Emanuel Carnevali

Emanuel Carnevali, poeta dimenticato tra avanguardia americana e oblio italiano

Crebbe in Italia, visse a lungo in America e finì i suoi giorni in una clinica di Bologna, quando non aveva ancora compiuto 45 anni. Pochi oggi lo ricordano, eppure in Emanuel Carnevali (1897-1942) il segno della poesia sfolgorava come una punta di spada temprata nel fuoco. Un talento così vasto da suscitare l’ammirazione di colleghi del calibro di William Carlos Williams ed Ezra Pound o ancora di Sherwood Anderson che al poeta fiorentino si ispirò per il suo celebre e celebrato racconto Italian Poet in America.

Emanuel Carnevali: poeta tra due mondi, dall’America all’oblio

E in America Emanuel Carnevali era arrivato nel 1914, nel disperato tentativo di lasciarsi alle spalle un padre autoritario e dispotico con cui era da sempre in urto.

Furono anni difficili, duri, durante i quali il poeta fece i lavori più umili, bazzicò in ambienti poco raccomandabili e frequentò donne di malaffare.

Tuttavia fu proprio in quel sottobosco formicolante di raggiri e attività illecite e losche che l’artista sempre inquieto, sempre in movimento, iniziò a comporre versi in lingua inglese. Versi che seppero influenzare i poeti dell’avanguardia statunitense. Non solo gli si aprirono così le porte della prestigiosa rivista Poetry Magazine, fondata dalla leggendaria Harriet Monroe, ma per un breve periodo ne fu anche vicedirettore.

Rientrato in Italia, il poeta che, in vita era riuscito a pubblicare soltanto Tales of an Hurried Man e aveva tenuto carteggi con diversi personaggi illustri di casa nostra come Aldo Palazzeschi e Benedetto Croce, entrò in una spirale tragica, fatta unicamente di povertà e gravi problemi di salute da cui non seppe o non poté più emergere. Una discesa agli inferi destinata a consumarsi, dopo tanto vagabondare e tanta disperazione, tra le mura di un grigio e tetro ospedale bolognese.

Il primo Dio

Dopo la sua morte, la sorellastra Maria Pia, convinta sostenitrice del talento del fratello, fece del suo meglio per farne conoscere l’opera in Italia, traducendo dall’inglese Il primo Dio, l’autobiografia-romanzo che, nel 1978, vinse meritatamente il premio Brancati. Labili sprazzi di luce chiamati a illuminare solo per brevi istanti quell’oblio, ostinato e buio, in cui il nome di Emanuel Carnevali rischia ogni giorno di perdersi.

Foto | Photographer anonymous., Public domain, da Wikimedia Commons

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Giorgio Podestà

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