La satira politica, così come la intendiamo oggi, potrebbe avere come “data di nascita” il 1830. La prima pubblicazione satirica di successo in Europa è stata la rivista La Caricature, che apparve a Parigi proprio in quell’anno. Composta da otto pagine, presentava un insieme di caricature, storielle e testi mordaci. I disegni erano litografie a colori inserite tra i testi. Per la prima volta veniva utilizzato in un giornale un nuovo procedimento tipografico, fino ad allora riservato agli artisti, come spiega la storica Louisa Reichstetter, specializzata in satira del periodo tra le due guerre presso l’Università di Jena, in Germania.
Breve storia della satira politica in Europa
L’editore de La Caricature era Charles Philipon, mentre la mente creativa era Honoré Daumier, che seguiva con spirito critico la politica francese. Nel 1832, Philipon fondò il periodico Le Charivari, anch’esso di grande successo. Le caricature del re, dei cortigiani e della borghesia francese divennero presto temi popolari della satira, oggetto di ironia e pungenti critiche. In Inghilterra, invece, il Re era tabù, e spesso l’Esercito diventava bersaglio di scherno.
A Parigi, però, la nobiltà smise di essere clemente verso chi la dileggiava. Il 14 novembre 1831, l’editore Charles Philipon subì il processo per ingiuria alla corona. Fu assolto, ma poco dopo il suo collaboratore Honoré Daumier fu condannato a sei mesi di carcere. Reichstetter afferma che Daumier continuò il suo lavoro senza preoccuparsi, pur ammettendo che sentiva che “la libertà e il liberalismo non erano sufficienti nella Francia restaurata per tollerare qualcosa e così garantire la libertà di stampa”.
I giornali di lingua tedesca
Il XIX secolo vide il fiorire delle riviste umoristiche e di satira politica in Europa. In Svizzera venne pubblicato Nebelspalter, in Austria Kikeriki, mentre nell’Impero tedesco si affermarono Ulk, Berliner Wespen e Leuchtkugeln.
Nel 1848 nacque il settimanale umoristico Kladderadatsch, che raggiunse ampie tirature. Dopo Kladderadatsch, la rivista satirica tedesca più popolare fu Simplicissimus, pubblicata a Monaco e diretta da Alberto Langen. Sebbene la prima tiratura fosse di 480.000 copie, ne furono vendute solo 10.000. Tuttavia, la rivista divenne un’istituzione nell’Impero, con il suo taglio anticlericale, antifeudale e democratico. Simplicissimus rappresentò anche un forum importante per i letterati dell’epoca. La rivista cessò le pubblicazioni una prima volta nel 1944, riprese nel 1954 e chiuse definitivamente nel 1967.
In Italia, L’Asino
In Italia, non possiamo dimenticare L’Asino, rivista fondata a Roma il 27 novembre 1892, durante il primo ministero Giolitti e la costituzione del Partito Socialista Italiano. Ideatori furono Guido Podrecca, uno studente universitario, e Gabriele Galantara, un ex studente di matematica, che adottarono rispettivamente gli pseudonimi di “Goliardo” e “Ratalanga”. Il nome L’Asino deriva dall’omonima poesia di Giosuè Carducci, rivisitata per fungere da editoriale di presentazione della rivista.
Giosuè, poeta moderno e grande – non ramingo, affamato, ospite di caprai, come l’antico Omero; ma (ohimè!) commendatore lucido e rotondetto nelle corti e tra i ben nutriti – maravigliato dal mio guardare attonito chiesemi con dolcissimo suono di rime:
“Oltre la siepe, o antico paziente,
de l’odoroso biancospino fiorito,
che guardi tra i sambuchi a l’oriente
con l’accesa pupilla inumidita?”
Io non guardo all’oriente, o poeta, ma guardo al mondo che è del tutto… disorientato.
Guardo a questa matta popolazione di asini divisa in due categorie:
gli asini da soma; e gli asini d’oro,
I primi vanno ai campi; i secondi stanno alla greppia.
I primi portano la farina; i secondi… la mangiano!
Guardo al fenomeno curioso, e ne penso la causa: perché tutto ciò?
Perché i primi hanno il basto; e i secondi… il bastone.
Oh vivaddio… basta! Io, nato fra gli asini da soma, non
penso l’ardente Arabia e i padiglioni di Giob,
ma penso, per Giobbe! che è ora di finirla, e col primo vagito mando un raglio di ribellione:
compagni di fatica! sprangate a calci a destra, a sinistra… e al centro!
Buttate il basto! e frantumate il bastone!
Per tutti la fatica! per tutti la farina!
La satira politica dopo la Seconda guerra mondiale
Dopo la Seconda guerra mondiale, le caricature e i fumetti divennero di moda in Europa.
Nel 1959, a Parigi vide la luce la rivista Pilote, conosciuta in tutto il mondo per le storie di Asterix di René Goscinny e Albert Uderzo. Negli anni Settanta iniziò la pubblicazione della rivista satirica mensile Hara-Kiri, precursore di Charlie Hebdo. I vignettisti francesi, riprendendo la tradizione di Philipon e Daumier, adottarono un nuovo stile: provocatorio, oltre i confini nazionali e capace di rompere tutti i tabù.
Il periodico satirico più influente e celebre resta però Le Canard enchainé. Dal 1915, pubblica un mix di giornalismo investigativo, commentari mordaci e caricature politiche. “La libertà di stampa si perde se non la si usa”: con questa massima, la redazione ha mantenuto la sua tradizione temeraria, raggiungendo oggi una tiratura di 500.000 copie.
Uno sguardo alla satira politica in Italia
Le Canard enchainé fu anche l’ispirazione per Il Male, una delle più importanti riviste satiriche italiane, fondata da Pino Zac (nome d’arte di Giuseppe Zaccaria) nel settembre 1977. Il Male cessò le pubblicazioni nel 1982.
Oltre a L’Asino, un altro periodico significativo nella storia della satira politica italiana è stato Cuore. Settimanale di resistenza umana, nato nel 1989 come inserto satirico de l’Unità, Cuore cessò le pubblicazioni nel 1996. Sulle sue ceneri, nel 2007 nacque Emme, che però chiuse nel 2009.
Infine, merita menzione il Vernacoliere, “mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano”, che nella sua forma attuale è in edicola dal 1982.
Foto | George Cruikshank, Public domain, da Wikimedia Commons
Lascia un commento