Annie Vivanti (1866-1942). Un nome che quasi un secolo fa fu ugualmente celebre in Europa come in America. Una fama conquistata in paesi diversissimi tra loro per lingua e cultura, ma che la scrittrice, nata in Inghilterra da un esule mazziniano e un’inossidabile aristocratica tedesca abilissima anche con la penna, aveva saputo sedurre e lusingare, grazie a un talento irresistibilmente mosso e sfaccettato. Un talento che, con rarissima disinvoltura e senza mai mettere il piede in fallo, passava dalla poesia al reportage giornalistico, dal teatro al romanzo d’amore, dall’inglese all’italiano. Una bravura oggi, purtroppo, caduta nel dimenticatoio.
La fortuna letteraria di Annie Vivanti
Un successo clamoroso che in Italia suscitò l’invidia di un personaggio in vista come Matilde Serao. La scrittrice napoletana – forse piccata da quella inarrestabile pioggia di best-seller che includevano Mea Culpa, Circe e I divoratori – coniò un nuovo termine come le vivantine per indicare, con tono tutto ironico e appuntito, le lettrici della rivale a cui Benedetto Croce aveva dedicato ben due saggi.
Certamente Annie Vivanti, ottima imprenditrice non solo di se stessa ma anche della giovane figlia, un vero e proprio enfant prodige del violino, si sarà deliziata di quel neologismo che, in un modo o nell’altro, ne testimoniava il trionfo.
Una carriera letteraria del resto iniziata molti anni prima con la pubblicazione di Lirica, una raccolta di poesie dove spiccava la prefazione di Giosuè Carducci. Il grande poeta ultracinquantenne aveva perso, infatti, la testa per quella giovane e intrepida poetessa che un giorno, senza alcun preavviso, aveva bussato alla porta della sua casa di Bologna, intenzionata a ottenere a tutti i costi una prefazione per la sua opera. Un incontro fatale il loro che aveva dato una scossa al cuore del maturo poeta invaghitosi della inglesina dall’indomito sangue latino. A lei, trasognato, dedicò poesie e poemi. Versi celebri di cui molti di noi oggi serbano forse più di un ricordo scolastico.
Un inizio fortunato dunque, seguito poi da anni particolarmente intensi. Una cavalcata di ore e giorni che videro Annie Vivanti impegnatissima su più fronti. Sposatasi con John Chartes, la Vivanti non solo abbracciò l’indipendenza dell’Irlanda, patria del marito, ma si scagliò più volte contro l’Inghilterra per difendere sui più importanti quotidiani britannici anche l’Italia.
Gli ultimi anni e la morte
E proprio qui da noi la celebre autrice decise, dopo tanto peregrinare in giro per il mondo, dopo tanto successo e clamore, di mettere finalmente radici. Sulla sua lapide a Torino, dove la scrittrice si spense lo ricordiamo nel febbraio del 1942, i versi che il Carducci, in un baluginio tutto azzurro, le aveva teneramente dedicato ai tempi di quel loro mai dimenticato incontro:
Batto alla chiusa imposta con un ramicello di fiori
Glauchi ed azzurri come i tuoi occhi, o Annie.
Foto | Mario Nunes Vais, Public domain, da Wikimedia Commons
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