Dantedì: Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri
Dantedì: Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri

Dantedì: cosa, come e perché

Era il 24 aprile 2019 quando in un corsivo sul Corriere della Sera il giornalista e scrittore Paolo Di Stefano lanciava l’idea di dedicare un giorno all’anno alla memoria del “Padre Dante”, tanto per parafrasare la mia professoressa di italiano del liceo che era più che altro una groupie del Sommo Poeta (avete presente quelle che quando ne leggono le terzine in classe, in pratica le declamano e poi si commuovono? Una di quelle…). Ed ecco che il desiderio in meno di un anno diventa realtà: è quasi un miracolo in Italia, ma forse il segreto è proprio farlo condividere da molti…

Dantedì: la questione della data

Ovviamente quando c’è da discutere non siamo secondi a nessuno, perciò ecco che immediatamente si sono formate le fazioni sulla data in cui far cadere questa specie di Giornata per Dante, detta Dantedì: il mondo culturale e accademico si è diviso tra il 14 settembre, data della morte, e il 25 marzo, data in cui gli studiosi segnano l’inizio della Divina Commedia. Alla fine ha prevalso quest’ultima, anche per il fatto che ha una più sicura e felice collocazione all’interno dell’anno scolastico. E per fortuna che non è certa la data di nascita dell’Alighieri, altrimenti avremmo avuto anche una terza fazione!

Per favore non chiamatelo solo “poeta”

Eh sì, perché per quanto “sommo”, Dante non è solo un poeta, ma un simbolo dell’italianità nel mondo, vissuto, pensate, ancora prima che l’Italia stessa esistesse! E certamente è anche un pensatore straordinario, in grado di “inventare” un’allegoria unica che in qualche modo unisce passato e futuro, che dà speranza perché prevede la possibilità di redenzione nel Purgatorio in un modo assai più umano e profano di quanto prescriva il cattolicesimo, fornendo una visione più positiva dell’umanità stessa rispetto a quella che si aveva nella sua epoca, non a caso denominata “secoli bui”. Senza paura di sembrare blasfema, oso dire che la Divina Commedia è la Bibbia laica, perché proprio come la Scrittura si ha bisogno di leggerla e rileggerla, più e più volte, per scoprirvi simboli, messaggi nascosti e significati nuovi; proprio come la Scrittura, inoltre, la Commedia parla all’uomo e alla donna che siamo in quel momento, consapevole di come ci sentiamo e del punto del cammino in cui ci troviamo. Come faccia, questo proprio non ve lo so dire.

Festeggiare ai tempi del Coronavirus

E così il prossimo 25 marzo avrebbe dovuto essere la prima di una lunga serie di celebrazioni, in attesa che nel 2021 ricorressero i 700 anni dalla scomparsa del Sommo. Il condizionale è d’obbligo, perché è cronaca di questi giorni, o meglio, di ogni minuto che passa anche adesso mentre sto scrivendo, che l’Italia è diventata zona protetta a causa di questa minaccia sanitaria subdola e invisibile che sta cambiando radicalmente le nostre abitudini e la nostra vita. Ma la festa è solo rimandata. Per l’anno prossimo, infatti, è prevista un’importantissima mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma a cui ci si aspetta che accorrano in molti anche dall’estero, perché Dante, con la sua simbiosi tra vita e arte, è patrimonio di tutta l’umanità, e di tutta è anche voce. Ma sarà solo l’inizio. Stay tuned: si dice ancora?

Foto | WikiCommons

Roberta Barbi

Roberta Barbi

Roberta Barbi è nata e vive a Roma da 40 anni; da qualche anno in meno assieme al marito Paolo e ai figli, ancora piccoli, Irene e Stefano. Laureata in comunicazione e giornalista professionista appassionata di cucina, fotografia e viaggi, si è ritrovata da un po’ a lavorare per i media vaticani: attualmente è autrice e conduttrice de “I Cellanti”, un programma di approfondimento sul mondo del carcere in onda su Radio Vaticana Italia. Nel tempo libero (pochissimo) si diletta a scrivere racconti e si dedica alla lettura, al canto e al cake design; sempre più raramente allo shopping, ormai rigorosamente on line.

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