Edward Thomas

Edward Thomas, voce poetica della Grande Guerra tra i campi di battaglia e la memoria bucolica

La Grande Guerra falciò via un’intera generazione di giovani soldati. Milioni di vite perse nelle trincee, sui campi di battaglia di un’Europa divisa, ferocemente contrapposta, pronta a sacrificare, senza lesinare mai sui numeri, l’esistenza di uomini nel fior degli anni e del vigore.

Una perdita incalcolabile che segnò anche la tragica fine di un intero sistema, portando alla caduta di Imperi secolari come quello austriaco e russo. Dilaniati tra un senso del dovere e un’acuta sensibilità, i soldati-poeti della Prima Guerra Mondiale sono oggi assurti a simbolo di denuncia della follia cieca e barbara della guerra. Passando spesso da un’esaltazione iniziale a un profondo sentimento di denuncia per un massacro che appariva via via sempre più cieco e sanguinoso.

Chi è stato Edward Thomas

Tra quei poeti delle trincee, di nazionalità britannica, va certamente annoverato (accanto a vere e proprie celebrità come Wilfred Owen e Siegfried Sassoon) anche il nome di Edward Thomas (1878-1917). Uno scrittore, già noto in Inghilterra per aver pubblicato recensioni, saggi e romanzi di successo. Nel 1915, benché ammogliato e non troppo lontano dalla quarantina, partì come volontario per il fronte. Trovò la morte ad Arras il lunedì di Pasqua del 1917.

Nei suoi versi gli inevitabili orrori del conflitto si mescolano con un’evocazione nostalgica del paesaggio bucolico inglese. Memoriam, uno dei suoi poemi forse più celebri e certamente più brevi, fonde magnificamente questi due aspetti della sua ispirazione poetica. Li riportiamo qui di seguito nella versione in lingua originale:

The flowers left thick at nightfall in the wood
This Eastertide call into mind the men,
Now far from home, who, with their sweethearts, should
Have gathered them and will do never again.

Versi dalla grande musicalità. Non vi è dubbio. Del resto Ivor Gurney musicò molte delle poesie di Edward Thomas. Lo stesso Gurney è un’altra importante figura di quella sfortunata generazione che, se sopravvisse agli orrori della guerra, portò per sempre impresse nell’anima ferite che non avrebbero mai smesso di sanguinare.

Foto | from the Hutton/Stringer Archive, circa 1905., Public domain, da Wikimedia Commons

Giorgio Podestà

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