sempre creatura terrena restava, inoltre ci si focalizzava sulla sua bellezza esteriore. D’ora in poi, invece, la donna sarà un vero e proprio angelo sceso dal cielo, con tutte le virtù interiori a corredo… capito adesso qual è la differenza?

Peccato che quel periodo sia durato così poco…

Foto | WikiCommons

Roberta Barbi

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